Andrea Scanzi entra a gamba tesa su Enrico Mentana e sulla gestione scellerata da parte del “Direttore” per antonomasia dell’affaire Dario Fabbri. Il colonnista e commentatore de Il Fatto Quotidiano in una live pubblicata sui suoi canali YouTube e social non le manda a dire a Mentana dopo la disastrosa figura fatta a Le Iene ma lancia, al contempo, anche un’accusa ai grandi media: “Se a fare ciò che Mentana ha fatto con Monteleone delle Iene fossi stato io, Marco Travaglio, Antonio Padellaro o qualunque altro giornalista de Il Fatto Quotidiano”, affonda Scanzi, “Mentana e non solo ci avrebbero aperto il telegiornale”: Scanzi si riferisce al “furto” del telefonino di Monteleone che Mentana fa di fronte alle telecamere per bloccare la registrazione delle domande sul caso Fabbri.
Scanzi affonda su Mentana
Ma sulla scia di Monteleone e del suo mirato servizio Scanzi attacca anche ciò che su MOW avevamo ritenuto maggiormente grave: l’autodichiarata scelta selettiva sul “fact checking” riguardante Fabbri. “Open e Mentana sono i maestri del fact-checking”, nota Scanzi, “ma su Fabbri nessuno ha fatto fact-checking” e Mentana alla domanda insistente del reporter è “totalmente impazzito”: il testacoda con cui Mentana passa dal “non abbiamo mai fatto il fact-checking” a “il fact-checking l’abbiamo fatto ma i risultati sono cazzi nostri” è duramente stigmatizzato da Scanzi. “Quanto di più distante dall’etica giornalistica che Mentana giustamente ogni giorno da quarant’anni insegna”, sottolinea Scanzi. Che en passant cita la diretta richiesta di Mow a Fabbri sul possesso della laurea come esempio del fatto che la domanda era stata posta pubblicamente da almeno una testata e la “bomba” si potesse contenere prima che esplodesse. Colpendo l’esperto di geopolitica ma anche, se non soprattutto, il suo editore.
Nel suo j’accuse Scanzi è pungente come suo solito. Non manca di sperticare elogi per Mentana, del cui telegiornale su “La7” continua a ribadire essere un assiduo spettatore, e la sua maniera di fare giornalismo televisivo, ma questo sembra un tentativo di ammantare di delicatezza una serie di colpi dritti al punto. Delle firme di punta del giornalismo italiano, perlomeno in termini di notorietà, a quanto ci risulta Scanzi è il primo a prendere posizione sul caso Mentana-Le Iene adombrando il dubbio che molti colleghi della carta stampata e televisiva si siano autocensurati nel non promuovere la diffusione del caso del “Direttore”. Forse, è quello che sembra emergere dalla critica del giornalista aretino, temendo l’ira funesta di Mentana, “permalosissimo”. E dunque l’addio alle frequenti ospitate bipartisan a maratone, programmi speciali e serate delle emittenti di Urbano Cairo. Da qui la battuta di Scanzi su Mentana iscritto alla lista degli “uomini più incriticabili dell’universo” anche nel caso di una “vera e propria figura di merda” come quella occorsa in Mediaset.
Il dualismo Scanzi-Mentana
“Spero come una persona intelligente come Mentana chieda scusa, perché ha fatto tutto quello che un giornalista non dovrebbe fare”: Scanzi nel finale del suo intervento si toglie qualche sassolino dalla scarpa chiosando sul fatto che Mentana è indubbiamente un collega preparato ma viziato dalla tendenza a “giudicare i giornalisti” e che, al contempo, avrebbe un pregiudizio personale nei suoi confronti. L’ego di Scanzi, possiamo dirlo, non è certamente meno ipertrofico di quello di Mentana. Ma in questo caso il giornalista del Fatto Quotidiano non manca di dare almeno due esempi di un atteggiamento duro di Mentana nei suoi confronti: Scanzi cita come Mentana passò da una cordiale intervista a Cortina rilasciata a Scanzi nel 2008 per La Stampa a un affondo diretto contro il collega nel 2013 alla festa della testata di Marco Travaglio alla Versiliana. Lì Mentana parlò del fatto che i giornalisti del Fatto erano ritenuti i sostituti più prossimi agli esponenti del Movimento Cinque Stelle che allora boicottavano la televisione. Scanzi racconta che Mentana disse che “se non puoi avere il caviale”, ovvero Grillo e Casaleggio, “scegli le uova di lompo come Scanzi”, presente in prima fila alla conferenza. E sette anni dopo, nel 2020, Mentana avrebbe detto ad Antonio Padellaro che “il più grande errore” della sua carriera era stato lanciare proprio Scanzi.
Il silenzio su Mentana
Insomma, per Scanzi ogni occasione rimane comunque buona per parlare…di Scanzi. Ma sono le regole del gioco e della dialettica. Al netto del dissing diretto Scanzi-Mentana e della rievocazione di antichi dibattiti e di una relazione personale che appare non cordiale, ribadiamo che per onestà intellettuale è doveroso sottolineare come Scanzi sia stato l’unico a prendere posizione in forma così netta non solo sul caso Mentana ma anche sul fatto che sia passato in cavalleria sui maggiori media.
Ne hanno parlato solo Affari Italiani e Il Tempo tra le maggiori testate, mentre non c’è spazio per il servizio nemmeno nei telegiornali delle reti Rai e, cosa ancor più strana, di Mediaset che ha realizzato il servizio originario. Tra i big del giornalismo nostrano, l’unico a mostrarsi critico verso Mentana, oltre a Scanzi, è sembrato essere l’ex presidente Rai Marcello Foa, che ha detto di “non essere sorpreso” sul suo canale X alla risposta di Mentana sul fatto che su Open “pubblichiamo ciò che vogliamo”, fact checking o no. Per il resto, buio totale nell’informazione. In cui Mentana sembra ancora dare le carte. Anche di fronte a gravi scivoloni e errori deontologici come quello del brutto episodio de Le Iene.