"Non ho più idee e credo che la mia carriera sia giunta al termine. Pensare ai miei vecchi personaggi mi ricorda quanto fossi creativo prima. Ho perso l'ispirazione". Così Maccio Capatonda si autodenuncia proprio all'inizio di 'Sconfort Zone', la nuova serie di suo conio appena sbarcata su Prime Video. Protagonista dei sei episodi nei panni di se stesso, lo vediamo in profonda crisi, incapace di tirar fuori il minimo spunto comico e pronto a tutto per cercare di ritrovare la strada della risata. Andrà in terapia e dovrà affrontare 'prove' surreali per cercare di ridestare la propria vis geniale che un tempo colpiva 'come una catapulta'. Eh, ma quanti anni sono passati da allora? Parecchi. Da fin troppo, Maccio è televisivamente l'ombra di se stesso, si ripete a 'Lol' come al 'GialappaShow' - da cui è stato assente l'ultima stagione proprio per lavorare a questo progetto in streaming. O forse pure perché nessuno si era davvero accorto che fosse nel cast, tanto era rimasto fagocitato dagli sketch di tutti gli altri. A corto di idee e pressato da consegne di video per adv noiose e mortificanti, Capatonda non sa che pesci pigliare e allora decide di trasporre questa crisi in sei puntate di una serie dimenticabilissima. Ogni tanto si sorride, è vero, ma più che altro si sbadiglia: il risultato è, nel complesso, sconfortante.
Capatonda vuole fare "una serie seria", uccidere i suoi vecchi personaggi storici e rinascere a nuova vita come autore di un racconto molto personale e, casomai, meno superficiale. Una nobile intenzione che, però, non trova riscontro effettivo nella sceneggiatura. Apprezzabili i tentativi di disturbare attingendo a piene mani da tutto ciò che possa essere considerato politicamente scorretto: lo vediamo fingersi malato terminale (la 'gag' si chiuderà con una rumorosa scoreggia), pippare a piene narici per trovare il coraggio di principiare una rissa, dare della 'puttana' in tv alla giudice di un talent che gli affibbia un voto troppo basso. Intanto, anche la sua vita privata va a rotoli: sempre più solo e malconsigliato, finisce in qualunque tipo di situazione assurda e perde il senno. Soffrendo e 'vivendo il disagio' riuscirà a recuperare la propria vis creativa micidiale? La risposta è purtroppo non proprio.
L'idea è che Capatonda si senta in qualche modo un bluff, uno baciato dalla fortuna mediatica per via di qualche personaggio azzeccato oltre dieci anni fa. Ricordiamo i suoi esordi su YouTube, non ne sbagliava mezza. Ora lui stesso non si trova divertente, è stufo di riproporre sempre i soliti sketch - sacrosanto - e dunque prova a evadere dalla gabbia dorata che per tantissimo tempo gli ha concesso di far sganasciare tutta l'Italia limitandosi a ripetere "Scopare!". Ha altro da aggiungere, però? Non ancora. Eppure, i tempi sarebbero ben maturi. Se non adesso, quando?
Paradossalmente, su questa falsariga, gli era riuscito un lavoro ben migliore nella terza stagione di 'Vita da Carlo' (su Paramount Plus) dove interpreteva se stesso come vicino di casa stralunato e depresso del regista. Non era un personaggio divertente, ma strambo assai. E proprio questa surrealtà lo rendeva tridimensionale, sgabbiandolo dalla macchietta che, invece, purtroppo, torna a essere anche qui, in 'Sconfort Zone'. Se questa serie voleva essere una sorta di resurrezione dalle ceneri come micidiale fenice, il miracolo non avviene. Poi subentra pure un filo di sfortuna: nel cast, per esempio, compare l'ex ragazza di 'Non è la Rai' Ilaria Galassi, in qualità di sua grande crush adolescenziale. Maccio la incontra per cercare di risvegliare la propria libido e lei, piuttosto schifata, gli racconta di non lavorare dai gloriosi anni Novanta, nessuno la chiama più in tv. Tempismo mannaro, proprio quest'anno l'abbiamo vista al 'Grande Fratello' (dove, per altro, non ha fatto grandissima figura, andando ad aggredire fisicamente, tipo Hulk Hogan, un'altra concorrente).
Maccio che partecipa alla sottomarca televisiva di 'Ballando con le Stelle', Maccio che tenta di rimorchiare ma si ritrova in panne perché "io scopo solo da quando sono famoso, non ci ho mai provato con nessuna", Maccio che si fa una sega perché ha troppa paura di rischiare l'initimità con una donna, fosse anche la sua stessa fidanzata, Maccio s'è inceppato. E purtroppo, questo è evidente anche in 'Sconfort Zone'. Difficile empatizzare con il dramma di un autore comico che rischia 500mila euro di penale se non consegna lo script alla scadenza stabilita. E che fa di tutto pur di non lavorare, ficcandosi in avventure fuori di melone, quando il mestiere dell'artista non è obbligatorio come quello di noialtri. Insomma, più lo vediamo impantanarsi di fronte allo schermo bianco del suo Mac, più ci viene in mente che, dopotutto, nessuno lo costringe a scrivere, se proprio non gli viene. Dopotutto, si tratta dell'impiego più velleitario dell'universo e questo serve per farlo, prima di ogni cosa: la voglia. Averla persa non è un crimine. Ma nemmeno un argomento sufficiente a giusticare sei episodi di un'intera serie.
Maccio Capatonda oramai gira a vuoto da anni. E forse non è mai stato così evidente come con questa 'Sconfort Zone'. Il comico e regista, alla fine dei conti, passa per bimbetto capriccioso disposto a tutto per tornare a essere rilevante come tanto tempo fa, tranne che a scrivere un plot che riesca a guardare oltre il proprio tormentatissimo ombelico. Il risultato è una storia che non fa ridere e neanche riflettere. Al termine della visione, resta un unico micidiale interrogativo: da quanti anni, oramai, Maccio Capatonda non è più divertente?
More
