È trascorso quasi anno dalla morte di Andrea Purgatori, e in questi giorni la sua assenza non può che sentirsi in modo ancora più forte. Due anniversari importanti, i primi senza di lui. Le inchieste che più aveva a cuore e per cui si è battuto fino alla fine: la sparizione di Emanuela Orlandi e la strage di Ustica. Siamo nel 1980 quando il DC-9, aereo di linea della compagnia Itavia, parte alle 18 dall’aeroporto Marconi di Bologna diretto a Palermo, con atterraggio previsto alle 21,15. A bordo 81 persone: 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi, 2 bambini e 4 uomini dell’equipaggio. Poco prima delle 21 l’aereo scompare dai radar, precipitando a quasi 3700 metri di profondità nel Mar Tirreno, vicino Ustica: “Abbiamo uno scenario e da quello non si torna indietro: non sappiamo esattamente chi ha colpito il Dc-9 ma sappiamo chi volava quella sera sopra Ustica (americani, francesi e libici)”. La versione ufficiale? Per il Ministero della Difesa e dell’Aeronautica Militare un “cedimento strutturale”: “Raccontavano che l’aereo era precipitato perché il pilota aveva avuto un infarto, che l’aereo era arrivato da solo in Calabria con il pilota automatico, e quando era finito il carburante era caduto sulla Sila. Oltre ai fori sulla carcassa e alla decomposizione del cadavere del pilota, ci sono dei testimoni in Calabria che quella notte videro un aereo inseguito da due caccia militari che sparano col cannoncino. Se la possono raccontare come gli pare”. Andrea Purgatori al tempo aveva solo 27 anni, lavorava al Corriere della Sera, e iniziò fin da subito a tentare di smussare e abbattere quel “muro di gomma” fatto di silenzi e bugie, con il solo obbiettivo di arrivare alla verità: “Sgretolare questo muro di gomma è possibile, tutto questo per arrivare al cuore di quel segreto inconfessabile che copre ciò che davvero accadde pochi secondi prima delle 9 di quel venerdì sera”.
“Con questa storia ci sono cresciuto, sia umanamente sia professionalmente". Andrea Purgatori è la strage di Ustica, l’identificazione viene ormai automatica. La sera del 27 giugno 1980 ricevette una telefonata da parte di una delle sue fonti, un controllore di volo del centro di controllo di Ciampino, del tutto convinto che l’aereo fosse stato abbattuto volontariamente. Nessun incidente: “In quel periodo al Corriere mi stavo occupando anche di sicurezza del volo, di incidenti aerei e del delicato processo della smilitarizzazione dei controllori di volo: avevano dei giornalisti di cui si fidavano, io ero uno di quelli, per questo fui contattato”. Anche se, per Andrea, non è mai stato facile portare avanti questa inchiesta. Ed è forse questo che l’ha reso un vero mastino del giornalismo: “Gli articoli che scrivevo erano molto fastidiosi, al giornale arrivavano pressioni di ogni genere, militari e politiche, affinché io smettessi di seguire quella storia. Poi però, visto che le notizie c’erano era un po’ difficile chiedermi di censurarle e alla fine il giornale le ha pubblicate sempre”. Pressioni, ma anche tante minacce e atti intimidatori: “Quaranta telefonate anonime al giorno, mute, e riceverle anche durante la notte non era certo così piacevole. Accadde tra il 1981 e il 1982, quando cominciai a scrivere cose pesanti e circostanziate, e poi di nuovo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Mi hanno rotto la macchina due volte, sono entrati nella mia casa…”. Ma niente è servito a fermarlo: Andrea ha continuato ad andare avanti con la sua indagine. Dritto verso la meta: la verità. A quasi 44 anni dalla strage, stasera andrà in onda su Rai Uno lo speciale “Ustica: una breccia nel muro”, condotto da Massimo Giletti che, con il suo ritorno sulla rete ammiraglia dopo 7 anni di assenza, tenta di far luce su questa pagina oscura della nostra storia. Una trasmissione nuova, con le testimonianze di un uomo dell’Aeronautica e un ex addetto militare dell’ambasciata francese che promettono di essere decisive. Finalmente, dopo la morte di Andrea, qualcuno riporta all'attenzione del pubblico la sua inchiesta, e Giletti dalla sua ha un grande desiderio di arrivare alla verità andando a colmare diverse lacune: “Proporremo al pubblico la testimonianza di alcune persone in cui mi sono imbattuto, che su una vicenda dai contorni inquietanti hanno qualcosa da dire”. Non solo, Giletti manderà in onda anche delle immagini riprese nei fondali del mare di Ustica, dove la presenza di alcuni solchi aprirebbe all'ipotesi di qualcuno che sia arrivato a portar via, in gran segreto, i resti di un caccia…