Angelo Badalamenti è stato il braccio musicale di David Lynch, regista con le idee molto chiare in tutti gli aspetti della direzione cinematografica, con particolare attenzione a quello musicale, sia attingendo da repertorio originale - ricordiamo Blue Velvet, o i meravigliosi blues di Chris Isaac- sia lavorando al cosiddetto “score” , cioè la musica di commento generalmente composta dai grandi maestri sinfonisti e realizzata con le grandi orchestre d’archi e di fiati.
Nel cinema di Lynch è sempre avvenuto qualcosa di particolarmente organico nel congegno musicale, cioè l’integrazione del suono su molti livelli, e questo per merito della visione del regista tradotta e garantita dal musicista, ovvero Badalamenti, abile costruttore di arredi musicali, con tanto di “data di creazione”, con sonorità che rispecchiassero meticolosamente le epoche di ambientazione, spesso anni ‘50.
Ecco perché ad un certo punto della carriera di Lynch, quando negli anni Ottanta arrivò il successo commerciale con Twin Peaks, abbiamo la musica dei titoli di testa di Badalamenti, che riscontra altrettanto successo al punto da venire trasformata in una pop song da classifica diventando una hit (anche se quel pezzo non è una pop song, bensì uno “score” trasformato in canzone).
E succede una cosa rivoluzionaria nella musica pop: ha inizio l’epoca del cosiddetto “vintage”, che partorirà artisti totalmente “passatisti”, alla ricerca della sonorità storica (Oasis > Beatles, Jamiroquay > Stevie Wonder, Lenny Kravitz> Jimi Hendrix). Tutto questo, e anche molto altro, grazie al genio di Angelo Badalamenti.