Il 2023 è stato l’anno del true crime. Ok, forse il true crime è il nostro fedele amico da qualche stagione in più di questa appena passata. Ci barcameniamo incessabilmente fra Elisa True Crime, Stefano Nazzi, Carlo Lucarelli, Pablo Trincia. Sappiamo che li ascoltate tutti – e fate pure bene. Allora continuiamo su questo andazzo passando a qualche lettura thriller nostrana – dopotutto è Natale, vi lanciamo qualche idea regalo, anche dell’ultimo minuto. Eccolo qua: un nuovo thriller italianissimo ambientato a Milano e con protagonista gente comune, il tuo vicino di casa per intenderci. Fino alla fine non saprai cosa accadrà, fidatevi. Io ti vedo è un thriller moderno che si legge d’un fiato, chiaramente ispirato dalla nuova vibe alla Instagram e Twitter, veloce e incalzante, una scrittura asciutta e trivellata da colpi di scena che emergono con naturalezza. Abbiamo tutti gli elementi chiave del genere: la ricerca del brivido, la tensione narrativa, l’escamotage della suspence, il crimine efferato, il mistero impossibile da risolvere. Io ti vedo – edito dalla casa editrice torinese La Corte – è un romanzo scritto a quattro mani da Maurizia Triggiani e Marco Bottarelli, i Disordinary Family, coppia nella vita e nella professione. Hanno una pagina social seguitissima e la loro community avrà ben notato come con questo nuovo romanzo si siano distaccati dalla loro confort zone, cimentandosi in un nuovo genere letterario, quello del thriller psicologico.
Allora di cosa parla Io ti vedo? Essenzialmente di cosa succede a un uomo quando viene condannato dall’opinione pubblica e creduto da tutti colpevole di atroci delitti. Ma è davvero così? Il protagonista, Andrea, viene prosciolto per insufficienza di prove da un’accusa di duplice omicidio. E non uno qualunque ma quello di due sue fidanzate. Alla ricerca della verità, e sulle sue tracce, si mettono l’ispettore Zeno Montelupo e Beatrice, ragazza comune, una podcaster di true crime che segue da anni le vicende legate a questo orrido crimine. Nel romanzo ci troviamo a rincorrere piste inaspettate, a conoscere personaggi che parevano ininfluenti e secondari e che si rivelano in realtà fondamentali, in una Milano che scorre frenetica e inesorabile sullo sfondo. I Disordinary Family si buttano a capofitto nell’intreccio fortemente emotivo delle relazioni fra i personaggi che ritroviamo camminare in – precarissimo – equilibrio fra giusto e sbagliato, luce e oscurità. Ma allora come si trova una soluzione? Siamo tutti ben abituati a seguire la via di Rasoio di Occam, il principio filosofico spesso formulato così: “Le entità non dovrebbero essere moltiplicate oltre il necessario”. Per le spicciole: ricordiamoci di non complicare quello che in realtà è piuttosto semplice, osserviamo i fenomeni che possiamo osservare e scegliamo la spiegazione che ci porta alla sinteticità. Ecco, in questo caso il modello potrebbe non funzionare. Perché quando pensi di aver capito ogni cosa, di aver scovato finalmente l’assassino del romanzo. Ecco, non lo avevi proprio capito per nulla. Forse non hai osservato con attenzione.