Ovunque. Negli ultimi anni la cucina, soprattutto una sedicente sottospecie di alta cucina, ha invaso la tv, i TedTalk, le nostre vite quotidiane. È così che, da un giorno con l'altro, ci siamo ritrovati all'ipermercato a caccia di topinambour in offerta. Grazie anche all'esplosione di Masterchef, è come se ci sentissimo tutti sommelier, gourmet, vaiasapè, sognando il giorno in cui potremo permetterci di spendere tre quarti di stipendio per una cena con degustazioni percorso palatabilità. E mignonette. Per l'esperienza esclusiva, ma soprattutto perché fa status. The Menù, appena sbarcato su Disney Plus, è il film che viviseziona tutte le boiate dello storytelling culinario. Anzi, dello storytelling culinario fa grande allegoria di ogni tipo di storytelling che avvelena qualunque campo della comunicazione e, quindi, della nostra società. Riemergendone con una gustosa morale: il mondo si divide tra chi spala la merda e chi se la mangia. Tu da che parte stai?
Dodici prestigiosi ricconi si imbarcano verso l'isola di Hawthorn, stupenda oasi naturale dove ha sede l'omonimo ristorante stellato del roboante chef Julian Slowik (Ralph Fiennes), oramai assurto a fama globale. Anche per questo, cenare da lui viene a costare oltre duemila dobloni a capoccia. L'ambiente, anche quello naturale, appare fin da subito gentilmente ostile, ma nessuno degli ospiti sembra essere in grado di porsi alcun problema: non gli attraversa nemmeno l'anticamera del cervello la volgare idea di dubitare del grande genio dei fornelli. Tutti si accollano, dunque, ogni stramberia pur di arrivare a sedersi alle agognate tavole. Tutti tranne una, la co-protagonista Anya Taylor-Joy, la più figa di tutte.
Lo è in questo film e lo è anche a Hollywood con una faccia da cinema e un talento in grado di farla esordire subito come protagonista in The Witch, apprezzatissimo horror cult di Robert Eggers (2015). Da lì, una carriera in costante ascesa per lei che riesce a riaccendere il sopito fuoco dell'ispirazione creativa perfino a un grande nome che oramai consideravamo tutti pressoché bollito: M. Knight Shyamalan. Il "re dei plot twist" la sceglie per Split, uno dei suoi ultimi più film più riusciti e lei, all'epoca quasi ventenne, si ritrova con il mondo ai piedi. Non c'è dubbio che la ricorderate - roscia e d'antan - nell'amatissima serie Netflix La Regina degli Scacchi (2020).
Di una bellezza quasi aliena, Taylor-Joy veniva inizialmente scelta per horror e thriller d'autore. Il salto al mainstream era comunque inevitabile. E infatti. In The Menù torna, però, ad atmosfere più cupe e sanguinose, per quanto calate in un'aura di perfezione maniacale. Il ristorante, la cucina, l'intera brigata sono un esempio di fulgido splendore machiavellico: non c'è un dettaglio che sia fuori posto. Mentre ogni particolare, che gli ospiti se ne rendano conto o meno, corre inesorabile verso un grottesco finale gourmet. Del resto, "fa tutto parte del menù".
Anya Taylor-Joy qui interpreta la disincantata Margot, misteriosamente a cena con un cretino: Tyler (Nicholas Hoult, l'attore che ha avuto la sfiga di far parte della stessa generazione di Robert Pattinson, altrimenti ne sentiremo parlare molto di più). Il cast è di primo piano, come ogni ingrediente del film che si immerge nel delirio, di scena in scena, ma delicatamente: l'equilibrio della follia è perfetto, incantevole, sublime. Al netto del sangue che, inevitabilmente, comincerà a scorrere copioso. Non si tratta di mattanza, però, non ne assume i contorni neanche per un secondo. È, in una parola, giustizia.
C'è chi lo paragona a Squid Game. E sbaglia. The Menù non assomiglia a niente perché è uguale solo a se stesso, ovverosia ciò che ogni capolavoro, per dirsi tale, dovrebbe essere. Il film si pone come una violenta satira sociale verso il modo in cui la nostra società, aka tutti noi, agisce, compra, mangia, "pensa". Ci dipinge così ottenebrati dallo storytelling comunicativo dietro ogni boiata, in questo caso culinaria, da non essere più in grado di riconoscere ciò che è vero da quello che perfino un cinquenne individuerebbe come fumo negli occhi. Senza arrosto.
The Menù è il primo revenge food porn, un film in cui è il cibo a gridare vendetta per l'ottusità con cui lo degustiamo (o sogniamo di farlo solo per poterlo instagrammare). Ma il cibo, l'alta cucina, qui è posto come grande metafora di tutti i "concept" che accettiamo come dogmi di fede solo perché così ci sono stati messi davanti al naso: a quante fesserie "crediamo" soltanto perché sono trend e rappresentano l'hashtag "giusto" hic et nunc? Ralph Fiennes, sempre adorabile pazzoide fin da Red Dragon - ma non perdetevelo in In Bruges (Prime Video) - serve sul piatto a ospiti e spettatori la loro stessa bieca piccolezza intellettuale, l'essere, in buona sostanza, assidui mangiatori di merda. Pure ben contenti. #Gourmet. E allora il messaggio conclusivo non può che essere uno e uno soltanto: "non mangiate", idioti.