Ma è possibile oggi parlare di superamento politica tradizionale senza suonare sovversivi, liberticidi e, in una parola già abbondantemente annacquata e svuotata dal dibattito odierno, fascisti? Certo (e sarebbe ora), ancora di più se sei uno come Marco Cappato, l’unico nel panorama italiano ad aver capito che laddove tramontano i partiti e la rappresentanza mediante elezioni non finisce, per forza, la democrazia. Né tantomeno la rappresentanza e la politica in sé. Sembra un paradosso anche solo pensarlo, ma ancora una volta la nostra Costituzione aveva previsto tutto: la crisi dei partiti tradizionali, lo scollamento tra l’elettorato e chi è chiamato a rappresentarlo presso le istituzioni, le trasformazioni sociali che impongono di prendere scelte in sempre meno tempo; tutto sembra essere stato previsto già nel 1948. Se no perché prevedere i referendum, il più importante strumento di democrazia diretta e deliberativa, in cui le scelte originano direttamente nella volontà popolare. È a questo che Cappato si riferisce quando dice che “le elezioni non bastano più”. A scuotere, da sinistra, la miope autoreferenzialità incancrenita della politica di oggi, che ha allontanato i cittadini dalla partecipazione e di conseguenza dalle urne, è ancora una volta l’uomo delle mille battaglie civili, la cui esperienza politica si è fatta soprattutto fuori dagli emicicli parlamentari. Perché solo da un radicale nell’anima può nascere un’istanza che si pone come obiettivo di operare un taglio altrettanto netto e drastico con il passato e, soprattutto, con il presente.

È con questa premessa che nel 2022 ha fondato Eumans, un progetto che insiste proprio su questa visione: “La politica elettorale non funziona più. Chi viene eletto vive alla costante ricerca del consenso a breve termine su temi nazionali. L’orizzonte dei politici non è a 10-15 anni, ma è assorbito dalla polemica di giornata”, ha detto Cappato in un video pubblicato da Eumans solo qualche settimana fa. Nonostante il movimento esista da qualche anno pur non presentandosi alle elezioni, negli ultimi mesi si sta facendo largo soprattutto sui social media, grazie a una comunicazione tanto fresca e tagliata sull’audience degli smartphone che audace nelle proposte: “Le elezioni non sono l’unico strumento per la democrazia. La gente vota sempre meno perché vede che non cambia quasi nulla. E allora abbiamo pensato che serva qualcosa per tornare a far partecipare i cittadini”, spiega Cappato in un reel mentre beve il caffè in pigiama. Insomma, solo lui sembra essere stato aver colto il dato più significativo delle ultime elezioni: non il 26 per cento di Fratelli d’Italia ma l’astensionismo piombato sotto al 64 per cento, quasi dieci punti percentuale in meno rispetto a quella del 2018 (72,9 per cento). Ma come arginare questa crisi della rappresentanza? Secondo il fondatore di Eumans “per tornare a contare qualcosa dobbiamo usare i referendum, le iniziative di legge popolari, le petizioni, le iniziative dei cittadini europei con un milione di firme”. Nel proprio statuto costitutivo si presenta come un “movimento paneuropeo di iniziative popolari e nonviolente, ha tra i suoi obiettivi la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’affermazione dello Stato di diritto e della democrazia, la protezione, conservazione e ripristino dell’ecosistema e lo sviluppo sostenibile come nonché la promozione di dibattiti e decisioni istituzionali basati sulla scienza”. Non solo referendum, ma anche attivismo e promozione del dibattito in una politica in cui “non possiamo più permetterci di delegare tutto.

Cappato, “il disobbediente tranquillo” come è stato ribattezzato per allontanarlo, forse, dal paragone del suo predecessore e padre politico Giacinto “detto Marco” Pannella, ormai lo conosciamo. Al suo attivismo e a quello dell’Associazione Luca Coscioni, di cui ha fatto parte prima come segretario e poi come tesoriere a partire dal 2004, sono legate tantissime battaglie per i diritti civili nel nostro Paese. Tutte accomunate dall’obiettivo di favorire la libertà della ricerca scientifica inteso come strumento per affermare il diritto all’eutanasia legale, alla ricerca sulle cellule staminali, alle cure palliative, al testamento biologico e all’aborto. Battaglie che hanno spesso avuto un nome e cognome, a partire da quello di Piergiorgio Welby, Davide Trentini e Fabiano Antoniani (Dj Fabo), morto dopo il suicidio offerto da una clinica Svizzera nel 2017. Le battaglie civili di Cappato lo hanno spesso portato in tribunale, con l’accusa di assistenza al suicidio poi infrantasi contro le assoluzioni. Tutto questo restando fuori dal Parlamento, a dimostrare che la vita politica è molto più di quella che si consuma nei luoghi tradizionali della rappresentanza.
