Lasciare Venezia ai veneziani? Neanche per idea, neanche se fosse l’unico modo per evitare il disastro. I veneziani non meritano tutto quello che hanno. Nessun gruppo così piccolo lo meriterebbe. Non sono papi del Rinascimento, né collezionisti o drammaturghi. Non possono appagare San Marco, i canali, La tempesta di Giorgione, la Pala Pesaro di Tiziano. La notizia è una non notizia, perché ogni anno, soprattutto dopo l’estate, torna come proposta politica mai realizzata. Un biglietto d’ingresso nel capoluogo veneto. Un ticket di cinque euro, una tassa che ricorda i girotondi mentali di Non ci resta che piangere. Con i grossi d’argento si spera di limitare il flusso sconsiderato di turisti nella città del doge.
Nessuno può negare che mandrie di flash incontrollate siano un problema per Venezia, ma la soluzione monetaria dovrebbe comunque essere considerata sbagliata da tutti. Intanto potrebbe non essere effettivamente una soluzione (come non è una soluzione la multa per eccesso di velocità): tutti i turisti che arrivano oggi potrebbero essere ben disposti a pagare cinque, dieci, venti euro per entrare in città nel 2024. Partono da Mestre con l’idea di un salasso tra caffè, gondole e ristoranti, qualche spiccio in più non sarà un grande disturbo. A meno di non voler mettere l’ingresso a cento euro, il ché sarebbe apertamente discriminante – e come potranno mai accettarlo le orde progressiste e la destra sociale? –, siamo di fronte a una non soluzione per una non notizia.
Gli amanti delle decisioni forti e radicali l’hanno presa bene, ma non si dimostrano davvero così risoluti come vorrebbero. La vera soluzione? Un test di ingresso, un esame di sbarramento, una domanda di sicurezza. Quello che uccide Venezia e molte altre città italiane è il turismo inconsapevole. Non quello da combattere con borracce ecologiche e cannucce di alluminio. Neanche quello dei retini per raccogliere la spazzatura in spiaggia tra un bagno e l’altro (un uomo civile non lascia spazzatura in giro a prescindere). Ma quello degli ignoranti. Fermiamo l’arrivo dei barbari, non l’arrivo dei turisti. Chi sono i turisti? Quelli che programmano di andare alla Scuola Grande di san Rocco per vedere la Crocifissione di Tintoretto. Che si fermeranno ad ammirare la Loggetta del Sansovino. In altre parole, quelli che potrebbero rispondere correttamente a una o due domande sulla cultura di Venezia.
Se devono essere prese delle decisioni dall’alto, che siano a favore della cultura e non delle casse di Stato. Non basta farsi una foto a Venezia per dire di essere stati a Venezia, dobbiamo farlo capire. Non sono sufficienti due pose su un ponte o un giretto in gondola. Venezia, come tutte le città italiane, anche le più piccole e sconosciute, sono impegnative. E se il viaggio diventa impegnativo il viaggio diventerà più raro. Dovremmo essere contro le gite scolastiche a scuola e a favore delle gite in famiglia, in solitaria, in coppia, con guide, programma di visite e preparazione. Se volete mettere una dogana, amici veneti, che sia per un turismo colto, non per portafogli ripieni.