Il Superbollo resterà in vigore? Questo sembra lasciar presagire la fine dell’esame in Commissione Finanze alla Camera della legge sulla Delega Fiscale con cui il governo Meloni si sta avviando a revisionare ampiamente le misure di tassazione diretta e indiretta in definizione nel Paese. Al termine del passaggio in Commissione, infatti, non c’è alcuna traccia dell’eliminazione del balzello sulle auto di grossa cilindrata che da tempo in particolare Lega e Fratelli d’Italia si erano ripromesse di decurtare profondamente o cancellare. Questo perché le risorse sono limitate e per dare il via libera alla detassazione delle tredicesime e a più risorse per riduzione delle imposte sugli stipendi e gli autonomi il governo e in particolare il Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti hanno dovuto fare delle scelte. Al termine del passaggio in Commissione e prima dello sbarco in aula del decreto, resta l’impegno a cancellare il Superbollo senza misure immediate. Un emendamento di Fdi approvato impegna il governo a valutare "l'eventuale e progressivo superamento" del Superbollo sulle auto di grossa cilindrata, a patto che non comporti maggiori oneri per i conti pubblici. Cosa dovrà fare il governo? Secondo l’emendamento sarà autorizzato a “riordinare le tasse automobilistiche, anche nell'ottica della razionalizzazione e semplificazione del prelievo, valutando l'eventuale e progressivo superamento dell'addizionale” del Superbollo. In altre parole, bisognerà trovare uno strumento fiscale che consenta al mercato auto di produrre lo stesso gettito fiscale pur in assenza del gettito dato dalla penalizzazione delle grosse cilindrate.
In vigore dal 2011, il Superbollo prevede un pagamento di una tassa: 20 euro per ogni kW di potenza dell'auto superiore ai 185 kW, con un peso decrescente nel corso del tempo: il Superbollo cala a 12 euro dopo il primo quinquennio dall'immatricolazione, scende ulteriormente a 6 euro dopo dieci anni, si dimezza nuovamente a 3 euro per extra-kW dopo il quindicesimo anno e si azzera dopo i 20 anni dall’immatricolazione. Federcarrozzieri ricorda per un nuovo acquisto può andare dai 140 euro della Toyota Yaris Gr agli 8.660 euro della Ferrari Daytona SP3. Gli addizionali cambiano da macchina a macchina, ma per tutti i possessori di autovetture con potenza superiore ai margini il Superbollo è considerato un balzello odioso e penalizzante dei consumi. Del resto, colpire trasversalmente dalle Yaris alle Daytona e fondare sulla potenza in kW l’unica base di calcolo dell’imposta appare come una scelta dichiaratamente punitiva verso questo tipo di autovetture. E al contempo, non dimentichiamo che il Superbollo è figlio di una stagione contraddistinta dall’austerità di Mario Monti, che lo introdusse nel 2011 con la volontà di colpire consumi ritenuti “di lusso”, ma che ha finito per coinvolgere autovetture che sarebbe ardito definire da élite o privilegiati, dalla Renault Megané alla Ford Focus. Inoltre i critici del Superbollo ritengono ci sia una manipolazione di mercato a causa del fatto che buona parte delle auto elettriche o ibride sono esentate nei primi anni di circolazione dal pagare il bollo o il Superbollo. Questo nonostante non fosse l’incentivo all’elettrico la volontà della mossa di Monti, che aveva unicamente obiettivi di fare cassa senza puntare a modifiche del parco mezzi o qualsiasi target climatico.
La misura è stata costosa per molti possessori d’auto, ma ha prodotto pochi benefici per le casse dello Stato: “Gli introiti complessivi per le casse statali nei 12 anni di vita del Superbollo, sono stati pari a circa 1,2 miliardi di euro, - spiega Federcarrozzieri in un report – circa 100 milioni di euro l’anno, ma la tassa ha provocato pesanti anomalie nel mercato italiano dell'auto”. Se inizialmente “si è assistito ad una sensibile riduzione delle nuove immatricolazioni di vetture con potenza eccedente i 185 kW, successivamente si è registrato il proliferare dei 'falsi leasing', ossia autovetture con targa estera”, soprattutto tedesche o di Paesi dell’Est come Polonia, Bulgaria, Romania e Ungheria, “fornite in noleggio a clienti italiani, con conseguente mancato versamento del bollo auto, Superbollo, e imposte varie”. Le risorse a disposizione della delega fiscale da risparmi sul deficit previsto, spending review e modifica di voci di spesa sarebbero sui sei miliardi di euro. E dato che la riforma del fisco prevede che le misure non comportino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e che la pressione tributaria non aumenti rispetto a quella a legislazione vigente, l’abolizione del Superbollo si trova in questa fase tra due fuochi. Da un lato la necessità per il governo di dare la priorità a grandi voci sistemiche, dall’altro quella di conservare anche i 100 milioni annui di gettito del Superbollo per evitare spese non coperte. L’obiettivo potrebbe essere piuttosto un sistema di controlli su falsi leasing, recuperi fiscali e stimoli al mercato auto per far sì che in prospettiva i 100 milioni siano generati ogni anno dal mercato auto e dal complesso delle imposte sul valore aggiunto, le immatricolazioni e i passaggi di proprietà che un mercato meno gravato di balzelli potrà generare. In quest’ottica, la fine del Superbollo sarà più facile da ipotizzare come un processo graduale, che potrebbe avere compimento nella Legge di Bilancio, ove gli interventi possono essere più sistemici e gli appetiti delle forze politiche spartiti in base alle risorse a disposizione. Quel che è certo è che chi si trova a dover versare il Superbollo con ogni probabilità dovrà continuare a farlo almeno per tutto il valore del 2023. E ci sono prospettive scarse di veder invertita la rotta.