“Nelle grandi città all’estero la presenza delle auto bianche è la misura della salute della classe media. Ecco perché i disservizi sono un problema per tutti” scrive Aldo Cazzullo, che sul Corriere della Sera analizza la questione dei taxi, provando a rintracciare le cause di un problema che non può più essere ignorato. Le attese interminabili, i prezzi inaccettabili, i centralini che non rispondono: sono molti i vip che in questi giorni continuano a denunciare questo disservizio. Ma è davvero solo un problema dell’élite? “Nulla di più falso” scrive il giornalista. “E non solo perché Baudo, Brilli, Montesano sono artisti amati dal pubblico che generosamente espongono la loro immagine per porre un problema che riguarda tutti. La domanda di taxi non è fissa. Se i taxi si trovassero più facilmente, anche quando piove o c’è lo sciopero dei mezzi o c’è la partita, più persone li prenderebbero. Invece si è tentato — invano — di risolvere il problema aumentando, anziché il numero delle vetture, il prezzo delle corse; che sono ormai più care che a New York”. Alla base di tutta questa faccenda c’è proprio la mancanza di taxi e Roma è quella che ne soffre di più, anche se non sono solo le grandi città a essere interessate da questa carenza. Uber, dal canto suo, non può di certo essere la soluzione, considerando che i mezzi che usa sono gli Ncc (noleggio con conducente) o i taxi stessi, dunque il numero delle auto pubbliche resta quello.
E i tassisti? Per Cazzullo si tratta di una categoria chiusa alle innovazioni che, sebbene faccia bene a difendere i propri interessi, ultimamente lo fa sempre più a discapito dell’interesse pubblico. Mantenendo ancora il contatto con il pubblico, i tassisti hanno il potere di far circolare delle idee (anche politiche) e per questo sono diventati intoccabili: “Il governo di destra li protegge; e i sindaci di sinistra hanno paura di metterseli contro” scrive il vicedirettore ad personam del Corriere. “Con questa logica, però, abbiamo distrutto il servizio taxi”.