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Stop ai motori termici: bagno di sangue, opportunità anche occupazionale o misura inutile?

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

27 febbraio 2023

Stop ai motori termici: bagno di sangue, opportunità anche occupazionale o misura inutile?
Ci sono opinioni e reazioni contrastanti riguardo allo stop alla vendita di auto con motori termici deciso a partire dal 2035 dal Parlamento Europeo: gli ambientalisti la ritengono una misura insufficiente, l'industria automobilistica italiana preoccupata per l'occupazione e il Governo è nettamente contrario. Tuttavia, alcuni studi prevedono un aumento dell'occupazione grazie alla transizione verso un'economia verde e altri Paesi europei hanno reagito positivamente alla proposta. D’altra parte qualcuno l’avrà pur votata…

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Dopo lunghe discussioni, il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione per lo stop alla vendita di nuove auto termiche (benzina, diesel, ibride, a metano e Gpl) dal primo gennaio 2035. A partire da quella data, nell’Unione Europea si potranno immatricolare solo nuove auto elettriche a batteria oppure a idrogeno, basta che non producano emissioni. Sono previste eccezioni solo per chi produce auto termiche in numero inferiore a mille l’anno, mentre per chi ne produce 10 mila il divieto slitta di un anno, al 2036. Le auto già immatricolate potranno continuare a circolare.

Le reazioni al provvedimento sono state contrastanti. Gli ambientalisti, a cominciare da Greenpeace, hanno dichiarato che l’intero pacchetto si basa su un obiettivo troppo basso e insufficiente per la salvaguardia del pianeta. Transport & Environment, la federazione europea delle organizzazioni non governative su ambiente e trasporti, ha ricordato che comunque fino al 2035 verranno prodotte e immesse sul mercato 95 milioni di auto termiche.

auto elettriche
Davvero il futuro dell'auto può essere (quasi) solo elettrico?

L'industria automobilistica italiana è contraria al provvedimento, poiché tra le altre cose teme i riflessi sull’occupazione. A fronte di previsioni molto negative sui posti di lavoro, ci sono anche stime di segno opposto: secondo un report di Motus-E e del Centro di ricerca per l’innovazione nell’automotive gestito dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, si potrebbe guadagnare un +6% in occupazione. E anche secondo studi internazionali come quello Hydrogen Europe e dell’istituto di studi giapponese MyWealth, fra i posti di lavoro persi e quelli guadagnati si potrebbe prevedere una compensazione, e in più ci potrebbero essere nuovi posti di lavoro nella filiera green.

Nettamente contraria anche la politica italiana, almeno per quel che riguarda la parte governativa, preoccupata tra l’altro per la svalutazione del made in Italy e per la dipendenza dalla Cina. Tendenzialmente positive, invece, le reazioni in altri Paesi europei (d'altra parte qualcuno lo avrà pur votato quel provvedimento...). In Germania, ad esempio, il cancelliere Olaf Scholz ha commentato che "è una questione di salute pubblica e di posti di lavoro", e la ministra tedesca dell'Ambiente, Svenja Schulze, ha affermato che "l'Europa segna la strada per la lotta al cambiamento climatico e diventa un volano globale per l'innovazione in questo senso". E per quanto riguarda l’industria, Herbert Diess, amministratore delegato del gruppo Volkswagen, stando a quanto riporta Tpi ha affermato che “questa è un’opportunità per superare la burocrazia europea nel nome di un interesse superiore e di riportare l’Europa al ruolo di modello globale. Il gruppo Vw è pronto e chiedo a tutti i Paesi membri di sostenere questo pacchetto di iniziative. È una grande occasione! L’elettrificazione delle auto avrà una nuova accelerazione, supportata da obiettivi vincolanti per l’infrastruttura di ricarica”.

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