Vittorio Sgarbi ha rilasciato una lunga intervista a Robinson di Repubblica in cui, tra ricordi dell’infanzia (un ragazzo disobbediente, che leggeva Baudelaire in chiesa, racconta) e un giudizio molto duro con se stesso sulla sua “maschera” televisiva (“Oggi, nel ripensare a certe cose di allora è come se vedessi un altro me”). Parla anche della sua condizione attuale, tra malattia, vecchiaia e il tentativo di concentrarsi esclusivamente sull’arte, suo grande amore, nonostante anche in questo campo, ultimamente, sia finito sotto accusa per alcune irregolarità, che lui definisce “incidenti”. Cosa fa, oggi, il critico d’arte? “Trascorro una fase di meditazione dolorosa su quello che ho fatto e sul destino che mi attende. In fondo le cose che ho scritto, le opere d’arte che vedi appartengono a un progetto di sopravvivenza. Qualcosa che rimanga e che si prolunghi oltre la vita. La vita e le azioni che l’accompagnano si esprimono attraverso l’attività politica e artistica, mentre quello che passa nella mia mente è ciò che sarà oltre la mia vita”. Ma davvero Vittorio Sgarbi sta chiedendo scusa per eccessi, spettacoli televisivi e per l’eredità che si lascerà alle spalle? Lo abbiamo chiesto a uno dei suoi più grandi estimatori, Camillo Langone.

Che ne pensi? Credi stia cercando assoluzione in questa ultima fase della sua vita?
Vittorio Sgarbi è il più grande italiano vivente ed è mio amico, dunque la sua attuale condizione mi rattrista doppiamente. No, non credo stia cercando un'assoluzione per così dire mediatica, credo che la sua melanconia (mi piace chiamarla così, alla maniera di Dürer) sia più intima e nobile.
Ma credi debba chiedere comunque assoluzione per quello che ha fatto?
Non credo che debba chiedere perdono a nessuno. Non ha ammazzato nessuno. Ha valorizzato molto, invece. Ti voglio girare ciò che mi ha scritto un grande pittore italiano sulla discussa vicenda del quadro di Rutilio Manetti: “Sgarbi ha preso un quadro ammuffito, bucato, dimenticato in un castello, lo ha restaurato, messo in una mostra importante, catalogato, situato al posto giusto nella storia dell'arte. Anch'io vorrei uno così che fra 400 anni mi dedicasse lo stesso trattamento”.
Sui casi legati al riciclaggio e alla contraffazione di opere d’arte invece ci va più cauto e ritiene di uscirne quando comprenderanno “lo spirito” con cui ha agito. Secondo te casi del genere, a un critico come lui, che tu ritieni essere il più importante in Italia, dovrebbero essere “perdonati” a priori? O credi che questi crimini, se si arriverà a una sentenza, sminuiscano la sua figura?
Sgarbi è il massimo conoscitore del patrimonio artistico italiano, non sono io a dirlo, è un dato oggettivo. E non c'è nulla che possa cancellare questo. Anche se domani, per assurdo, in un raptus cleptomane rubasse la Gioconda, resterebbe il massimo conoscitore del patrimonio artistico italiano. Gli ignoranti irreprensibili devono rassegnarsi: fedina penale e grandezza intellettuale non hanno fra loro alcun rapporto.

