Tra le strade del Vaticano e le tavole imbandite nei giorni più delicati per la Chiesa, si apre un interrogativo irresistibilmente umano. Che se magna durante il conclave? E prima che questo inizi, dove fanno tappa gli elettori? Qualche tempo fa, l’arcivescovo emerito Anselmo Guido Pecorari, 79 anni, originario di Mantova, si era concesso una pausa al Caffè dei Papi, in via Vespasiano, a pochi passi dai Musei Vaticani e da piazza San Pietro. “Un panino e una birretta”, diceva al Corriere, dopo la messa del secondo giorno dei novendiali. Per poi aggiungere sempre al quotidiano: “Ieri sera, con il mio amico cardinale Mario Zenari, veronese e nunzio apostolico in Siria, siamo stati al ristorante La Taverna, all’angolo tra via Candia e via Tunisi e ci siamo spazzolati degli ottimi carciofi alla romana che non vi dico”. Tra Vaticano, Prati e Borgo Pio si delinea un triangolo sacro... ma gastronomico. Secondo Gambero Rosso, c'è chi adora la Rustichella, in via Emo, e chi non rinuncia alla carbonara “mitologica” di Marcantonio. Insomma, questa è più o meno l’idea di cosa potrebbero stare assaporando i votanti nei giorni che precedono il conclave. Ma attenzione, dal 7 maggio cambia tutto. Stop alle trattorie, arrivederci carbonara: entra in scena la sobrietà.

Secondo quanto riportato da Men’s Health, i cardinali durante il conclave avrebbero a disposizione un menù prestabilito. Colazione leggera: tè, caffè e marmellata. A pranzo e cena, piatti semplici a base di pasta o riso, carne bianca o pesce, pane, ortaggi made in Vaticano. E se il conclave si prolunga fino alla domenica? Pare che possa spuntare in tavola anche un dolcetto da forno. Il vino? Misuratissimo, ovviamente. La parola d’ordine è: semplicità. Una semplicità, questa, che avrebbe fatto agitare i partencipanti del conclave di secoli e secoli fa. Basta pensare a quando Gregorio X introdusse delle “misure culinarie” piuttosto drastiche a seguito del conclave più lungo della storia (durato ben tre anni dal 1268 al 1271): dopo tre giorni senza elezione, un solo piatto per pasto; dopo otto giorni, solo pane, acqua e vino. Altro che carbonara. Ma c'è da dire che ogni epoca ha avuto la storia, e una tradizione completamente diversa. Un tempo c'era “timballo del cardinale” ripieno di mozzarella, opera del cardinale di Bartolomeo Scappi, lo chef che sarebbe divenuto poi di Papa Pio V, e che descrisse l'organizzazione delle varie pietanze preparare durante il conclave del 1549-1550. Tanti i racconti e gli aneddoti dei cardinali in arrivo a Roma per il conclave. Ma tornando al 2025, e ai pasti semplici ispirati all'Italia apprezzati da Papa Francesco, le regole sono molto precise. Tra queste è vietato il “delivery”. Non si può ricevere nulla da fuori durante il conclave, il rischio? Che nei piatti si nascondano messaggi cifrati.
