Con una battuta fulminante, Daniele Luttazzi ha messo forse un punto definitivo sul dibattito relativo alla pericolosità delle corse motoristiche. Rispondendo alla posta della settimana nella sua rubrica sul Fatto, il comico romagnolo ha affrontato un messaggio (vero o più probabilmente finto, non importa) di Serena Santapaola da Brindisi, che gli scriveva: “Caro Daniele, la Formula 1 mi sembra pericolosa”. Luttazzi ha replicato così: “Se fosse più sicura, sarebbe traffico. Sarebbe come guardare del traffico”. Al di là delle possibili differenti posizioni sul tema, difficile esprimersi in maniera più efficace.
Le polemiche si erano (ri)accese dopo la tragica morte al Mugello del giovanissimo pilota di Moto3 Jason Dupasquier, appena diciannovenne, che aveva portato il mondo del motosport a interrogarsi sulla più o meno inevitabile componente di rischio anche fatale nelle gare. Dall’esterno si erano levati per esempio gli strali di Vittorio Sgarbi, che, convinto che non si possa morire così, aveva proposto di introdurre un limite di velocità in tutte le competizioni di moto e di auto. Anche Andrea Scanzi aveva detto che secondo lui si va troppo forte.
Gli altri piloti impegnati nel Gp d’Italia si erano detti sconvolti, ma anche consapevoli di dover continuare, per quanto c’era stato chi come Bagnaia e Petrucci aveva sottolineato che probabilmente se l’incidente fosse accaduto in MotoGp la gara sarebbe stata annullata.
Anche i piloti di Formula 1 avevano ricordato con affetto e commozione Jason, ben consci del lato più drammatico del motorsport che in tempi più o meno recenti era tornato ad abbattersi pure sul circus della F1, con la perdita di Jules Bianchi, scomparso nel 2015 dopo l'incidente di Suzuka 2014, e in seguito quella del giovane Anthoine Hubert, morto nel 2019 sul circuito di Spa.
Nel dibattito si è inserito ora Luttazzi, introducendo l’immagine del traffico. Anche il traffico, peraltro, è tutt’altro che sicuro, senza avere il pregio di essere spettacolare: nel 2019 sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, con 3.173 morti e 241.384 feriti. Ed è stato l’anno meno cruento di tutto il decennio. Gli stessi compianti campioni Nicky Hayden e Norifumi Abe sono morti in strada e non in pista.