I dazi di Donald Trump sull'automotive sono il piano inclinato su cui corrono, in picchiata, Alfa Romeo e Maserati. I due marchi storici inglobati nel gruppo Stellantis hanno faticato nell’incertezza generale che ha contraddistinto il primo trimestre del 2025. Ora, con l’introduzione della tassa all’importazione del 25 per cento voluta dal presidente degli Stati Uniti la situazione potrebbe peggiorare. Per questo motivo l’amministratore delegato John Elkann ha chiesto al colosso mondiale della consulenza aziendale McKinsey & Co. di elaborare una strategia per prendere contromisure, salvando il salvabile.

Secondo quanto riportato da fonti del settore a Bloomberg, il proprietario della holding finanziaria Exor che gestisce, tra gli altri marchi, anche Stellantis, avrebbe contattato la società specializzata nella risoluzione dei problemi aziendali. Lo ha fatto al termine di un primo trimestre da incubo: secondo i dati resi disponibili da Fim Cisl, nei primi tre mesi dell’anno la produzione nazionale di Stellantis è crollata del 42 per cento, equivalenti a 60mila autoveicoli prodotti rispetto alle 105 mila del 2024. Un trend negativo che ha interessato a tappeto anche la casa produttrice di auto di lusso Maserati – che ha fatto registrare un allarmante -72 per cento – e Alfa Romeo, con la produzione della Tonale calata del 57 per cento nello stabilimento di Pomigliano. Alfa e Maserati prodotte a Cassino hanno fatto segnare una flessione del 42 per cento: “Ciò che è ancora più preoccupante è che il 35-40 per cento delle vendite di Maserati è stato registrato negli Stati Uniti”, riporta Bloomberg. Non avendo stabilimenti produttivi per i due marchi in Nord America, l’impatto dei dazi di Trump sarà totale per i due marchi: non c’è vendita immune dalla gabella fa versare all’ingresso negli Stati Uniti.

Lo scenario impone di stabilire strategie. L’applicazione dei dazi ha già causato scelte altamente impopolari sul piano dei costi sociali per l’azienda di Elkann. In Canada e Messico, dove Stellantis possiede stabilimenti Chrysler, Dodge e Jeep, è stato annunciato il licenziamento temporaneo di 5.400 dipendenti, oltre alla sospensione totale della produzione per un mese. Il timore che le misure relative ai costi di produzione attraversino l’Atlantico e approdino in Italia ci sono, nonostante per ora non siano state annunciate azioni concrete. Sul piano finanziario, l’ingaggio di McKinsey apre numerose possibilità: innanzitutto, la creazione di partnership con altre case costruttrici per potenziare l’accesso e gli investimenti sulle nuove tecnologie che Stellantis ritiene fondamentali per restare sul mercato negli anni a venire. Ma sul tavolo di sarebbe anche l’ipotesi più dolorosa, che porta ad uno scorporamento di Maserati. Si tratta, per ora, di un’ipotesi allo studio dei consulenti, ma che interverrebbe su una voce pesante del portafoglio di Stellantis. Lo scorso anno il valore delle azioni del gruppo automobilistico ha perso il 60 per cento. Tra le performance peggiori interne al gruppo c’è proprio Maserati, che nel 2024 ha registrato “una perdita operativa rettificata di 260 milioni di euro, con le vendite quasi dimezzate rispetto all’anno precedente”, scrive Milano Finanza. Che fra i tanti effetti collaterali dei dazi di Trump ci sia quello di accelerare l’operazione di "potatura dei rami secchi" di Exor da parte di Elkann, tagliando quei marchi storici e inseriti nelle fasce premium di spesa che, come Maserati e Alfa, sono in maggiore ritardo tecnologico rispetto a Tesla, Byd, oltre alle case tedesche e coreane?
