Un paio di post su Facebook, un nome mai scritto per intero e un portatile sequestrato. Così Mario Barbato, blogger ciociaro sulla cinquantina, è finito nel cuore di uno dei casi più intricati e contaminati della storia italiana: la scomparsa di Emanuela Orlandi. A svelare il suo nome, con un post sulla sua pagina Facebook, il fratello della quindicenne cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983. La Direzione Distrettuale Antimafia lo accusa di favoreggiamento: secondo la procura di Roma, avrebbe diffuso online “contenuti sensibili” legati a Emanuela, citando come fonte un contatto identificato solo con delle iniziali. Nessuna inchiesta giornalistica, nessun reportage. Solo due post in un gruppo Facebook dal titolo “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi”. Per Barbato è esercizio di pensiero. Per la procura, un potenziale ostacolo alle indagini riaperte nel 2023. E così, la perquisizione: casa passata al setaccio, computer sequestrato, caccia a nuovi nomi e conferme.


Il blogger, però, non è un volto nuovo per Pietro Orlandi. Anzi. Il fratello di Emanuela ha pubblicato un durissimo sfogo: “L’ho bannato ogni volta che potevo. Racconta falsità deliranti su di me, su mia sorella, dice che era incinta (quando è scomparsa aveva il ciclo ndr) e portata in Inghilterra. Ma che ne sa lui? Non l’ha mai conosciuta. questo gran pezzo di merda ( scusate il linguaggio) di Mario Barbato ma come si permette di parlare così di mia sorella? Ma che ne sa di lei, cosa faceva o non faceva? Qual'era la sua vita? Lui non l'ha mai conosciuta. Questo bastardo di Mario Barbato me le venisse a dire in faccia queste cose, ma non ha le palle per farlo perché è un verme in grado solo di strisciare. Mi dispiace per i suoi genitori che hanno messo al mondo una monnezza del genere.” Il bersaglio non è solo Barbato, ma anche certi giornalisti e autori che, secondo Pietro, alimentano sospetti infondati su Emanuela, parlano di feste, assenze a scuola, militari di leva. “Gente bastarda”, scrive, senza mezzi termini. E chiude così rivolgendosi a Barbato: “Ti auguro con tutto il cuore il peggio che la vita possa darti”. Intanto, la procura cerca risposte. Ma il rischio è che la vicenda Orlandi sia ormai diventata anche il terreno ideale per chi, in cerca di visibilità, preferisce la tastiera all’inchiesta.

