Sanna Marin è bella e giovane. Se le dici che è bella e giovane, però, potresti rischiare di essere accusato di sessismo. Perché oltre a questo è progressista, femminista, la leader più giovane di un paese europeo insieme all’austriaco Sebastian Kurz, ha idee radicali per combattere il cambiamento climatico e ha resistito agli urti interni al Parlamento finlandese del fronte anti-immigrazione (vincendo anche alla votazione indetta per sfiduciarla). Nel 2019 diventa premier della Repubblica di Finlandia. Quindi bella sì, giovane pure, ma non è questo che conta. Ma davvero è così? Sembra che il brand della politica finlandese si identifichi con questa figura 2.0, classe ’85, in grado di dare del Paese nordico un’immagine fresca, al passo con i tempi, tollerante e da tollerare anche per i piccoli errori dell’attuale governo. E sembra che, in effetti, le controversie legate a Marin girino tutte intorno agli entusiasmi della giovinezza e alla sua bellezza, quasi fossero attributi proibiti per un premier. Così nel 2020 si parlava della sua scollatura considerata da alcuni (i ciechi e i conservatori, immagino) sconveniente. E in queste settimane, invece, di alcuni video in cui si vede la premier divertirsi ballando durante un party. Si sa che Sanna Marin non può resistere al ritmo e alle luci stroboscopiche della discoteca, tanto che a dicembre del 2021, nonostante un contatto con un positivo al covid (e in attesa dei risultati del tampone), la trovavi poche ore dopo a fare le 4 di mattina in un locale di Helsinki. Dopotutto si è sempre parlato di Saturday Night Fever. Ma sono bastate delle scuse e finisce lì. Stavolta, invece, è servito un test negativo per la droga e il sostegno di femministe e donne finlandesi che hanno iniziato a pubblicare video di balli e feste, per ricordare che, almeno per ora, non è considerato indecoroso divertirsi. Giovinezza e bellezza, la musa dei progressisti di nuova fattura sembra essere impermeabile a qualunque attacco realmente politico. La leader dei socialdemocratici dagli occhi di ghiaccio è, per così dire, ignifuga e ogni scandalo si riduce a qualche scintilla, poco di più. Ieri si è dovuta scusare un’altra volta per la foto di due influencer invitate nella sua residenza, fotografate in topless mentre reggevano un cartello con scritto “Finland”. Ma di motivi per criticare Sanna Marin ce ne sono e non riguardano tette e passi di danza. Parliamo dei due più recenti.
Con lo scoppio della guerra (anche se non si fatica a credere che l’intenzione ci fosse da prima) la Finlandia ha scelto, insieme alla Svezia, di entrare nella NATO. La situazione, dicono i rispettivi premier, lo richiedeva. Sembra che, come possiamo leggere su «Statista», circa il 53% dei finlandesi fosse a favore dell’ingresso nella NATO il giorno prima dell’inizio dell’invasione russa, già il 23 febbraio. Al netto delle condizioni strutturali, delle pressioni e dell’influenza, ciò che bisogna sempre chiedersi è quale sia il prezzo dell’ingresso. Infatti c’è sempre un biglietto da mostrare al buttafuori. E per la Finlandia e la Svezia la scelta è dipesa dal veto della Turchia di Erdogan che, forte del fatto che per unirsi alla NATO un Paese debba ottenere l’unanimità degli Stati membri, ha posto una condizione fondamentale e al contempo spinosa: l’estradizione dei dissidenti curdi del partito dei lavoratori PKK, una delle forze di opposizione a Erdogan, che da anni lotta per la formazione di uno Stato curdo subendo gli attacchi e la persecuzione del governo fin dal 2014 (ma il conflitto tra turchi e curdi risale a molto prima, si pensi alla morte nel 1977 di uno dei fondatori del PKK). Probabilmente agli occhi di Finlandia e Svezia il costo non supera i benefici e hanno ceduto su tutta la linea. La Svezia concede già l’estradizione per primo attivista curdo, Zinar Bozkurt, accusato di terrorismo (come pressoché qualunque curdo sulla faccia della terra, stando a Erdogan). La Finlandia non è da meno. Lo dimostra il fatto che la Turchia ha tolto il veto sull’adesione alla NATO, una volta firmato il memorandum d’intesa. Nel 2019 Emergency condanna le operazioni turche ai danni dei turchi, così come Amnesty International. Il ministro dell’interno si augurava a febbraio 2021 di prendere il capo militare del PKK e di “tagliarlo in mille mezzi”, come riporta «Internazionale». Sanna Marin e il suo corrispettivo svedese hanno sostanzialmente scelto da che parte stare in una guerra civile che non ha risparmiato morti e persecuzioni a partire dal 1984. Ed ecco che il conflitto assume un’altra veste (come è successo per la crisi israelo-palestinese) e l’Occidente riconferma, anche alla luce di queste scelte, con quali figure sia più incline a schierarsi. Quando parlate di Sanna Marin ricordatevi di questo.
Pensate anche alla recente scelta di bloccare l’ingresso dei turisti russi su territorio finlandese. È già stato fatto notare, per esempio da Maximilian Hess su «AlJazeera», che la scelta di annullare i visti russi sia, comunque la si voglia giustificare, una presa di posizione emotiva e illiberale, che potrebbe persino aggravare la guerra e dar forza alla propaganda del Cremlino in Russia. Inoltre, e a questo sembra che nessun voglia pensare, spesso si scrive “turisti russi”, ma a volte si dovrebbe leggere “dissidenti politici”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è uno dei pochi a essersene accorto e chiede ai Paesi di riflettere sulle possibili conseguenze di questa scelta. Oltretutto sarebbe l’ennesimo tentativo, tra l’altro, di assecondare le assurde richieste di Zelensky, stavolta incentrare sul divieto di circolazione di cittadini russi su suolo europeo (richiesta lanciata l’8 agosto e raccolta da svariati Paesi, partire dall’Estonia). Uno dei problemi di questa guerra più spesso rilevati dai media occidentali, sembra sia stato l’alto numero di vittime civili. Nonostante questo, poco importa al premier ucraino e ai suoi ossequiosi alleati europei far pagare lo scotto della guerra ai civili russi. Ma torniamo a Sanna Marin. Non sorprende che la proposta sia stata accolta proprio dalla Finlandia. Sia l’ok per l’estradizione curda che la riduzione a circa il 10% del volume di ingressi attuale dei russi nel Paese, a scapito dei dissidenti politici e degli oppositori di Putin, mostrano come il governo stia privilegiando una linea ufficiale fatta di sostanziale apatia verso le opposizioni dei governi altrui, nel primo caso piegandosi ai desideri turchi, nel secondo scordandosi dell’opposizione russa in russa, andando così a consolidare l’immagine di un “orso russo” unito e compatto e cattivo, da combattere come unico blocco, nessuno escluso. Ecco, se dovete criticare Sanna Marin, fatelo per questo.