In Italia c'è una che è diventata famosa perché le fa male la fessa. Non sa cantare, nemmeno recitare e molto spesso, di gaffe in gaffe, emerge prepotente il dubbio non sia un drago neanche nella comunicazione via social, dove nonostante tutto può contare su centinaia di migliaia di K. Si chiama Giorgia Soleri, è invitata a qualsiasi evento mondano dalla Mostra del Cinema di Venezia in giù - pur repellendo la sola idea di buttare la serata a guardare un film. Anche poetessa presso se stessa, non voleva essere chiamata "la fidanzata di Damiano dei Maneskin". Quindi, supponiamo, oggi non amerà l'etichetta di "ex fidanzata di Damiano dei Maneskin". Pazienza. La femminista da Instagram Soleri è uno di quegli errori del Matrix che fingiamo di non vedere, con cui conviviamo quotidianamente, normalizzando l'assurdo. I suoi post vengono raccontati con mezzi inglesismi super positivi, tipo empowerment femminile. Che in italiano deve signficare, più che altro: riuscire a fare soldi, tantissimi soldi, frignando forte in quanto donna. Il problema è che la sua strategia fatta di piantini e drammi personali a puntate, dove per "puntate" intendiamo storie o post Instagram, funziona. La narrazione che fa di se stessa e delle proprie traversie appassiona follower e testate nazionali, arrivando a farle vendere perfino ombretti in crema e prodotti per la skincare #adv. Ed eccoci al punto: il dramma, mai come oggi, in Italia fa soldi. Fa tantissimi soldi. Quindi la notizia giunta come fulmine a ciel sereno stamani, martedì 19 settembre, del divorzio tra Tiziano Ferro e il marito americano Victor Allen è, lato marketing, un insperato colpo di fortuna per il primo romanzo del cantante, dal titolo già un filo troppo allegrotto: La Felicità al Principio. Menomale che poi è arrivata una sciagura ad aggiustare il tiro. E lo stesso Ferro lo sa più che bene.
Ferro annuncia il divorzio, accenna al tema, più che legittimo, di una grande sofferenza emotiva per la rottura e, intanto, specifica che si vede costretto ad annullare tutte le date italiane previste per la presentazione del romanzo. Perché, allo stato attuale della sua situazione matrimoniale, non può portare i figli fuori dagli Stati Uniti come e quando gli va, naturalmente. Ma pure perché, dopotutto, forse tali arcaiche presentazioni in 3D non valgono nemmeno lo sforzo. Non vogliamo essere cinici, vogliamo semplicemente indicare il cielo. Che è sempre azzurro, quando terso: l'artista è riuscito a smarchettarci l'ultimo disco e l'agiografia (pardon, documentario Prime Video su se stesso) annunciando entrambi i progetti, che sarebbero usciti a breve distanza, con un'intervista esclusiva in cui raccontava per la prima volta di aver sofferto d'alcolismo. Le major agli esordi gli imponevano di rinunciare alla carbonara e di fingersi etero. Questo gli ha portato grande sofferenza, oltre che successo planetario, e Tiziano avrebbe così annegato le proprie frustrazioni nel bicchiere, puntualmente mezzo pieno.
Perché puntare proprio su questo per lanciare un progetto discografico e un doc celebrativo della sua carriera? Perché è il "Giorgiasolerismo", bellezza. Lo stesso motivo per cui ogni turbofregna, di quando in quando, tira fuori la triste storia del bullismo subito a scuola (perfino Miriam Leone ci è riuscita, dicendo che la sopramminavano "Elio e le Storie Tese per via delle folte sopracciglia). E crediamoci. Ogni giorno, insomma, un vip a cui non manca nulla fa il piangina sui social per guadagnarsi la nostra empatia. E ce la fa, grazie anche a testate nazionali compiacenti. Il tutto si traduce in cash per entrambe le parti. Sindrome dell'impostore come minimo comun denominatore, come lottano queste celebrities. Perfino Chiara Ferragni a Sanremo, lo abbiamo ben visto nello special The Ferragnez dedicato al Festival, ha passato l'intera kermesse a versare lacrime di stress e autocommiserazione. Per cortesia.
Posto che, è chiaro, nulla possiamo né vogliamo togliere al dolore personale che di certo il cantante di Latina starà attraversando al momento, l'opportunità della notizia del suo divorzio cicciata fuori a due settimane dall'uscita del suo primo romanzo (3 ottobre prossimo), fa intravedere il Matrix del marketing "addolorato". Anche perché, come detto, non sarebbe la prima volta che Ferro se ne avvale. Ogni volta che un vip piange o gli capita qualcosa di brutto, crea engagement. E, quindi, soldi, nell'unità di misura di milioni di paperdollari.
Tutti i cantautori hanno, prima o dopo, capitalzzato un qualche patimento personale, mettendolo in musica. Ora l'arte non c'entra nemmeno più, manco è chiamata in causa. Basta mostrarsi sofferenti per innalzare i cuori (e il sentiment social) di follower e meno follower. Un sistema tarato fin dal principio, è chiaro, ma oramai accettato, normalizzato, in qualità di strategia di product placement. Tra le più efficaci, va detto.
Auguriamo a Ferro ogni bene. Magari la sofferenza per la separazione da Victor Allen lo riporterà a scrivere un disco come si deve, di quelli che metteva insieme un tempo, prima di diventare il Biagio Antonacci del pop internazionale, certo di vendere anche con un disco di cover della Vecchia Fattoria piano, voce e sassofono. O lasciandosi andare a mefitici duetti con J-Ax a tema resilienza. Lato vendite libro non ha alcunché di cui preoccuparsi, invece. Ha iniziato a promuoverlo, seppur indirettamente, nel migliore dei modi. Purtroppo. Il marketing addolorato non sbaglia mai.