La scomparsa prima, ed il ritrovamento di Milena Santirocco poi, presenta molti punti oscuri. Parola di profiler. E infatti, in mattinata, l'insegnante di ballo e fitness ha confessato durante l'interrogatorio: “Non sono stata sequestrata. Ho inventato tutto, volevo uccidermi. Ero disperata, volevo togliermi la vita”. La donna, 54 anni, era scomparsa da Lanciano, in provincia di Chieti, lo scorso 29 aprile. Per poi comparire nuovamente lo scorso 4 maggio a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Duecento i chilometri di distanza dal luogo in cui era stata trovata la sua automobile con la gomma forata da un chiodo. È stata la stessa Milena ad avvertire con una chiamata di essere ancora viva recandosi in un bar proprio a Castel Volturno. Bar dove si è presentata con i vestiti bagnati e sporchi, ed i polsi segnati. In quel frangente, avrebbe raccontato di essere stata sequestrata da due uomini incappucciati che avrebbero tentato di annegarla in uno stagno per poi fuggire credendola morta. Ma sarà davvero così? Intanto, la procura di Vasto ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a carico di ignoti. Quel che è certo è che Milena Santirocco avrà tanto da raccontare al Pm. Anzitutto perché, guardando il quadro generale, sarà cruciale organizzare in maniera oggettiva i dati occorsi. Milena ha fatto perdere le sue tracce, volontariamente o meno, per un lasso temporale di sei giorni dopo aver condiviso alcune storie su Whatsapp ed aver cancellato il suo profilo Facebook. Milena avrebbe raccontato di essere stata rapita da due uomini incappucciati che avrebbero cercato di annegarla e quindi di essere sopravvissuta perché questi la credevano morta. Al momento non pare esserci alcun riscontro oggettivo, nessun testimone che abbia visto un commando di uomini incappucciati agire in pieno giorno. Potrebbero mai essere passati inosservati? Indubbiamente, per vivere questi tipi di rapimento, bisognerebbe tornare in Sardegna al tempo del banditismo degli anni ’60. In questo senso, a maggior ragione è proprio l’eliminazione del social che mi lascia perplessa sull’andamento dei fatti così come ricostruiti dalla donna.
Dal punto di vista investigativo, guardando l’esito positivo della vicenda, quest’ultima attivata appare una cosa piuttosto anomala. Almeno, lo sembrerebbe dal punto di vista di un profiler. A che cosa sarebbe servito cancellare l’account ai suoi potenziali aggressori? Solitamente si fa sparire il cellulare, lo si spenge o si butta via la sim in modo da impedire la localizzazione integrale del telefono. Tale gesto, dunque, sembrerebbe essere superfluo soprattutto in termini di tempestività nella gestione di un sequestro. Anche se la vogliamo guardare nell’ottica di un depistaggio. Questo, dal mio modo di vedere, sarà un punto focale dell’indagine ora aperta, come anticipato, per sequestro di persona a carico di ignoti. Ritengo utile pertanto che venga fatta anche in questo caso l’autopsia psicologica per ricostruire a ritroso gli ultimi mesi di vita della donna e quelle che erano le sue condizioni psicofisiche prima dell’allontanamento. Ed anche da tale angolazione c’è un altro accadimento antecedente alla sparizione che, se confermato, solleverebbe qualche interrogativo sulla fondatezza del racconto della donna. Lo scorso ottobre Milena si era rivolta ad un esorcista per ricevere una benedizione perché convinta di aver ricevuto un “maleficio”. Ad affermarlo ai microfoni del Tg Rai è stato proprio l'esorcista diocesano, padre Pius Chittilappilly. “Era spaventata perché aveva trovato degli oggetti non belli in quattro angoli della palestra: qualcuno avrà fatto qualche maleficio. Dopo due, tre settimane è ritornata con il suo collaboratore o amico, e ha chiesto un'altra benedizione”. Così, testualmente, padre Pius Chittilappilly. L’uomo ha poi aggiunto che, a suo modo di vedere, la scomparsa di Milena non avrebbe niente a che fare con questi “malefici”. E su quest’ultimo punto anche io sono d’accordo. Dato che, almeno da come è andata la narrazione dei fatti, il racconto della donna mi convince poco. Chi avrebbe dovuto tentare di affogarla, peraltro due uomini incappucciati, senza riuscirci? Abbandonandola ed esponendosi al rischio di essere riconosciuti? Possono davvero non essersi accorti che la donna era ancora viva? E poi quale sarebbe il movente? Certamente, se c’è stato un tentativo di annegamento, ci saranno tutta una serie di accertamenti che potrebbero confermarlo. O smentirlo. Le analisi per determinare se la donna ha subito un tentativo di annegamento possono includere infatti esami fisici capaci di rivelare segni di soffocamento, come la presenza di acqua nei polmoni, abrasioni o segni di trauma sul corpo. Ma potranno essere espletate anche valutazioni neurologiche per rilevare eventuali danni al cervello dovuti all'ipossia. In ultimo, potrebbero essere eseguiti anche test di laboratorio per rilevare eventuali sostanze chimiche presenti nell'acqua ingerita. Nel dettaglio, secondo quanto riferito dalla donna, nell’acqua di uno stagno. Che, di per sé, ha specifiche componenti. Sicuramente, se veramente la donna è caduta vittima di due uomini che hanno tentato di ucciderla, il decorso del tempo - una settimana - potrebbe pregiudicare l’esito delle analisi. Difatti, la quantità di acqua che rimane nei polmoni dipende da diversi fattori, tra cui la durata dell'immersione, la profondità dell'acqua e la capacità polmonare della persona. E comunque, nonostante un quantitativo significativo d’acqua possa rimanere nei polmoni, il corpo può espellerne una parte grazie ai meccanismi di tosse e rigurgito. Vedremo se e in che termini verranno disposti simili accertamenti. Un altro punto focale resta, a mio modo di vedere, il dato secondo cui la gomma della macchina abbandonata prima di scomparire era bucata con un chiodo. Qualcuno ha teso un agguato a Milena o lei, impressionatasi per aver bucato, magari spinta anche dai convincimenti che da qualche mese sembravano tormentarla, è fuggita? Mi riferisco a quegli stessi convincimenti che prima l’avevano indotta a rivolgersi ad un esorcista. Pertanto, mi chiedo, e vi chiedo, è possibile che versasse in una condizione tale da indurla a dileguarsi per timore che qualcuno potesse farle del male? E poi, resasi conto di aver lasciato in balia la sua famiglia, sia riapparsa? Un inciso. Non lasciatevi condizionare dall’apertura di un fascicolo da parte della Procura. Quello è un atto dovuto. Alle indagini l’ardua sentenza, dove però è arrivata in queste ore la svolta con la 54enne che ha confessato di non essere stata sequestrata.