“Un pipistrello, perché trova la strada anche al buio. Una gallina, perché fa le uova senza essere fecondata, e un po’ coccodrillo, perché mangia i piccoli e poi piange”. L’inizio dell’intervista di Francesca Fagnani a Arisa è già un capolavoro, un quadro degno del Salvador Dalì più allucinato. A Belve, la cantante ha parlato dei temi più diversi. Di come, per esempio, sia piena di ammiratori. E di detrattori. Entrambe le parti accomunate dal solito elemento: “il mio sedere”. Aspiranti amanti (o sognatori) e invidiosi, insomma, anche perché nessuno se l’aspettava un sedere del genere. Molte volte, Arisa, è anche cattiva. Così cattiva da dire, “che vuoi?”, a chi le chiede qualcosa. Gesto barbaro. Ma il comandamento è chiaro e non lascia interpretazioni: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Un pizzico di teologia si somma all’avanguardia. “Coraggiosa, emotiva. Fragile… no”. Ci sono anche dei preziosi consigli sul pascolo dei tacchini, punizione dell’infanzia di Arisa: “Perché mi fa dire queste cose, cara? Io ho già problemi… sociali”. Ci sono state anche le botte, a causa delle anomalie della giovane Arisa, che le menti dei genitori non sono state in grado di cogliere nel modo giusto. Poi le forme, il seno, l’altezza. La paura che qualcuno si potesse approfittare della “propensione al fare tutto”. Rosalba Pippa è molto aperta, e lo è sempre stata, fin da piccola. La parentesi su quel Festival di San Remo vinto, che la portò in una sorta di limbo e di complesso di superiorità. Servì un momento di autocoscienza: “Ma chi ti credi di essere?”, disse a se stessa. Spesso, riflette, è stata trattata come un bancomat a causa della sua “tendenza a pagare”. Ha speso tanti soldi per il fitness e per curare il proprio aspetto, ma comunque non si sente soddisfatta, c’è sempre qualcosa che non va. Non sembra vedere certi difetti Rocco Siffredi, che l’ha definita, dopo la pubblicazione della famosa foto con offerta di matrimonio, “sensuale a livelli surreali”. Ma la nostra se la sente addosso questa sensualità? No. Doveva nascere negli anni Cinquanta. Poi non le piacciono gli uomini a cui lei piace: lei vuole quelli freddi. Un po’ incontentabile, Arisa, ancora in cerca di qualcuno che ami da impazzire l’organo sessuale femminile, specialmente il suo. Eppure, non vuole l’uomo che le cade ai piedi: “Ci sarà una ragione se sono zitella a quarantuno anni…”.
“Se avessi voluto piacere a tutti mi sarei chiamata Nutella”, disse una volta la cantante. Non si può essere ben accetti a prescindere. Neanche dalla comunità LGBTQ+. “Cresci un po’, bella”, aveva detto a Paola Iezzi del duo Paola e Chiara, che l'aveva criticata per alcune sue uscite riguardanti Giorgia Meloni. Le aveva pure mostrato il dito medio, peraltro senza manicure, il peggiore degli smacchi. A Belve, dunque, si sovrappongono gli opposti, si invertono i poli magnetici: “diventare uno schiavo sessuale è una scelta altissima”. Manifesto di libertà, in cui sentiamo le eco della dialettica servo-padrone della Fenomenologia dello spirito di Hegel. Ma c’è anche un po’ di Kant, qualche rimasuglio di imperativo categorico: “Ho un grande senso del dovere… Ruttino”. Perché Arisa non viene capita? In fondo, forse, la colpa è della gente che non ha voglia di fare fatica. Incompresa per l’apatia di chi le sta intorno. Anche perché, nessuno può negarlo, Rosalba non si nasconde. Anzi, si mostra per quello che è. Lo fa fin da piccola. Ma qual è il suo miglior pregio? “La spregiudicatezza e il coraggio”. “Ne scelga uno”, insiste Fagnani. “Sono molto romantica”. E il peggior difetto: “L’incoerenza”. Sopra e sotto, testa e coda, spazio e tempo si mischiano in un nodo che solo una rediviva Giovanna d’Arco potrebbe sciogliere. Nelle parole di Arisa si percepisce la volontà di andare oltre. Superare i confini dell’amore e del principio di contraddizione. Cos’è che non avevamo capito, quindi? Che tutto vale tutto, ma non vale sempre. È giusto, quindi, recitare la preghiera buddista, il padre nostro e ringraziare i morti dell’eterno riposo. Anche la madonna. Gesù no, invece: “Eh, tra donne magari ci capiamo”. Grazie, Rosalba Pippa, donna sola ma non sola. Ci scusiamo al posto di chi non si è scusato con lei. Perché siamo noi a non essere abbastanza.