Mi hanno mandato un paio di video hard per così dire, di tale Brasiliano (senza offesa per quel mondo eh, non me ne voglia il settore, e anche per i brasiliani). Uno durava circa due minuti e mezzo, insostenibili. Al quinto secondo era necessario terminare la “Uallera a Plissè” che mi si era creata, diciamo che avevo più palle io (in napoletano si dice Uallera) che il protagonista in questione. A ogni modo, la prima cosa che salta all’occhio è il suo pene, un fagiolino, indirettamente proporzionale alla sicurezza ostentata. Mi chiedo: recensisco quello che io chiamerei Ciceniello (bianchetto: vai a vedere cos’è, l’hai mangiato fritto qualche volta), faccio un’analisi demo-etno-antropologica della situa generale, o da brava maestra estrapolo una lezione e la spiego? Proviamo a fare “un fritto misto”: non me ne vogliano filosofi e antropologi, ma la mia analisi deve scomodare Benedetto Croce e mi chiedo se non siamo di fronte a un caso di storicismo assoluto. Allora, nella filosofia crociana l’idealismo è filosofia dello spirito che non può essere altro che pensiero storico, ossia pensiero che ha come contenuto la storia; pertanto, la filosofa comprende e spiega la realtà. Assumiamo dunque che il Brasiliano sia l’idealista per eccellenza, un filosofo dello spirito quale è, “proviamo a spiegarla questa realtà”, dico tra me e me. E ci voglio provare con spirito di storicismo, e cioè con quell’orientamento di pensiero che mira a comprendere ogni manifestazione umana riportandola al concreto momento storico e all'ambiente in cui è emersa.
Perché un uomo con un occhio offeso, che è stato in carcere e lo racconta fieramente, fa dei video a luci rosse pur avendo un pene così, facendosi chiamare “Brasiliano” anche se è apparentemente romano? Cos’è successo durante l’evoluzione della specie? Secondo Croce, se l'uomo non fosse capace di rappresentare cosa alcuna, non potrebbe pensare. Se non fosse spirito fantastico, non sarebbe neppure logico. Verifico dunque che il Brasiliano possiede uno spirito fantastico ed è capace di rappresentare sé stesso, cioè quello che pensa, e quello che pensa è davvero cosa piccola quasi quanto il suo pisellino piselletto. E fino a qui ci siamo. Ma mi manca ancora la comprensione. E qui devono venirmi in aiuto gli studi in antropologia culturale e antropologia dei simboli, rabbrividisco a dover nominare nello stesso discorso un energumeno dai tatuaggi improbabili munito di un cazzetto che si erge su una parete pubica un po’ cicciotta che mi evoca solo inchiavabilità e l’antropologo Ernesto de Martino. Ma devo per il bene della comunità. Io che sono ponte di linguaggi devo provare a spiegare questa crisi dell’esistenza. Mi avvalgo dell’assunto per cui il Brasile è un idealista filosofo dello spirito vista la sua condotta di vita, ne ricavo dunque anche un’accezione magica leggendo questo sprazzo culturale secondo l’alfabeto di De Martino. La magia per De Martino è un istituto culturale, non è un prodotto di culture primitive o dell'irrazionale. La magia è funzionale a ristabilire l'ordine e a rinsaldare la “presenza”, l'esserci dell'uomo nella sua realtà, minacciata da eventi esterni e caos esistenziale. Pertanto, l’ex detenuto rappresenta grandiosamente l’uomo nella sua realtà, il suo video hard è la magica esemplificazione culturale del presente, e le minacce esterne sono le dimensioni del suo pistillo fagiolinifero, e forse sono sul punto di risolvere quest’equazione al cubo sociale.
Lui vorrebbe, ci crede, ci prova, sembra farcela nella corsa all’imporsi nel mondo dei personaggi. Lui pensa di aver fatto qualcosa di bello, di unico, di buono, qualcosa per cui può prendersi una fetta di fama, una parentesi, un pugno di gloria, un momento, un intervento da Cruciani, una manciata di follower, ma si scontra con la “crisi della presenza”, come direbbe Ernesto De Martino, e cioè quel momento nella storia umana che pone la possibilità, se non addirittura l'inevitabilità, dell'impossibilità di esserci nel mondo e nella storia. Lui e l’altra donna nel video (Michelle Comi, ndr) si impegnano, ma è tutto inutile. Un freak show, un’esposizione dell’umanamente assurdo, una perdita dell’essere, del cogito. Per noi una perdita di interesse. Per me addirittura una perdita di integrità uallerifera, perché la visione di questo la uallera me l’ha frantumata, ma mi piaceva fare il gioco del sacro e profano. E chi meglio di lui mi poteva essere utile in questo esercizio assurdo di accostamenti che neanche un dialogo senza senso tratto dal teatro di Beckett. Ma c’è bisogno di una conclusione alla Karl Valentine in tema di assurdità: c’era un cazzetto, di un barbuto galeotto, che sembrava un fumetto. Il voto della maestra è 3, ma giusto a incoraggiarlo. Vuoi sapere perché? La regola della pallognimica e pesciognomica valutano la conformazione micropenica sporgere da un pube cicciottifero, che, come se non bastasse, si allunga verso del panciame sporgente ma sodo tipico dell’uomo medio che crede di essere furbo e piacente, si colloca esattamente in quella categoria di pesce ignorante. Il voto tre rappresenta l’ignoranza pesciamica, appartenente a un proprietario pistillifero rozzo, incolto, bruto e che tenta disordinatamente di colmare la piccolezza del proprio membro con atteggiamenti grandiosi ma non supportati da dati reali. BOCCIATO!