Dopo due settimane di ricerche, si è finalmente conclusa a Barcellona la fuga di Andrea Cavallari, il 26enne evaso lo scorso 3 luglio dal carcere della Dozza di Bologna. Condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi per la strage della discoteca "Lanterna Azzurra" di Corinaldo del 2018, poi scappato, Cavallari è stato fermato giovedì mattina in una strada della capitale catalana dagli agenti della Polizia Penitenziaria, con la collaborazione delle forze dell’ordine spagnole, dei carabinieri e della polizia italiana. Il giovane, originario di Bomporto, nel Modenese, si era reso irreperibile poche ore dopo aver discusso la tesi di laurea in Scienze Giuridiche all’Università di Bologna. Aveva ottenuto un permesso dalla magistratura di sorveglianza per partecipare alla cerimonia accademica, senza scorta e accompagnato dai familiari. Evidentemente, per lui è rappresentata una grande e unica occasione. Dopo il pranzo di festeggiamento nel centro storico del capoluogo emiliano (un permesso raro e opinabile) Cavallari era scomparso, facendo scattare immediate ricerche e dando il via a un nuovo fascicolo per evasione, cui si è aggiunta un’indagine per favoreggiamento. La sua cattura in Spagna, avvenuta senza incidenti nella seconda metà della mattinata, chiude una fuga durata 14 giorni, ma apre nuove domande: chi lo ha aiutato, come ha raggiunto Barcellona e dove ha trascorso questo periodo?

Andrea Cavallari è uno dei membri della cosiddetta “banda dello spray”, composta da giovani malviventi della Bassa Modenese, arrestati nell’agosto del 2019. La notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, durante un concerto del rapper Sfera Ebbasta alla discoteca "Lanterna Azzurra" di Corinaldo, spruzzarono spray urticante per creare panico e rapinare il pubblico. La calca che ne seguì causò sei morti - cinque minorenni e una donna di 39 anni, Eleonora Girolimini - e 59 feriti. L’intera banda è stata, quindi, poi condannata in via definitiva. Cavallari, già detenuto nel carcere bolognese, a quanto pare stava beneficiando di permessi premio e aveva mostrato buona condotta in carcere, tanto che si avviava a ottenere riduzioni di pena previste dalla legge. La decisione di non assegnargli una scorta in occasione della laurea, però, si è rivelata un errore fatale. Ora, oltre alla cattura, il lavoro degli inquirenti si concentra su eventuali complicità ricevute da Cavallari durante la fuga. La Procura di Bologna e quella di Ancona stanno lavorando per ricostruire i movimenti del 26enne in questi giorni di latitanza e per accertare eventuali responsabilità di chi potrebbe averlo aiutato a espatriare e nascondersi all’estero.
