La finanza non dorme mai, e i banchieri che ne governano le sorti sanno bene che ogni mossa va ponderata con la freddezza del giocatore di scacchi. In questo contesto si inserisce il complesso risiko bancario che sta infiammando il panorama finanziario italiano ed europeo, con UniCredit, Banco Bpm, Mediobanca, Mps e Commerzbank al centro di un intricato intreccio di offerte pubbliche di scambio (Ops), acquisizioni strategiche e regolamentazioni in bilico.
UniCredit e Banco Bpm: tra cautela e opportunità
Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha chiarito che l’istituto non ha escluso di rilanciare l’Ops su Banco Bpm, ma solo a precise condizioni: «Se saremo convinti che c’è più valore non abbiamo mai escluso di poter rilanciare» (Il Sole 24 Ore). Tuttavia, il punto critico resta il cosiddetto Danish Compromise, il regime regolatorio che influenzerebbe il ritorno sull’investimento dell’operazione su Anima. Con il Danish Compromise, la transazione avrebbe un rendimento superiore al 15% senza erodere troppo capitale, mentre senza di esso scenderebbe all’11%, con un impatto miliardario sui conti di UniCredit. «Quello che compreremmo sarebbe molto meno capitalizzato di quanto si pensava prima», ha avvertito Orcel, precisando che una decisione definitiva sarà presa solo verso la fine del periodo di adesione all’offerta (Milano Finanza).
Non meno delicata è la questione Commerzbank. UniCredit ha ottenuto il via libera della Bce per salire fino al 29,9% della banca tedesca, ma il ceo si mostra prudente: «Stiamo aspettando altre approvazioni, alcune delle quali stanno richiedendo più tempo di quanto ci aspettavamo» (Il Sole 24 Ore). L’eventuale aggregazione con l’istituto di Francoforte non sarà automatica e dipenderà dal valore che questa potrà generare per UniCredit.

Mps-Mediobanca: il terzo polo bancario italiano
Nel frattempo, sul fronte domestico, il Monte dei Paschi di Siena si muove per costruire il terzo polo bancario italiano attraverso l’Ops su Mediobanca. Il ceo Luigi Lovaglio ha confermato la coerenza dell’operazione con il piano industriale: «La nostra unica ambizione è essere la terza forza con Mediobanca» (Milano Finanza). Centrale resta il tema della quota del 13,1% che Piazzetta Cuccia detiene in Generali, che però per Lovaglio non è un asset imprescindibile: «La quota in Generali è nice to have ma non determinante per l'operazione».
La partita si gioca anche sulle tempistiche. Il banchiere ha espresso fiducia sul rispetto delle scadenze: l’assemblea di Mps del 17 aprile dovrebbe sbloccare l’iter, con l’operazione completata entro metà luglio. La fusione, tuttavia, rimescolerebbe gli assetti azionari, con Delfin che salirebbe al 15,7%, Caltagirone al 5,3% e il Ministero dell’Economia che manterrebbe una quota del 4,2% (Milano Finanza).
Il nodo delle remunerazioni: i bonus di Lovaglio
Mentre le grandi manovre industriali avanzano, la fine dei vincoli Ue sugli aiuti di Stato a Mps ha avuto un effetto immediato: lo sblocco dei bonus del ceo Lovaglio. Nel 2024 il banchiere ha incassato 1 milione di euro, distribuito tra contanti e strumenti finanziari, oltre alla remunerazione fissa di 473.700 euro (Milano Finanza). Un dettaglio che non passa inosservato, considerando che Mps, nonostante la ripresa, è ancora un soggetto delicato nel sistema bancario nazionale.

Basilea 3 e la resilienza del sistema bancario europeo
Sul piano regolamentare, il rischio sistemico rimane una priorità per la Bce. La presidente Christine Lagarde ha richiamato alla necessità di mantenere un settore bancario europeo solido e resiliente: «L’accordo di Basilea 3 deve certamente continuare a essere rispettato e tutti i segmenti previsti, indipendentemente dalle dimensioni, dovranno aderire ai requisiti» (Adnkronos). Questo monito arriva proprio mentre gli istituti di credito si muovono per espandere i loro orizzonti, ma devono fare i conti con un quadro normativo sempre più stringente.
Il futuro del risiko bancario
Tra strategie espansive e regolamenti stringenti, il futuro del risiko bancario europeo si gioca su molteplici fronti. UniCredit valuta con attenzione le sue mosse su Banco Bpm e Commerzbank, mentre Mps cerca di costruire il terzo polo con Mediobanca. Il tutto sotto l’occhio vigile della Bce, che impone regole severe per garantire la stabilità del sistema.
Le prossime settimane saranno decisive: il risiko bancario non è solo una partita di numeri e bilanci, ma un affare di potere, di equilibri e di visioni strategiche che plasmeranno il futuro della finanza italiana ed europea.
