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Siamo sull’orlo di una guerra nucleare?
Dario Fabbri: “Una extrema ratio
che si avvicina invece di allontanarsi”

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

10 ottobre 2022

Siamo sull’orlo di una guerra nucleare? Dario Fabbri: “Una extrema ratio che si avvicina invece di allontanarsi”
I russi si ritirano da alcuni territori, ma nello stesso tempo tornano a bombardare Kiev come non succedeva da mesi. La guerra in Ucraina è ancora un rebus difficile da decifrare, mentre su ogni ipotesi pende la spada di Damocle dell’arma atomica. Dario Fabbri, analista geopolitico che abbiamo interrogato al festival Libropolis di Pietrasanta, ci ha dato alcune chiavi di lettura per comprendere su quali variabili è incardinato un conflitto che tiene il mondo col fiato sospeso

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

A che punto è la guerra in Ucraina? La Russia sta vincendo o perdendo? E quando finiranno davvero le ostilità? Tutte domande legittime ma alle quali, al cospetto delle ultime notizie che arrivano dal fronte – come il bombardamento di Kiev da parte dei russi -, sembra sempre più difficile rispondere. Abbiamo approfittato della presenza di Dario Fabbri a Libropolis, il festival dell’editoria e del giornalismo andato in scena nel fine settimana a Pietrasanta, per girargliele direttamente. Da fine analista geopolitico, oltre che direttore della rivista Domino, naturalmente non si è sbilanciato, ma ci ha dato alcune chiavi di lettura interessanti almeno per orientarci nel caos delle informazioni (a volte anche discordanti) che arrivano dalle due parti in conflitto. Senza dimenticare il ruolo degli Stati Uniti.

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Il festival Libropolis a Pietrasanta

Dario Fabbri, l’uso delle armi nucleari da parte della Russia è una realtà o soltanto uno spauracchio?

Mettiamola così: non si può escludere che accada e già dirlo credo sia fin troppo spaventoso. Mai come adesso ci siamo andati vicini a una guerra nucleare. E soltanto fino a sei mesi fa era impensabile pensarlo. In questa fase la Russia dice di poter usare l’arma atomica se finisse davvero alle corde con l’Ucraina e così non è più uno scenario impossibile. Una sorta di extrema ratio non lontana, e che in modo preoccupante si avvicina.

Qual è il ruolo dell’Italia in questa guerra? C’è chi dice che a furia di cambiare posizione abbiamo perso la giusta equidistanza per diventare interlocutori di pace.

Sono convinto che noi l’equidistanza non potevamo averla, perché l’Italia non è un Paese sovrano in assoluto. Facciamo parte del sistema statunitense, quindi ci muoviamo in sintonia, a volte voluta e a volte meno, con gli Stati Uniti. Quindi non penso fosse possibile l’equidistanza per l’Italia. Ammesso che fosse nel nostro interesse, cioè permettere che la Russia si allargasse sul Continente.

La domanda delle domande: quando finirà questa guerra?

Dirlo oggi è molto complicato, dipende da molti fattori: cosa ne sarà della mobilitazione russa, quanto reggerà il fronte occidentale che sostiene l’Ucraina e mettiamoci anche l’arrivo dell’autunno-inverno che può portare, o al congelamento delle ostilità o a maggiori difficoltà occidentali a a sostenere gli ucraini a causa della crisi energetica. Sono variabili che bisogna sommare e che rendono difficile stabilire quando finiranno le ostilità.

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