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Scomparsa di Emanuela Orlandi, la soluzione del mistero passa da Boston? Ecco perché il caso potrebbe riaprirsi

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

1 agosto 2023

Scomparsa di Emanuela Orlandi, la soluzione del mistero passa da Boston? Ecco perché il caso potrebbe riaprirsi
La caccia a una soluzione del mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi riparte dagli Stati Uniti? Sembrerebbe così, dopo l'identificazione da parte della Procura di Roma di una donna (all'epoca diciannovenne) che a fine 1983 avrebbe registrato il messaggio contenuto in un nastro inviato dagli Usa per rivendicare il rapimento della “ragazza con la fascetta”. Ecco gli ultimi sviluppi del caso

di Matteo Cassol Matteo Cassol

La ricerca di una possibile soluzione al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi ricomincia dagli Stati Uniti, e in particolare da Boston? Secondo il Corriere sì, perché il caso sarebbe stato di fatto riaperto dopo l'identificazione da parte della Procura di Roma di una donna (all'epoca diciannovenne) che avrebbe registrato il messaggio contenuto in una cassetta inviata dagli Usa con il quale venne rivendicato il rapimento della “ragazza con la fascetta” nel dicembre 1983. L’individuazione risulterebbe avvenuta nel contesto di un'inchiesta collegata, quella sull'omicidio di Katy Skerl. Il Corsera ipotizza che gli atti ora potrebbero passare di mano (“dal pm Erminio Amelio al collega Stefano Luciani, titolare del fascicolo aperto un paio d'anni fa, dopo un esposto al Csm della famiglia Orlandi”) ma che non andrebbe esclusa l’opzione che i casi adesso possano venire unificati, costituendo un pool investigativo Orlandi-Skerl.

Richard Roth e le lettere da Boston
Richard Roth e le lettere da Boston

Dopo 40 anni, una novità: chi è la testimone (e possibile accusata)?

L’identikit della donna la cui voce (di allora ragazzina) si sentirebbe nel nastro arrivato il 6 dicembre 1983 al corrispondente della Cbs Richard Roth sarebbe quello di una cinquantanovenne romana di ceto medio-alto. Sempre a Roth e sempre da Boston negli ultimi mesi dello stesso anno arrivarono tramite posta aerea pure quattro messaggi scritti a penna (considerati autentici dagli investigatori) e un codice (“795-RNL”) che sarebbe stato da utilizzare per comunicazioni riservate.

Il primo messaggio partito da Boston e arrivato a Roma il 27 settembre 1983
Il primo messaggio partito da Boston e arrivato a Roma il 27 settembre 1983

Secondo il Corriere le lettere inviate dal Massachussetts sono da considerarsi credibili: “In America si erano trasferiti gli emissari dei veri rapitori di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Dopo l'arrivo del primo messaggio a Roth (27 settembre 1983), […] una perizia grafologica voluta dal giudice Domenico Sica accertò come la mano fosse la stessa di quella che aveva scritto la lettera recapitata alla mamma di Mirella Gregori l'8 settembre e, pochi giorni prima (il 4), il comunicato sul rapimento di Emanuela infilato in un furgone Rai a Castelgandolfo, davanti alla residenza estiva del Papa. Dalla East coast, insomma, non erano entrati in azione mitomani. Quanto alla grafia, aveva un che di scolastico, infantile, forse femminile, quasi certamente non riconducibile a persona adulta”.

emanuela orlandi
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