Dopo le accuse di diverse attiviste social, attraverso numerosissime storie Instagram, esce allo scoperto anche la protagonista di questa controversa vicenda. La social media strategist e content editor Serena Doe, all’anagrafe Serena Mazzini, risponde sulla stessa piattaforma a chi l’ha accusata di aver creato una chat Telegram nella quale venivano veicolati dialoghi, foto e video privati, il tutto per la creazione di una sorta di “macchina del fango” condita persino da misoginia e bullismo. A puntarle il dito contro, fra gli altri, sono stati Valeria Fonte, Carlotta Vagnoli, Silvia Semenzin, Giuseppe Flavio Pagano e si è unita in seguito anche Jennifer Guerra, oltre a moltissimi utenti. Ma la collaboratrice di Selvaggia Lucarelli, estranea ai fatti ma chiamata dagli influencer sul piede di guerra a prendere una posizione (infatti ha annunciato che “ci vedremo nelle sedi opportune”), ha dato la sua versione su quanto avvenuto, confermando l’esistenza del gruppo Telegram: “Non ho abbandonato i social, ho preferito non dire nulla e lasciar parlare chi sentiva di dover dire la sua ma credo sia doveroso dire qualcosa visto che si parla da ore di me e altre persone attribuendoci fatti gravi e del tutto decontestualizzati. Confermo l'esistenza di un gruppo Telegram composto da poche persone praticamente tutte amiche: uno spazio di confronto e conforto in cui tra i topic principali c'erano foto dei nostri animali, le ricette, spazi dedicati agli sfoghi personali o alle relazioni. Il gruppo non era stato creato da me, se questo può importare, ma ne ho fatto parte. Nel gruppo c'era anche una sezione dedicata a influencer e sharenting dove si commentava quello che succede sui social. Uno spazio descritto come omofobo e transfobico: una cosa davvero difficile da credere dato che almeno 1/3 dei partecipanti fanno parte della comunità Lgbtq+”. Non è tutto, perché Serena Doe ha poi proseguito spiegando nel dettaglio quali contenuti veicolava la chat.
“Passare un gruppo di amici che si scambiavano ricette sul tofu come incel mi pare azzardato. Mi chiedo se tutte queste persone che ora gridano alla ‘call out’ - ha chiarito Serena Doe - non abbiano gruppi simili con i propri amici. Parlo per me stessa dicendo che ho usato sicuramente i toni sprezzanti che mi distinguono, che ci sono state prese di posizione e commenti anche aspri nei confronti di alcuni post o dichiarazioni ma sempre all'interno di un gruppo privato che non aveva alcun intento diffamatorio visto che ognuno confessava i propri drammi, i propri sogni o condivideva episodi molto personali in cui ci confrontavamo insieme. Perché era, appunto, un gruppo di persone che si vogliono bene. Nessun dossieraggio: i materiali che commentavamo erano tutti presi dai social (in modalità pubblica, amici stretti o altro ma cosa cambia?). Il gruppo è stato chiuso oltre un mese fa. Un tempismo perfetto ‘far uscire’ tutto ora…”. Ma allora perché tutte quelle accuse nei suoi confronti? Questa la spiegazione che si è data e che ha reso pubblica: “Ammettendo anche la possibilità di aver sbagliato, sottolineando di aver chiesto scusa a Valeria (Fonte, ndr) in privato, le ho specificato che mi stava scrivendo in un momento delicato perché in prossimità di un viaggio per salutare una persona a me cara che sta morendo e stanca a causa di una diagnosi medica difficile da accettare ma non ho certo affermato di avere una ‘malattia mentale’, al massimo che talvolta sono dissociata, e trovo questa affermazione davvero di poco gusto) ho ribadito che sono stata ironica, sprezzante e graffiante come sempre, di essermi sfogata, ma di non aver mai denigrato o ‘bullizzato’ nessuno, secondo la mia sensibilità e quella degli altri. Valeria ‘mi ha chiesto di non farlo più’ e la nostra conversazione è finita. Mi chiedo dunque a cosa serva quello che sta accadendo e con queste modalità, tra chi gioisce per il mio ‘cadavere’ (la storia di Fedez dove citava una sua canzone?, ndr), chi sale sul carro con mistificazioni e chi, lo ripeto, vuole far passare un gruppo dove le persone si raccontavano e supportavano, cercando uno spazio sicuro, come una fogna composta da bulli rancorosi. stato detto di tutto su di me infangando in poche ore il mio lavoro: è stato detto che sono uscita durante l'intervento di una persona durante la presentazione alla Camera ma basta vedere la registrazione del video per capire che sono stata chiamata fuori dalla sala per un'intervista. È stato detto che non ho collaborato alla proposta di legge e allora mi chiedo: perché sul documento condiviso su drive ci sono tutte le mie modifiche e qualche giorno fa mi è stato inviato il testo definitivo ‘per controllarlo’?”. E ancora, la Doe ha voluto chiarire anche l’aspetto legato alle persone che seguono i suoi corsi e che, secondo gli influencer che l’hanno attaccata, lei avrebbe preso in giro proprio nella chat.
“È stato detto pure che davo dei coglioni ai partecipanti al mio corso: avevamo semplicemente una chat dove chi faceva lezione commentava in diretta e dove mi lamentavo perché il giorno della lezione passavo mezza giornata a mandare il link via mail a persone che me lo chiedevano, rispondendo proprio alla mail che conteneva il link, cosa che mi ha fatto più volte saltare il pranzo per rispondere. Moltissimi profili sono usciti con lo stesso ‘comunicato’, inutile dire che con alcune persone non parlo da anni ed evito di entrare nei dettagli di comunicazioni private ma penso che dovrebbero rileggersi cosa scrivevano una dell'altra. Dico solo che mi sembra strano che qualcuno parlasse male di Onlyfans dato che un membro del gruppo ci lavora e che mi ricordo una conversazione avvenuta con una delle persone che in questi giorni mi sta attaccando in cui, dopo che in delle story sempre con questa violenza veniva attaccato il mio corso, rispondevo dicendo che non c’era differenza tra i suoi contenuti su questa piattaforma e la mia. Ovviamente stavo facendo slut shaming, non le stavo facendo capire che tra i suoi contenuti e i miei non c'era differenza”. E arriva a chiedersi perché avrebbe subito una tale shitstorm: “Sassolini, piccoli sassolini che si levano dalle scarpe ma che uno sopra l'altro diventano potenti come una lapidazione. Allora mi chiedo: è questo il femminismo? È questo l'attivismo? Tutte le persone che si sono sentite ferite o attaccate non potevano parlarmi in privato e capire, invece di accusare me e altre persone? Questa contenutizzazione totale di ogni aspetto delle vostre vite a cosa serve? Tutte quelle che sono salite sul carro e che fino all'anno scorso smerdavano ovunque quelle stesse persone, come si sentono oggi? Quanti contenuti, dirette, video, carousel e meme volete ancora fare? C'è gente che si è ammazzata per molto meno, fortunatamente conosco queste dinamiche. E voi che traete subito le vostre conclusioni, nelle vostre chat con amici, in luoghi in cui vi sentite al sicuro, non parlate di altre persone di cui non condividete idee o proclami? Non condividete contenuti per chiedere supporto, per dare un contesto o per esprimere una preoccupazione durante un discorso? Chi ha accusato Selvaggia (Lucarelli, ndr) di istigazione al suicidio per la ristoratrice come si sente ad avermi sputato addosso una spirale di violenza tanto profonda e logorante? E rispetto alle persone del gruppo? Delle persone in un gruppo privato con tutte le impostazioni per far sì che non ci fosse alcuna condivisione di ciò che veniva scritto, non persone che vomitavano a centinaia di migliaia di persone le loro opinioni, e che non capiscono perché vengono associati alla feccia. Detto ciò, continuerò a fare quello che ho sempre fatto qui sopra perché negli ultimi anni so di aver aiutato tante persone”.