Nell'articolo pubblicato su The Remnant, rivista cattolica americana, Gaetano Masciullo offre un’analisi personale e dettagliata sulle manovre in corso nei Sacri Palazzi in vista del prossimo Conclave. Quello che inizialmente appariva all’autore come semplice “fiction politica ecclesiastica” sembra acquisire via via contorni più concreti, grazie a fonti curiali ben informate, anche se non infallibili.
Secondo Masciullo, si starebbe delineando un sottile duello tra due blocchi principali: da un lato i sostenitori del cardinale Pietro Parolin, dall’altro la Comunità di Sant’Egidio, che spinge con decisione per la candidatura del cardinale José Tolentino de Mendonça. Quest’ultimo viene presentato come figura capace di raccogliere il favore delle componenti più progressiste del Collegio cardinalizio, ma anche di parte dei moderati e di alcuni influenti porporati statunitensi.
I modernisti avrebbero anche un “piano B”: il cardinale francese Jean-Marc Aveline, sostenuto dai più convinti “sinodali” come i cardinali Hollerich, Grech e Marx. Aveline avrebbe già scelto il suo nome pontificale: Giovanni XXIV, lo stesso suggerito da Papa Francesco al ritorno dal viaggio in Mongolia nel 2023. Il vero limite? La scarsa padronanza dell’italiano, che potrebbe penalizzarlo nella corsa al soglio di Pietro.
Nel frattempo, Matteo Zuppi, la cui candidatura sembra essersi affievolita, sarebbe tornato per un giorno a Bologna, ufficialmente “per ricaricare le energie”.

Entrambe le fazioni affermano di poter contare su numeri sufficienti per avvicinarsi o raggiungere il quorum richiesto (89 voti), ma Masciullo suggerisce che queste dichiarazioni potrebbero essere semplici strategie elettorali.
I conservatori, come prevedibile, sono in minoranza, ma sembrano essersi compattati intorno alla figura del cardinale ungherese Péter Erdö, sostenuto in passato dal cardinale George Pell e vicino alla linea Wojtyła-Ratzinger-Scola. La vera novità sarebbe una possibile intesa tattica tra i conservatori e Parolin: una forma di realpolitik ecclesiastica per contrastare candidati percepiti come troppo vicini all’agenda bergogliana.
Tra i porporati che hanno espresso ottimismo circa una rapida elezione troviamo il cardinale Jean-Paul Vesco, che ha dichiarato: «Non credo sarà un Conclave lungo. È un’intuizione che ho avuto già prima di arrivare a Roma», aggiungendo che il prossimo papa “non sarà Francesco II” perché “serve pace”.
Simili dichiarazioni sono arrivate anche dai cardinali Porras Cardozo e Louis Raphael Sako, quest’ultimo con parole enigmatiche: «Ho un’idea molto chiara, ma non posso dirla.»
Masciullo invita alla prudenza. Il Conclave potrebbe rivelarsi tutt’altro che breve, specialmente se il duello Parolin-Tolentino dovesse portare a uno stallo. A complicare il quadro, il cardinale Angelo Becciu, escluso dal Conclave ma attivo nel cercare di ostacolare Parolin. E poi gli ultraottantenni influenti, pur senza diritto di voto: Re, Sandri e Stella (quest’ultimo, grande sostenitore di Parolin).

Dall’altro lato, emerge la figura del cardinale Camillo Ruini, regista della fazione conservatrice. In un’intervista al Corriere della Sera, Ruini afferma: «Serve un buon Papa, con capacità di governo, capace di orientare la Chiesa in una fase internazionale delicatissima e pericolosa. E serve un Papa caritatevole, anche nella gestione della Chiesa.»
Una frase che, secondo Masciullo, rafforza le indiscrezioni su un accordo tra Parolin e i conservatori. Il termine “Papa buono” richiama Giovanni XXIII, figura cara a Parolin, che aspirerebbe a essere un ponte tra riformismo e prudenza. La necessità di un Papa diplomatico, capace di muoversi tra Russia e Ucraina, Cina e Taiwan, Israele e Palestina, è condivisa da molti. Non un teologo come Ratzinger, né un politico come Bergoglio.
Masciullo però avverte: se Parolin è oggi il “conservatore accettabile”, la Chiesa sta vivendo tempi straordinari. Ancora importante potrebbe essere il ruolo del cardinale Joseph Zen, critico del dialogo con la Cina e speranza per un’alternativa anche a Parolin. Infine, un nome circola sottovoce: Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme. Pastore di frontiera, francescano, fermo nella dottrina ma vicino ai poveri in modo autentico, senza derive ideologiche.
