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Uomini rifiutati dai centri antiviolenza?
Proprio così. Una inchiesta lo conferma.
La sociologa: "Dopo la segnalazione
interrotti i rapporti"

  • di Niccolò Fantini Niccolò Fantini

9 novembre 2022

Uomini rifiutati dai centri antiviolenza? Proprio così. Una inchiesta lo conferma. La sociologa: "Dopo la segnalazione interrotti i rapporti"
Un ragazzo viene abusato sessualmente da un altro giovane in Veneto, si reca al Centro antiviolenza di Vicenza e la sua richiesta di aiuto e supporto è stata rifiutata, in quanto tale servizio pubblico viene fornito solamente alle donne. Ma non è una novità: già nel 2021 la sociologa Patrizia Montalenti, Presidente dell'Associazione Ankyra antiviolenza, testimoniava pubblicamente il discrimine: "Il numero 1522 forniva il nostro riferimento poi, improvvistamente, questa cosa si è interrotta". Ecco l'indagine con le telefonate ai centri antiviolenza in Italia e l'esplicito rifiuto delle operatrici a fornire supporto agli uomini vittime di violenza psicologica, sessuale, fisica e persecutoria

di Niccolò Fantini Niccolò Fantini

La vicenda sta assumendo un clamore nazionale, ma arriva da Vicenza: è stata riferita dall'avvocato Alessandra Bocchi, che definisce "davvero incredibile che un servizio di supporto pubblico, specie per determinati casi, non venga estesa anche a soggetti maschi". Come riferisce il TGR Veneto la legale sta seguendo due ragazzi vittime di violenza sessuale e ha lanciato l'allarme a livello di legge regionale, informando che i centri antiviolenza o le strutture protette possano accogliere solo le donne maggiorenni vittime di violenza, con servizio pubblico e gratuito. Gli uomini vittime di violenza, non vengono aiutati. Ma la tendenza è nazionale e storica, come documenta MOW: non è un problema di legge regionale, ma una discriminazione su base nazionale. Tra i servizi offerti dai centri antiviolenza in Italia, ci sono: colloqui preliminari, percorsi personalizzati di uscita dalla situazione di violenza, consulenze legali, formazione degli operatori, iniziative pubbliche di prevenzione e sensibilizzazione al problema. Ma, sebbene siano pagati con soldi pubblici e le tasse di tutti i cittadini a prescindere dal proprio genere sessuale, non sono servizi a disposizione degli uomini vittime di violenza psicologica, fisica, sessuale o vittime di atti persecutori, anche noti come "stalking".

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L'inchiesta sui centri antiviolenza

Ed è nell'ultimo quinquennio e già nel periodo della pandemia, che questa tendenza fortemente sessista d'Italia, nei confronti di cittadini di genere maschile vittime di violenza, si è parecchio diffusa. Lo rivela un'inchiesta telefonica ai centri che dovrebbero fornire supporto, da parte di alcune associazioni che aiutano vittime di ogni genere e orientamento sessuale. Mica per le sole donne. Nelle telefonate ai centri antiviolenza di Roma e del Lazio, ciascuno e chiunque può ascoltare le imbarazzanti risposte che evidenziano la discriminazione su base sessuale da parte da parte delle operatrici, seppur si tratti di un servizio pubblico che è rivolto a tutti i cittadini d'Italia: "No, nella tua zona che fanno accoglienza uomini no, non ce ne sono". Mentre nel Comune di Milano amministrato dal sindaco Beppe Sala, durante novembre 2021, fu organizzato un convegno cittadino e finito al centro di contestazioni da parte dell'associazionismo femminile, come riporta il quotidiano meneghino Il Giorno, e dei malumori da parte della sinistra locale meneghina. L'incontro era organizzato dall’Associazione Papà Separati, il cui presidente è stato premiato con l'Ambrogino d'oro nel 2020, in collaborazione con il Municipio 3 e fu spostato, dietro le pressioni politiche locali, dalla Casa della Cultura alla meno istituzionale Umanitaria di Milano.

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La campagna delle associazioni di papà separati

Una delle testimonianze che si è tentato di zittire nella "civilissima e inclusivissima" Milano amministrata dal sindaco Beppe Sala, è quella della sociologa Patrizia Montalenti, Presidente dell'Associazione Ankyra antiviolenza, che dal 2013 è il primo centro italiano oltre il genere: si occupa di tutte le persone, nessuna esclusa, che sono vittime di violenza, relazionale o domestica, anche delle vittime di genere maschile e di diverso orientamento sessuale rispetto all'etero. MOW propone la diretta testimonianza raccolta durante l'incontro pubblico: "Durante il periodo del lockdown e precisamente fino a marzo 2020, fino ai primi mesi del 2021, il numero 1522, che è il numero unico a cui fanno riferimento le vittime di stalking e violenza domestica, forniva il nostro rifenmento principalmente agli uomini. Il nostro centro non si rivolge alle sole vittime maschili ma, dato che siamo gli unici in Italia, ecco che noi abbiamo ricevuto tramite loro, circa una settantina di richieste. Abbiamo svolto il nostro lavoro, ma poi, improvvistamente, questa cosa si è interrotta. Ero particolarmente contenta di questa apertura, perchè noi ci occupiamo proprio della violenza relazionale, ma ad oggi non viene più indicata Ankyra come riferimento".

La sociologa Patrizia Montalenti, dettaglia anche la particolarità della violenza di genere nel caso in cui la vittima sia un ragazzo, un uomo, un maschio: "gli uomini sono vittime di maltrattamento principalmente a livello di violenza psicologica, purtuttavia nella stragrande maggioranza dei casi trattati, 760 nel 2021, di cui il 95% sono vittime maschili, in realtà è molto presente anche la violenza fisica, come quella economica, come gli atti persecutori e anche quella sessuale. Molte volte l'uomo tende a non riconoscere queste violenze. Minimizza quelle fisiche, tanto è vero che il loro bagaglio di sofferenza, fa soprattutto riferimento a umiliazioni e denigrazioni, soprattutto se di fronte ai figli. Siamo noi, che durante il colloquio e sottoponendo appositi questionari, rendiamo loro consapevoli in realtà di quanto sia significativo: uno schiaffo, un morso, il lancio di un oggetto o qualsiasi violenza fisica e sessuale. Sono violenze tanto significative, quando la vittima è uomo tanto quanto la vittima è donna. Perché gli uomini insistono più a valutare la violenza psicologica".

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