Quasi un anno fa vi raccontavamo del nuovo rapporto diplomatico che avrebbe regolato le relazioni tra Stati Uniti e Unione europea: basta burocrazia, concetti vuoti e dialettica fine a se stessa; sì a legami personali tra Donald Trump e i suoi emissari e i rappresentanti delle destre europee. Ecco dunque la tecnodestra emersa sulle macerie della Silicon Valley e riadattata su altre macerie, quelle del populismo di destra, emersa come nuova bussola del conservatorismo statunitense. Ma che caz*o è questa tecnodestra? “Rappresenta una fusione tra politica di destra e tecnologia come strumento di cambiamento sociale e politico. L'obiettivo? Creare una nuova forma di sovranità nazionale in contrasto con le istituzioni tradizionali come l'Unione Europea. È una destra ricca, in giacca e cravatta, che sfrutta la tecnologia, i media digitali e l'innovazione per rafforzare le proprie posizioni politiche. Elon Musk e Trump rappresentano il volto di tutto questo”, scrivevamo a febbraio quando Musk e Trump erano ancora amici per la pelle. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, chi sono i sacerdoti di questo fenomeno e i loro mezzi, e cosa rischia l'Europa, dobbiamo fare qualche passo indietro. E partire dagli Stati Uniti.
Come ha ricostruito con precisione The Authoritarian Stack, il progetto di ricerca guidato dalla professoressa Francesca Bria e dal team di xof-research.org, alla fine di luglio del 2025, nel cuore della macchina burocratica del Pentagono, l’esercito americano ha ceduto silenziosamente una parte della propria sovranità. Un contratto da dieci miliardi di dollari con Palantir Technologies – uno dei più grandi nella storia del Dipartimento della Difesa – è stato presentato come un passo verso una maggiore “efficienza”. In realtà, ha accentrato settantacinque diversi accordi di appalto in un unico colossale contratto. Questo evento rappresenta ben più di una semplice compravendita di servizi: segna l’alba di un nuovo paradigma in cui infrastrutture tecnologiche e sistemi di datificazione militare si intrecciano con la governance sovrana. Attraverso questa operazione, strumenti un tempo confinati alle puramente operazioni militari – dal monitoraggio in tempo reale al data-farming fino all’intelligenza artificiale predittiva – si estendono a sfere più vaste della politica e del potere. Il potenziale emergente non è soltanto il controllo degli spazi fisici o digitali, ma la capacità stessa di ridefinire la sovranità: chi detiene i data-flussi, le piattaforme, le interfacce, diventa in ultima analisi detentore di chi può vedere, sapere e intervenire. Ebbene, l'Europa è la prossima preda della tecnodestra.
Al centro di questa galassia Made in Usa c’è Palantir Technologies, la società fondata da Peter Thiel e guidata da Alex Karp, diventata il cuore pulsante della nuova infrastruttura militare digitale americana. Attorno a essa, il progetto mappa oltre 250 attori tra imprese, venture capital e agenzie pubbliche: da Anduril Industries di Palmer Luckey ai colossi della difesa come Lockheed Martin e Raytheon, passando per la costellazione di fondi di investimento che finanziano l’espansione della cosiddetta tecnodestra transatlantica. Da questa rete emerge un intreccio fitto di alleanze e interessi che collega la Silicon Valley ai centri del potere politico e militare di Washington e Bruxelles. Società private e istituzioni pubbliche si sovrappongono in un sistema dove le stesse figure si ritrovano nei consigli di amministrazione, nei fondi di investimento (da citare lo “zar delle cripto” David Sacks) e nei comitati strategici. Al centro scorre un fiume di denaro: oltre 45 miliardi di dollari in contratti e partecipazioni che hanno progressivamente accentrato, in un unico mega-accordo con Palantir, i settantacinque appalti originariamente distribuiti tra diverse agenzie del Dipartimento della Difesa. È l’immagine di un’architettura di potere che, dietro la retorica dell’innovazione e della sicurezza, consolida un nuovo paradigma tecnologico e politico — quello di uno stack autoritario globale. “L'Europa si trova di fronte a una scelta esistenziale: costruire subito una vera sovranità tecnologica o accettare la governance di piattaforme i cui architetti considerano la democrazia un sistema operativo obsoleto”, avverte Bria. Il tempo stringe. E l'Europa deve scegliere come rispondere a questa sfida. Sempre che sia ancora in grado di farlo...