Il summit di San Francisco tra i presidenti di Usa e Cina, Biden e Xi Jinping, nelle premesse sembrerebbe partire in discesa, anche se molti analisti hanno sottolineato le tante difficoltà per scongiurare che oltre alle due guerre in corso se ne aggiunga un’altra che coinvolga l’Estremo Oriente. Sarà pure vero, ma il possibile accordo o quantomeno l’inizio del dialogo sul fentanyl, potrebbe evitare a moltissime famiglie, al momento americane, tante perdite quante quelle di una guerra. Il fentanyl è un nome ai più sconosciuto in Italia per due fondamentali motivi. Il primo è che fortunatamente nel nostro Paese questa sostanza, che può trasformarti in un vero e proprio zombie e portare alla morte, non ha avuto una diffusione estesa. Il secondo motivo è legato al primo: pochi ne sono a conoscenza e ancora di meno sono quelli che sanno cosa provoca veramente e cosa sta provocando negli Stati Uniti. A onor del vero, tuttavia, bisogna dire che quei pochi che in Italia conoscono le problematiche che derivano dalla diffusione del fentanyl, lo debbono alla Rai. Nel 2020 la trasmissione Petrolio, di Duilio Gianmaria, mandò in onda un’inchiesta dagli Stati Uniti che documentava gli effetti e la diffusione del fentanyl nel Paese. Conseguenze a dir poco drammatiche e non solo tra chi faceva uso di stupefacenti, ma anche tra chi si era avvicinato a questa sostanza come antidolorifico. Nel giro di poche somministrazioni, pochissime, si può infatti diventate dipendenti. Alla luce di questi ultimi accadimenti andrebbe riproposto.
Un filmato, un’inchiesta che andrebbe riproposta e che farebbe capire a molti l’importanza di questo avvio di dialogo fra Stati Uniti e Cina. Secondo i dati diffusi in questi giorni dagli stessi americani, le vittime di fentanyl solo negli Usa sono circa centottanta persone al giorno. Si tratta di un farmaco creato nel 1959 e legalmente approvato dalla Food and Drug Administration come analgesico e anestetico, cinquanta volte più potente dell’eroina e cento volte della morfina. Se a queste specifiche prestazioni farmaceutiche, che già incuriosiscono molti tossicodipendenti, si aggiunge che il prodotto adesso viene fortemente diffuso dai narcotrafficanti, si capisce quali interessi siano in gioco. Infatti, a causa della mancanza o riduzione di oppio da Paesi come l’Afghanistan, la criminalità sta ricorrendo alle sostanze chimiche per produrre droghe. Negli Stati Uniti il problema ha numeri da disastro umanitario. Secondo i dati diffusi dal Centers for Disease Control and Prevention, nel 2011 i morti di overdose erano 2006, nel 2021 68 mila: una strage. Speriamo che Stati Uniti e Cina trovino un accordo per bloccare questo farmaco, a molti sembra un piccolo passo rispetto agli accordi su missili o dialoghi per evitare prossime guerre, ma per molte famiglie sarà la salvezza da quel missile o bomba che colpisce nel silenzio e nell’indifferenza un fratello, una sorella, un figlio o un padre. Bisogna riconoscere alla Rai e al suo Petrolio di aver davvero fatto informazione ad alti livelli su temi di attualità, arrivando primi - come dovrebbe fare il servizio pubblico - e non dopo gli altri.
P.s. Quando Luigi Gianmaria venne in commissione di Vigilanza Rai a illustrare l’attività di Rai documentari, i commissari, complimentandosi proprio di questo filmato, gli chiesero: “Ma perché una cosa così notevole l’avete mandata a notte fonda?”. Ecco, perché?