Nell’atmosfera di crescente incertezza che circonda il futuro della Chiesa cattolica, una nuova riflessione di Luigi Bisignani, pubblicata su Il Tempo, rilancia interrogativi profondi sul caso del cardinale Angelo Becciu e sulla validità di alcune decisioni attribuite a Papa Francesco. Al centro, il controverso allontanamento del cardinale sardo dal Conclave, che apre a interrogativi su legittimità giuridica, potere decisionale e trasparenza vaticana.
“Ormai è certo che uno dei compiti del prossimo Papa sarà quello di rivisitare le decisioni imputate a Bergoglio nel caso Becciu, per valutarne l’autenticità e la correttezza giuridica”, scrive Bisignani. A far discutere sono due documenti che avrebbero escluso Becciu dal Conclave: uno datato giugno 2023, redatto prima di un delicato intervento chirurgico del Papa, e un secondo “siglato con una effe tremolante, è un lungo testo, assai arzigogolato, e nessuno dei cardinali di Curia sa quando e da chi sia stato scritto, né se corrisponda davvero alla volontà di un Pontefice sotto farmaci e che, in quel momento, stentava a rimanere in vita”.
Il cardinale Angelo Becciu, ex sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato vaticana, è stato al centro di uno dei più complessi scandali finanziari della Santa Sede. Nel 2020 fu destituito da Papa Francesco dalle sue funzioni e dai diritti connessi al cardinalato, dopo sospetti su un presunto uso illecito di fondi vaticani, in particolare in riferimento all’acquisto di un palazzo di lusso a Londra e a presunti favoritismi nei confronti di suoi familiari e di una consulente esterna.
A dicembre 2023, Becciu è stato condannato in primo grado dal Tribunale vaticano a cinque anni e sei mesi di reclusione, ma ha fatto ricorso, proclamando la propria innocenza. La sua esclusione dal Conclave, tuttavia, solleva oggi nuove perplessità, anche alla luce delle condizioni di salute del Papa al momento della firma di alcuni atti formali.
“Nessuno dei cardinali di Curia sa quando e da chi sia stato scritto, né se corrisponda davvero alla volontà di un Pontefice sotto farmaci e che, in quel momento, stentava a rimanere in vita”, afferma Bisignani.

A complicare il quadro vi è il ruolo del camerlengo, il cardinale statunitense Kevin Farrell, nominato nel 2019 da Papa Francesco. La sua figura è emersa con forza nelle settimane recenti, con critiche non solo sulla gestione giuridica del caso Becciu, ma anche sul suo passato.
“Sono ormai numerose le papere giuridiche del camerlengo Kevin Farrell che, per sua stessa ammissione, misconosce persino l’esistenza del diritto canonico”, accusa l’autore, ricordando come Farrell abbia vissuto per quasi vent’anni con l’ex cardinale McCarrick a Washington, senza — a suo dire — essere mai venuto a conoscenza delle condotte predatorie che hanno poi portato alla laicizzazione di McCarrick per abusi sessuali su minori e seminaristi.
La scelta di affidargli anche il delicatissimo incarico di Camerlengo — che guida la transizione tra un pontificato e l'altro — “resta uno dei misteri di questo Conclave”, secondo Bisignani.
Nonostante le polemiche, il cardinale Becciu ha scelto di non partecipare al futuro Conclave. Una decisione che lo stesso Bisignani definisce “particolarmente dignitosa”, motivata “per obbedienza al Papa”. Ma la questione resta aperta: “Poi la storia dirà se è stato più fedele alla Chiesa chi ha obbedito a carte che sanno di falso, oppure chi — approfittando della debolezza di Papa Francesco — gli ha fatto scarabocchiare un sembiante di firma.”
Le parole dell’editorialista sollevano dubbi profondi che toccano le fondamenta della governance vaticana e l’integrità delle istituzioni ecclesiastiche. In vista di un possibile nuovo Conclave, l’intero caso Becciu potrebbe rappresentare un banco di prova per il prossimo Pontefice e una cartina di tornasole per la trasparenza della Santa Sede.
