Perfino Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea e già leader dell’Ulivo, esprime preoccupazione per la decisione del Parlamento Europeo di abbandonare la produzione di automobili a motore a combustione entro il 2035 a favore di un sistema a trazione elettrica. In un editoriale sul Messaggero intitolato "La scelta green dell'Europa che penalizza il nostro Paese", Prodi sottolinea che l'Europa è stata un precursore nella lotta al degrado del pianeta, ma che la scelta di un'automobile completamente elettrica obbligherebbe il Vecchio Continente a mettere in secondo piano le tecnologie alternative, come i biocarburanti e l'idrogeno, in cui l'Europa stessa è all'avanguardia. L’ex presidente del Consiglio sottolinea pure che secondo una ricerca dell'Università di Monaco un'auto elettrica finisce con il produrre, insieme a una cospicua caduta dei posti di lavoro, una quantità di CO2 superiore a quella di un motore a combustione interna di ultima generazione, a causa della quantità e della qualità di materie prime necessarie per produrre le batterie e della produzione di energia elettrica inquinante.
Prodi stigmatizza anche il costo elevato delle infrastrutture di ricarica delle batterie e la limitata autonomia delle auto elettriche. Inoltre, essendo l'Europa in ritardo rispetto alla Cina e agli Stati Uniti nella produzione di batterie, Prodi fa notare che i costi delle auto elettriche rimangono ancora molto superiori a quelli delle tecnologie finora dominanti. Per incentivare gli acquirenti di auto elettriche, gli Stati nazionali dovrebbero fornire sussidi, ma Prodi teme che ciò finirà per penalizzare l'Italia, che è un Paese di straordinaria importanza nella produzione di componenti per automobili, gran parte dei quali non esisterebbe però nelle auto elettriche, “che sono molto più semplici e si muovono spinte unicamente dalle costosissime batterie. Le auto elettriche non hanno infatti bisogno di filtri, valvole, testate, iniettori, monoblocchi, pompe, serbatoi e delle tante altre diavolerie che compongono un’auto spinta da motore diesel o a benzina. Di conseguenza, nel nostro Paese, si produrrà una riduzione di oltre cinquantamila posti di lavoro e un notevole danno alla nostra bilancia commerciale, dato che siamo grandi esportatori verso le imprese automobilistiche europee”.
Alla luce di tutto ciò, Prodi chiede una politica industriale europea coordinata per affrontare questa sfida: “Mi chiedo se scelte così drastiche e tempi così ristretti siano la decisione migliore per proteggere il futuro del nostro pianeta. Forse gli stessi legislatori europei hanno nutrito qualche dubbio in materia quando hanno proposto un possibile riesame nel 2025. Come si suole dire in questi casi, si tratta però di una «pezza peggiore del buco» perché, nel frattempo, tutte le grandi decisioni saranno già state messe in atto, con le loro conseguenze – conclude Prodi – compresa quella di bloccare ogni ricerca per migliorare il funzionamento del motore endotermico”.