È il più grande della storia americana. 13mila lavoratori sono scegli in piazza per scioperare contro le condizioni salariali nell’industria automotive. La mobilitazione, lanciata dal sindaco United auto workers (Uaw) ha preso di mira le cosiddette Big three, Ford, General Motors (Gm) e Stellantis, che da sole coprono quasi la metà dell’intero mercato di vendita in USA. Si chiama Stand up strike ed è iniziata a mezzanotte (ora americana) di giovedì 14 settembre e potrebbe durare ben dieci giorni, con un impatto sul pil, secondo alcuni analisti, di 5,6 miliardi di dollari. A iniziare lo stop ad ogni attività lavorativa i dipendenti di tre stabilimenti, quello di Gm in Missour, a Wentzville, il Ford Bronco nel Michigan e a Toledo (Ohio) la fabbrica Jeep di Stellantis. Ma ci si aspetta che a turno anche altre realtà possano essere coinvolte in questa nuova strategia di protesta dal basso. Il sindacato Uaw ha quasi un secolo di storia. Nasce nel 1935 e conta ben quattrocentomila iscritti, dimostrando di essere abbastanza vasto e appoggiato da bloccare l’intero sistema di tre grandi aziende di questo livello. L’ora e il giorno non sono casuali. Giovedì a mezzanotte scadeva infatti il contratto collettivo dei lavoratori degli stabilimenti. Il sindacato aveva questo che venisse presa in considerazione da Ford un’offerta “storicamente generosa, con significativi aumenti salariali”, ma la proposta non è stata accolta.
Quello che si chiede in modo ancor apiù deciso, però, è che parte dei profitti delle Big three, pari a 21 miliardi nei primi sei mesi del 2023 e 250 miliardi di dollari dal 2013 a oggi, possano essere destinati a nuovi investimenti per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche, anche aumentando i salari di circa il 40% in quattro anni, una crescita quattro volte superiore a quella avanzata dalle aziende. Nel manifesto dello sciopero si legge: “Lavoriamo sessanta, settanta, ottanta ore a settimana solo per sbarcare il lunario. Questa non è vita. È ora di cambiare”. Il presidente di Uaw Fain ha specifico che non si tratta di una semplice protesta: “l nostro fine non è scioperare ma negoziare un contratto. Questo è un momento decisivo per la nostra generazione”. Secondo il sindacato è anche il momento decisivo per reintegrare dei diritti persi tra il 2007 e il 2009, con la grande crisi del settore automotive. Ad appoggiare le richieste dei sindacati anche il presidente americano Joe Biden, che ha dichiarato: “Nessuno vuole uno sciopero ma i profitti record delle case automobilistiche non sono stati condivisi equamente e i lavoratori meritano la loro giusta parte”.