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Stellantis, Elkann “in ginocchio da Trump”? L’ex Fiat si sposta negli Usa? Ecco i nomi dei nuovi consiglieri del Cda e perché non è un caso che siano americani…

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

4 marzo 2025

Stellantis, Elkann “in ginocchio da Trump”? L’ex Fiat si sposta negli Usa? Ecco i nomi dei nuovi consiglieri del Cda e perché non è un caso che siano americani…
John Elkann ha davvero fatto inchinare Stellantis a Trump? Mentre il mercato europeo soffre la transizione elettrica imposta da Bruxelles, il gruppo italo-francese rafforza la sua presenza negli Usa con due nuove nomine nel cda, entrambe con forti legami con la finanza e la tecnologia americana. Scelta strategica o segnale politico? E cosa c’entra l’incontro con Trump? L’Europa rischia di perdere un altro colosso?

di Beniamino Carini Beniamino Carini

John Elkann fa sul serio. Dopo l’incontro con Donald Trump e l’annuncio di un rafforzamento della presenza di Stellantis negli Stati Uniti, il presidente del gruppo automobilistico italo-francese ha scelto di imprimere un’accelerazione netta alla strategia americana. E lo fa direttamente ai vertici: due nuovi consiglieri, entrambi con forti legami con il mondo della finanza e della tecnologia Usa, entreranno nel cda.

Come riporta La Verità (che titola “Stellantis in ginocchio da Trump”, Elkann aveva già tracciato la rotta a gennaio: “il produttore automobilistico franco-italiano intende rafforzare ulteriormente la sua impronta manifatturiera negli Stati Uniti offrendo stabilità alla grande forza lavoro americana”. Parole pesanti, che suonano quasi come una dichiarazione di fedeltà ai mercati d’oltreoceano.

I nuovi ingressi nel cda: chi sono Alice Schroeder e Daniel Ramot?

Nel cda di Stellantis, che verrà rinnovato il prossimo 15 aprile ad Amsterdam, faranno il loro ingresso Alice Schroeder e Daniel Ramot, due figure che non lasciano dubbi sulla direzione intrapresa dal gruppo.

  • Alice Schroeder, classe 1956, è un’ex managing director di Morgan Stanley, con un passato da consulente senior a Wall Street e ruoli in Hsbc North America Holdings e Dakota Gold Corporation. Secondo La Verità, “porta con sé un bagaglio di esperienza fondamentale in ambito finanziario, contabile e di governance”, una scelta chiara per potenziare l’influenza americana nelle scelte strategiche di Stellantis.
  • Daniel Ramot, nato in Israele ma naturalizzato statunitense, è co-fondatore e ceo di Via, una delle più grandi aziende di trasporto tecnologico. Ex ufficiale dell’aeronautica israeliana con un background nella ricerca sui supercomputer, Ramot ha anche legami diretti con Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, che da tempo ha investito nella sua compagnia.

Le nomine sostituiranno il filippino Wan Ling Martello e il francese Jacques Saint-Exupéry, segnando così un’ulteriore riduzione dell’influenza europea nel gruppo.

elkann giulia alfa romeo
John Elkann

Stellantis guarda agli Usa e si allontana dall’Europa?

Le mosse di Elkann sono chiare. Come riporta La Verità, “con queste due nomine, il messaggio è chiaro: arricchire il consiglio e puntare su una leadership più internazionale e orientata al futuro”. Ma c’è dell’altro. L’Europa, con le sue politiche ambientali stringenti e la spinta forzata verso l’elettrico, sta diventando un campo sempre meno favorevole per i produttori automobilistici tradizionali.

E mentre il mercato europeo fatica ad adattarsi alla transizione elettrica imposta da Bruxelles, negli Stati Uniti c’è ancora spazio per i suv e i pickup, per le auto a benzina e ibride, senza il peso delle restrizioni europee. Non è un caso che Stellantis abbia investito miliardi nello sviluppo di veicoli elettrici, ma stia mantenendo una produzione più flessibile negli Usa, dove l’elettrico fatica a imporsi.

Come sottolinea La Verità, “l’ingresso di due profili così internazionali e legati al mondo tech dimostra come John Elkann stia progressivamente spostando il centro decisionale dal cuore dell’Europa verso una visione globale e innovativa”.

L’ombra di Trump sulle scelte di Elkann

Ma la vera domanda è: quanto pesa l’incontro tra Elkann e Trump su queste decisioni? Dopo tutto, il Tycoon ha sempre osteggiato le imposizioni ambientali e ha promesso di proteggere l’industria automobilistica americana, smantellando le restrizioni di Biden.

L’investimento di Stellantis negli Usa sembra quasi un gesto di alleanza con il futuro governo repubblicano. “La strategia di Stellantis negli Stati Uniti si fonda su innovazione, mobilità sostenibile e localizzazione produttiva”, scrive La Verità, sottolineando come il gruppo stia investendo pesantemente in tecnologie ibride e modelli a combustione adattati al mercato americano.

Difficile non notare che, mentre l’Europa continua a puntare tutto sull’elettrico, Stellantis stia consolidando la sua posizione negli Usa con politiche molto più pragmatiche. Elkann sta giocando su più tavoli, ma sembra sempre più evidente che il futuro della compagnia potrebbe essere legato più a Detroit che a Torino o Parigi.

Una Stellantis sempre più americana?

Le nuove nomine nel cda, la crescente attenzione agli Stati Uniti e la distanza sempre più marcata dall’Europa e dalle sue rigidità normative, fanno pensare che Stellantis si stia gradualmente trasformando in una multinazionale a trazione americana.

Se sia una strategia vincente o meno, sarà il mercato a dirlo. Ma una cosa è certa: il centro del potere di Stellantis si sta spostando. E l’Europa potrebbe doverci fare i conti molto presto.

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Il giornalista non è nuovo a frontali di questo tipo, specie nei confronti degli gli Agnelli-Elkann. Solo pochi giorni fa Giordano si era scagliato contro le grandi famiglie dell’economia italiana, in particolare contro di discendenti di quei capitani d’impresa che negli anni hanno costruito veri e propri imperi industriali dando seguito alle rispettive dinastie imprenditoriali: “Prendete gli Agnelli, fabbriche vuote e tasche piene mentre gli operai sono per strada loro sono lì a contendersi tesori infiniti, quadri, gioielli, soldi nascosti nei paradisi fiscali accusandosi l'un l'altro di maltrattamento e di evasione. Gli eredi delle grandi famiglie dell'economia italiana che stanno disperdendo immensi patrimoni di soldi e di credibilità rotolandosi nel fango e nella vergogna non sono le vittime, le uniche vittime sono gli italiani”, aveva tuonato, come sempre, Giordano.

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