Guido Meda, voce leggendaria del motorsport e cuore nostalgico, racconta la sua prima auto, quella Panda 30 rossa che fu “macchina di tutto e per tutto: viaggi amorosi (molti), vacanza della maturità con gli amici (una sola per fortuna), e fuoristrada per i picnic più stupidi e vietati del secolo”.
Il giornalista di Sky, in un articolo su Auto, celebra l'essenzialità brutale e geniale della Panda firmata Giorgetto Giugiaro: “Squadrata, leggera, con vetri piatti da due lire e sedili da sdraio, un portaoggetti a marsupio e un bicilindrico robusto e funzionale. Una cosa progettata con il righello, l’intelligenza e l’ironia”.
“Ci sono auto belle belle e auto brutte. Poi c’è la Panda”, esordisce Meda, riconoscendo l’unicità di un’auto nata per servire e sedurre. “Tocca mettersi nei panni di chi si è preso la bega di riprogettarla, usando quel nome lì, riprendendo le forme della prima serie di Giugiaro e aggiungendo la parola Grande davanti… che Dio ce la mandi buona”.
E ancora la Panda 30 rossa, il primo amore su quattro ruote: “Mio padre la ribattezzò ‘Panda 34’ perché secondo lui andava più forte del normale”.

Ma Meda non è stato solo un affezionato guidatore. È stato anche il carnefice più spietato della Panda 4x4, durante una puntata di Top Gear Italia: “La torturammo senza pietà: stracaricata, sbattuta, rovesciata, sepolta sotto il marmo e persino annegata nel Tagliamento. Poi, il gran finale: appesa a un elicottero e sganciata da cento metri d’altezza, tipo bomba. Toccò a me provare a rimetterla in moto… e la Panda, tossendo, partì. Nessuna finzione televisiva, solo onestà meccanica”.
E oggi? Con l’arrivo della nuova Grande Panda, Meda osserva il futuro con uno sguardo affettuoso ma critico: “Non sarà più il pandino, ma la prima sensazione di un pandista affezionato e nostalgico è buona. La reinterpretazione visiva funziona benissimo. Mi piace rossa come la mia, anche se la chiamano Red. Mi piace con i cerchi in ferro bianchi e basta”.
C’è però un punto che proprio non digerisce: l’elettrico. “Personalmente elettrica la Panda no, proprio non riesco a digerirla, ma è un fatto mio. Però mi pare che abbia il prezzo, che è fondamentale”. Per Meda, la Panda deve restare una macchina alla portata di tutti, semplice e onesta, come pane e salame al bar del paese.
E quella volta dell’elicottero? Non si ripeterà: “Non la sgancerei da un elicottero sperando di farla ripartire, quello no, perché certe cose vanno bene una volta sola nella vita”.
Un racconto che non è solo nostalgia, ma una dichiarazione d’amore per un’icona capace di unire semplicità, carattere e resistenza.
