Questo weekend è successa una cosa passata così, sotto traccia. Ma gravissima. Un salto di livello preoccupante. Sabato mattina due persone sono riuscite a entrare nella casa di un giornalista di Oggi e Dagospia, Alberto Dandolo, lo hanno picchiato dicendogli: "Ti devi fare i caz*i tuoi, la devi smettere di rompere i coglio*i". Per poi ferirlo con un coltello. Alla mano. Della serie: te la tagliamo, ti roviniamo quella parte del corpo che ti serve proprio per scrivere. Un gesto pesantissimo. Un salto di livello appunto, in un momento in cui:
- La politica fa di tutto per affogare quando in quell'emendamento quando in quell'altro per punire i giornalisti, per aumentare le pene sia pecuniarie sia in anni di carcere
- Le spedizioni punitive anche amatoriali sembrano tornate di moda
- I giornalisti che vanno a seguire manifestazioni di dissenso vengono portati in Questura, spogliati, obbligati a subire perquisizioni corporali e di fatto viene loro impedito di svolgere il proprio lavoro. Di fatto è una censura preventiva
Eppure non ho letto articoli, mega editoriali, titoli a sei colonne indignati sulla vicenda di Dandolo. Non ho visto intellettuali leggere i suoi articoli a reti unificate. Né i giornalisti di La7 lamentarsi e gridare alla censura. Eppure questo sì che è un caso grave, altro che Scurati o Meloni che ironizza con La7. Qui, come ha detto Carlo Verdelli, il direttore di Oggi, bisogna chiedersi: chi ha picchiato a sangue Dandolo? Per conto di quale mandante? E a chi non dovrebbe più rompere i coglio*i? Teniamo alta la soglia dell'attenzione gente. Alta. Alta...