“La tv ha bisogno di attrici, il cinema di dive”: è per questo che Gloria Grandi non ne vuole più sapere di interpretare la dottoressa Palazzo. Perché ovviamente lei è una diva. Dopo 4 gloriose stagioni da “chirurga d'urgenza che fa il 30% di share” a puntata, Gloria molla serie e tv: bello il bonifico, ancor più bello il villone sull’Appia Antica, ma i fan che chiedono consigli sul reflusso gastrico, quelli sono davvero troppo. Inizia così Gloria, la serie interpretata da Sabrina Ferilli che ha esordito ieri sera su Rai 1; alla regia Fausto Brizzi. Quello di Gloria è il dramma tutto borghese di un’attrice con tre David di Donatello e due Ciak D’Oro sulla mensola: prestata alla tv per fatturare, poi rimasta incastrata in un personaggio che non le somiglia. E mentre il pubblico la identifica con questa specie di salvifica dottoressa Giò; lei ne è satura. Gloria, nomem omen. Ma anche Gloria a tutti i costi: laddove i contratti non arrivano col talento, provvede il pietismo d’accatto. Quando un fan carica la foto dell’attrice in ospedale, sfruttando l’equivoco di una malattia che in realtà non esiste, il “circo mediatico” se ne alimenta e si nutre di se stesso. Grazie alla finta malattia infatti, arrivano i cuoricini di Ozpetek, i messaggi di sostegno dei colleghi famosi, le aperture nei tg. Insomma, le luci della ribalta si accendono di nuovo: l’ipocrisia del mondo dello spettacolo spiegata bene. Anticipata da polemicuccia riguardo non la serie, ma l’anteprima presente su Raiplay per un bacio gay coperto da un bollino nero che poi si è scoperto essere un cappello che al mercato mio padre comprò, in attesa di vedere la famigerata scena su piccolo schermo – così magari le si potrà pure dare un contesto – lunedì 19 febbraio sono andati in onda due dei sei episodi totali. I prossimi li vedremo il 26 e 27 febbraio.
C’è il mondo dello spettacolo che racconta se stesso e si prende in giro, in questa nuova serie di Rai 1. La scena stereotipata da fiction in apertura, personaggi come Rubini e Conticini che interpretano se stessi, l’autocritica sul cinema italiano “romanocentrico”, la precarietà dell'ambiente. I ruoli che non ci sono, ma tanto se ci sono vanno alla Gerini: Gloria come Nando Martellone, solo che lì i ruoli li faceva tutti Favino. Gloria è andata a scuola da Call My Agent, Viale del Tramonto ed Eva contro Eva, ma è impossibile non pensare a Boris. Nelle scene caricaturali, nella Ferilli che apre le vocali per parlare milanese in un provino, nella spregiudicatezza della protagonista e del suo agente. Le manca però la cattiveria di Boris: già al secondo episodio il ritmo rallenta, si ride meno. Cominciano i dubbi di Gloria per la disinvoltura con cui sta sfruttando quella che, intorno a lei, è una malattia vera. La Ferilli ha trovato un ruolo cucito sulla sua personalità ironica, lontano da drammatiche madri coraggio et similia. Ma purtroppo davanti alle scene in cui Gloria si pente, il politicamente scorretto si è già addomesticato; i vecchi stilemi da fiction si affacciano prepotentemente. Anche lì viene in mente Boris. Solo che a vedere la bizzosa Gloria così contrita, già preda di cattolicissimi sensi di colpa nella cappella dell’ospedale, nella testa parte in automatico “Gli occhi del cuore, gli occhi del cuore, gli occhi del cuoreeee”.