Nel corso della storia della Chiesa, molte opere si sono concentrate sul potere del papa: cosa può fare, quale autorità possiede, e fino a dove si estende il suo governo. Tuttavia, molto meno è stato scritto su come un papa debba esercitare il suo ufficio e quali qualità debba possedere per essere all’altezza di un compito così immane. Il recente College of Cardinals Report propone una riflessione profonda proprio su questo punto, invitando a una lettura spirituale e teologica della figura papale, alla luce di San Pietro e della tradizione ecclesiale.
Il pontefice romano non è il successore di Cristo, ma di San Pietro; non è un sostituto di Gesù, ma il suo vicario. Questo distingue radicalmente il ruolo del papa da quello di qualsiasi altro leader terreno. Gesù stesso, rivolgendosi a Pietro dopo la resurrezione, lo interroga sull’amore: “Mi ami tu?” (Gv 21,15-17). Da questa domanda scaturisce il mandato: “Pasci le mie pecorelle.” L’amore per Cristo è la radice da cui sgorgano le responsabilità papali: governare con giustizia, insegnare con verità e santificare con umiltà.
Il papa, dunque, è chiamato a svolgere il suo ministero su tre fronti: governare (funzione regale), insegnare (funzione profetica) e santificare (funzione sacerdotale). Il suo obiettivo principale non è il potere, ma la salvezza delle anime. Perciò, egli non deve essere assorbito dall’attivismo organizzativo, ma deve ricordare che il suo compito più alto è edificare la Chiesa, pregare, e insegnare il popolo di Dio.
Tra tutte le virtù, la più importante per un papa è l’umiltà. San Bernardo di Chiaravalle, nel suo trattato De Consideratione scritto per Papa Eugenio III, affermava: “Quanto più sei elevato sopra gli altri, tanto più la tua umiltà deve brillare.” Un papa che si considera servo, non padrone, è un autentico riflesso del Cristo che lavò i piedi ai suoi discepoli.
Il suo zelo deve essere rivolto alla santità personale, non agli onori del mondo. Non deve cercare gloria o influenza politica, ma conformarsi interiormente a Cristo, come guida spirituale e testimone vivente del Vangelo.

Inoltre, un papa dovrebbe circondarsi di amici noti per la loro bontà e virtù. Le relazioni strette di un pontefice influenzano le sue scelte e il tono del suo governo. La santità non è solitaria, ma si nutre anche della comunione con uomini giusti.
In un’epoca in cui le strutture di potere spesso deformano l’integrità delle persone, il papa deve saper promuovere collaboratori di comprovata virtù. Non basta scegliere persone capaci: devono essere rette, umili e fedeli al Vangelo.
Il papa, pur essendo pastore misericordioso, deve anche sapere affrontare con decisione il male. Come scriveva San Bernardo: “Che tema il tuo sdegno chi non teme gli uomini. Che tema le tue preghiere chi ha disprezzato i tuoi ammonimenti.” La carità pastorale include il dovere di correggere, ammonire e, se necessario, condannare ciò che è contrario alla verità e alla giustizia.
La stessa determinazione deve guidare la scelta dei cardinali. Come ricordato dal Concilio di Trento e da Benedetto XIV, i cardinali devono essere scelti tra gli uomini più eminenti per dottrina e virtù, veri pastori, non funzionari o politici ecclesiastici.
Analogamente, il papa deve nominare buoni vescovi, vigilare che compiano il loro dovere, e, se necessario, correggerli con fermezza. È un compito difficile, ma essenziale per garantire l’unità della Chiesa e la fedeltà dei pastori alla loro missione.
Dal giuramento antico che ogni papa faceva all’inizio del pontificato, emerge una triplice responsabilità che resta attualissima: promuovere la fede cattolica, rafforzare la disciplina ecclesiastica e difendere i diritti della Santa Sede. Queste non sono funzioni amministrative, ma espressioni concrete del compito di Pietro: confermare i fratelli nella fede e custodire l’unità della Chiesa.
Nonostante si invochi lo Spirito Santo all’inizio di ogni conclave, non si deve pensare che ogni elezione papale sia una decisione perfetta dettata dal Cielo. Lo stesso Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, riconosceva che lo Spirito “non prende il controllo dell’evento, ma lascia spazio e libertà” ai cardinali. In altre parole, la libertà umana è reale, e la grazia divina accompagna senza forzare.
Scegliere un papa significa riconoscere in un uomo la capacità di servire, non di dominare. Significa cercare un cuore ardente di carità, saldo nella fede, pronto al sacrificio. È la figura di Pietro, il pescatore fragile eppure scelto, che deve ispirare ogni futuro successore. In un’epoca segnata da confusione e secolarizzazione, il mondo ha bisogno di un papa che sia segno vivente della presenza di Cristo, non un amministratore di potere terreno. Un uomo che, come disse Gesù a Pietro, sappia amare, pascere e, infine, donarsi.
