La Flat Tax è un sistema fiscale basato su un’aliquota fissa che di fatto azzera la progressività della tassazione ora in vigora per la maggior parte delle categorie. In parole povere tutti paghiamo lo stesso tasso percentuale, dai redditi bassi a quelli più alti. La proposta di Matteo Salvini e del centrodestra sarebbe l’estensione dell’aliquota fissa al 15% per dipendenti, pensionati e anche società. Tale provvedimento apre una voragine di problemi costituzionali, di sostenibilità per il sistema economico e di uguaglianza sociale. La prima difficoltà sarebbe la costituzionalità del provvedimento, l’articolo 53 della Costituzione prevede infatti la “progressività delle imposte”. Su questo la Lega controbatte che la Flat Tax non sarebbe proprio così flat flat come potrebbe suggerire la parola. Si impongono appunto degli sbarramenti di reddito sopra il quale il 15% non si applicherebbe: sopra i 30.000 euro per le famiglie monocomponente, sopra i 55.000 euro per i monoreddito e sopra i 77.000 euro per i bireddito. E qui concedetecelo ci scappa un po' da ridere. Perché la vera domanda è: ma chi ca**o dichiara in Italia? La risposta: sempre i soliti cretini. Siamo infatti campioni mondiali di evasioni fiscale. Se andiamo a guardare i dati MEF, infatti, “Il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è di 19.000 euro, il reddito medio dichiarato dal lavoratore dipendente è di 27.720 euro, mentre i pensionati arrivano in media a 18.650 euro. Il reddito medio da partecipazione in società risulta 16.450 euro.” Che cosa rimane quindi? Il nulla. Sì perché come ben sappiamo in Italia il segreto di pulcinella è proprio questo: l’evasione fiscale.
E si dirà: beh se avvantaggio i redditi più alti con un’aliquota fissa almeno non vado a svantaggiare i redditi più bassi! No. E questo per stessa ammissione della Lega. Perché, come si legge sul sito di Noi con Salvini, “alla nostra Flat Tax non si applica alcuna detrazione né alcun credito d’imposta previsto dalla Legge”. Perciò mentre adesso “l’aliquota minima in vigore con l’attuale sistema è del 23% per i redditi fino a € 15.000 e per effetto delle deduzioni e detrazioni fiscali, può scendere anche fino al 6/7% effettiva”, con la Flat questi redditi minimi si troverebbero a pagare il 15%. E questa è una condizione che riguarda in Italia quasi a 18 milioni di contribuenti. I malpensanti malignano, inoltre, che non ci sono le adeguate coperture per questa operazione, la quale andrebbe ad abbassare il gettito fiscale, incidendo quindi sui servizi ai cittadini (Sanità, Istruzione ecc.), ma quelli della Lega hanno ben previsto anche questo. La risposta al buco di bilancio, difficile da calcolarsi, forse fra i 50 e i 70 miliardi, che si aprirebbe con la Flat tax sarebbe infatti compensato dalla ritrovata voglia degli evasori di pagare le tasse. Secondo questa fine analisi psicologica, infatti, gli evasori sarebbero invogliati a pagare le tasse da un’aliquota più bassa. Ma è vero? Ancora una volta: no. E a dircelo, oltre al buon senso, è niente di meno che il Fondo Monetario Internazionale che sottolinea come “non esiste una correlazione diretta fra livello di tassazione e livello di evasione”. In parole povere chi non paga le tasse non le pagherà mai, a meno che non lo costringi. Come fanno negli Stati Uniti, in cui l’evasione fiscale è un reato federale grave. Ma tentiamo ancora una volta in extremis di salvare questa iniziativa, che, come abbiamo già dimostrato, favorisce i ricchi, sfavorisce i poveri e non è sostenibile a causa del nostro mostruoso debito pubblico. Il centrodestra sostiene che “la Flat Tax è finalizzata a stimolare la domanda interna e quindi ad avere ricadute positive sul PIL. […] Bisogna fare in modo che i pochi redditi che verranno realizzati dai contribuenti italiani siano tassati con un’aliquota equa. Questo perché la maggior parte dei redditi deve rimanere nel circuito dell’economia privata per far crescere il PIL.” E indovinate un po'? I dati lo smentiscono. Noi siamo infatti il paese con il debito pubblico fra i più alti ma con il debito privato fra i più bassi. Questo vuol dire che pur avendo le finanze dello Stato dissestate il risparmio privato, pari a 4 volte il debito pubblico, gode invece di ottima salute. Più soldi sul conto non significano maggiore domanda, soprattutto in un Paese come il nostro con una spiccata tendenza alla tesaurizzazione ed al risparmio. Tutto questo mentre il nostro PIL continua ad agonizzare.