Dalla guerra in Ucraina al caso Navalny, dalla Russia non arrivano soltanto grane. Arriva anche il grano. A quanto pare, se Vladimir Putin ha subito ogni genere di sanzioni internazionali, dal petrolio ai diamanti, il cereale più utilizzato al mondo, e soprattutto in Italia, patria mondiale della Pasta con la P maiuscola, ne è rimasto fuori. Secondo quanto ricostruito da un articolo pubblicato sul Corriere della sera, a firma di Federico Fubini, le quantità di frumento duro importate dalla Russia hanno avuto un'impennata significativa: il volume è quasi decuplicato, secondo l'autore. Una vera e propria valanga di materia prima, da trasformare in maccheroni, spaghetti, fusilli e perfino, ahimè, in penne lisce. Alla faccia del Made in Italy tanto caro al governo, le tagliatelle Made in Urss hanno superato perfino le lasagne Made in Canada, che fino a ieri era il principale fornitore di grano per produrre l'italianissima eccellenza.
Sia chiaro, non c'è nulla di illegale. Semplicemente, si può fare, e conviene farlo, e chissenefrega se poi contemporaneamente c'è anche il dovere morale di inviare armi all'Ucraina. Facciamo che finanziare entrambe le parti, magari senza dare troppo nell'occhio. Così, nel 2023 risultano consegnate in Italia 410mila tonnellate direttamente dalla Russia, e altrettante 410mila dalla Turchia, senza effettivamente sapere se quelle arrivate dai cugini di Ankara - una faccia, una razza - non siano anch'esse di provenienza russa. D'altronde, le verifiche nei porti sono di fatto lacunose, se non carenti. A settembre dello scorso anno, infatti, ci fu una protesta in questo senso dei cerealicoltori pugliesi, i quali denunciarono il massiccio arrivo al porto di Bari di navi da carico provenienti da Kazakistan e Turchia, e il fatto che dalle derrate di grano importato non fosse possibile risalire alla loro reale provenienza. Ma non eravamo il paese con un Ministero alla Sovranità Alimentare, signor Francesco Lollobrigida? Ancora, come riportato dal sito Grano Salus, sempre a settembre 2023: "In rada al porto di Manfredonia è arrivata ieri la nave russa Mercury J partita da Novorossiysk il 1 settembre e arrivata qui il 7 settembre [...] con un carico di 28 mila tonnellate importato dalla società Amber Srl (NA)". Lo stesso articolo sottolinea come l'importazione di grano russo, o comunque dalla provenienza dubbia, vada a colpire la produzione locale, causando il fallimento e l'abbandono della produzione autoctona. Tutto questo, ovviamente, in virtù del minor prezzo a cui si compra il grano di importazione. Se le aziende che producono la pasta sono davvero Made in Italy, non si può dire lo stesso del semilavorato che utilizzano, rendendo a tutta la questione il sapore, come dire, della pasta scotta. Il problema è che, se nemmeno ai porti di arrivo è possibile verificare la provenienza del grano, figuriamoci cosa possiamo saperne noi che ci limitiamo a far bollire l'acqua, sale quanto basta, a scolarla e a condirla con 410mila tonnellate di sugo. Se si va a cercare su Google, si trovano diverse tabelle dove viene specificata la provenienza del grano utilizzato dai produttori. La stessa pasta Rummo, il cui stabilimento fu visitato da Matteo Salvini, risulta usare grano ambiguo, Ue e non Ue, anche se ha annunciato, come altri pastifici, il passaggio alla filiera 100% italiana. Così Coop, Conad, De Cecco, Reggia e altre ancora che vi invito a cercare. Rummo, tra l'altro, a causa della visita di Salvini era stata contestata, ed era stato proposto addirittura un boicottaggio, dovuto unicamente alla visita del ministro più mangereccio della storia italiana. Vista la provenienza del grano, direi che di motivi più validi, se proprio si vuole boicottare qualcuno, ce ne sono. Altrimenti, passiamo a qualcosa di veramente Made in Italy: la farina di grillo 100% italiano, almeno finché i nostri porti non verranno invasi dalle cavallette russe.