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Saviano s’incazza perché
Meloni non sarà teste al processo?
L’ex pm Sabella spiega allo scrittore
come funziona la giustizia

  • di Alessio Mannino Alessio Mannino

15 dicembre 2022

Saviano s’incazza perché Meloni non sarà teste al processo? L’ex pm Sabella spiega allo scrittore come funziona la giustizia
Nel processo per diffamazione contro Roberto Saviano il pm non ha chiamato a testimoniare la persona offesa, Giorgia Meloni. Lo scrittore grida allo scandalo. In realtà “è normale prassi processuale”, come spiega il magistrato Alfonso Sabella: “Il pubblico ministero può decidere di non includere fra i teste chi ritiene non aggiunga nulla ai documenti già agli atti. Ma se vuole, può farlo l’imputato”. Che invece preferisce la polemica

di Alessio Mannino Alessio Mannino

Roberto Saviano non l’ha presa bene, la decisione del pm Pietro Pollidori di non chiamare a testimoniare la parte offesa, Giorgia Meloni, nel processo per diffamazione che quest’ultima gli ha intentato per essere stata apostrofata come “bastarda” in una puntata di Piazza Pulita nel 2020 (“Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: "taxi del mare", "crociere". .. viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così?”). Secondo lo scrittore, è “singolare”, anzi “incredibile” che chi sporge querela non venga poi sentito in aula. “Probabilmente”, ha scritto sui social, “si tende a tutelare la funzione di primo ministro”. Le cose, però, non stanno esattamente così. Alfonso Sabella, magistrato ex appartenente al pool antimafia di Palermo e oggi giudice a Napoli, ammette che Saviano possa “aver ragione” sulle motivazioni del pubblico ministero, ma esclude categoricamente che sia una scelta fuori dall’ordinario: “Non ci vedo nulla di anomalo, succede tante volte”.

Alfonso Sabella
Alfonso Sabella

Giudice Sabella, perché non ascoltare al processo la Meloni, che è la querelante, non avrebbe nulla di strano?

È accaduto altre volte che la persona offesa non sia stata chiamata a testimoniare in processi per diffamazione quando i fatti sono documentali.

Significa che basta la registrazione audiovisiva di Saviano durante la trasmissione tv?

Evidentemente secondo il pm basta e avanza, e quindi non ha la necessità di sentire la Meloni. È il pubblico ministero che decide, non ci vedo nulla di anomalo.

Lei ha visto casi simili nel suo lavoro?

Sì, nel corso della mia vita professionale mi è capitato varie volte di imbattermi in processi di questo tipo dove l’offeso non sia stato fra i testimoni. Non è un’anomalia né tecnica, né giuridica, né di prassi.

Il premier Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Si tratta di normali scelte processuali?

Dico una banalità. Il pm ha interesse a una rapida definizione del procedimento. Poniamo il caso che la parte offesa sia una persona iper-impegnata per cui viene anche citata, ma quel giorno ha un’attività per cui non può essere presente. A quel punto il magistrato fa una valutazione di carattere pratico e si chiede: ma può aggiungermi qualcosa rispetto a quel che ho già agli atti, o rischia semplicemente di ritardare la conclusione processuale? Sono scelte del rappresentante della pubblica accusa, che elabora la sua strategia.

Una considerazione squisitamente tecnica, insomma.

Tecnica, e tattica. In un processo accusatorio, tutte e due le parti, accusa e difesa, si giocano le loro carte secondo quanto ritengono utile ai fini della loro tesi. È il motivo per cui entrambe, per esempio, scelgono di non puntare su teste che siano considerati deboli. Se invece fosse un processo inquisitorio, allora direi che il pm probabilmente avrebbe avuto il dovere di citare la persona offesa. In ogni caso, nulla vieta all’imputato di chiedere egli stesso l’escussione di quest’ultima.

Saviano sostiene che l’accusa voglia tutelare la Meloni, che oggi è Presidente del Consiglio.

Sono legittime valutazioni che Saviano può fare. È possibile che abbia ragione, ma non vedo nulla di strano nella decisione del pm. Guardi, le dico anche che certe volte da giudice mi incazzo quando mi citano persone offese che non vengono ad aggiungermi nulla di meno e nulla di più rispetto a quanto ho già letto sul giornale. Se devono venire a leggermi il giornale… Beh, le scuole le ho fatte pure io e so leggere.

Corrado Formigli
Corrado Formigli, conduttore di Piazza Pulita su La 7

Mettiamo da parte il pm un attimo. Il giudice potrebbe rivedere la scelta?

Sì, se dovesse ritenere assolutamente indispensabile la testimonianza in aula, con l’articolo 507 del codice penale può disporre autonomamente la citazione.

Qui effettivamente il quibus è politico: stiamo parlando del capo del governo.

Stiamo parlando di un banalissimo procedimento penale in cui c’è uno che, secondo la tesi dell’accusa, con un appellativo avrebbe recato offesa all’onorabilità e alla reputazione di un’altra persona. Per la mia esperienza personale, molte escussioni di teste sono state inutili, superflue. Io stesso molte volte ho denunciato per diffamazione e non sono stato mai sentito.

Sta facendo tattica anche Saviano?

Sì, ma la tattica dovrebbe essere fatta all’interno del procedimento. Il pm non cita la Meloni? La citi tu, Saviano. E se sono decorsi i termini di deposito della lista testi, chiedi al giudice là dove ritenessi assolutamente necessario che la Meloni venga sentita. Se poi si vuol far polemica fuori dal processo, quelli sono fatti loro.

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