“Come un lato B”, così se la gioca il regista Ivan Silvestrini per questa nuova stagione: più cupa, più introspettiva ma, inevitabilmente, più dura. Mare Fuori aveva lasciato i suoi fan con un cliffhanger degno di Chi ha sparato a J.R. o Chi ha ucciso Laura Palmer? Ma non esageriamo. Facciamo un attimo rewind: Rosa Ricci (Maria Esposito) deve scegliere tra l’amore di un padre tossico e camorrista Don Salvatore (Raiz) o Carmine (Massimiliano Caiazzo) della famiglia rivale dei Di Salvo. Shakespeare e David Lynch a parte, nel primo episodio della stagione scopriamo cosa è successo nella colluttazione tra Rosa, il padre e Carmine. Chi si è preso il colpo di pistola e che conseguenze avrà sulla psiche dei protagonisti? In questa nuova stagione ci sono assenti più o meno eccellenti, da Ciro (Giacomo Giorgio) a Viola (Serena De Ferrari) e nuovi arrivi come Valeria Andreanò che dà il volto a una detenuta silenziosa e piuttosto creepy, la nuova direttrice (già comparsa l’anno scorso) Sofia Durante (Lucrezia Guidone) e, a quanto pare, ci sarà sempre maggiore spazio al personaggio di Cardiotrap (Domenico Cuomo). In virtù del successo del musical (sold out in tutta Italia), della partecipazione di Crazy J, ossia Clara Soccini, a Sanremo, e le prossime trasposizioni spagnole e americane della serie (i diritti sono stati comprati da Atresmedia) si parla già di una quinta e di una sesta - e si spera - ultima stagione. Se per certi versi in questi nuovi episodi vediamo una maggior rilassatezza e più battute, compito lasciato a Pino (Artem) si inizia a intravedere, seppure in lontananza, l’inizio della fine. I personaggi con cui è esploso (inspiegabilmente) Mare Fuori stanno crescendo e non possono più stare in un Ipm (istituto penale per minorenni), senza contare che a una certa dovranno scegliere se riscattarsi -Carmine- o darsi alla criminalità -Edoardo (Matteo Paolillo); stesso discorso vale per gli interpreti che cercano altre vie, altri ruoli per non rimanere soffocati in un progetto che potrebbe accartocciarsi facilmente.
Ciononostante, c’è stato un boom di ascolti, nel giro di due ore da quando sono state caricate su RaiPlay le nuove puntate, le visualizzazioni sono state più del doppio rispetto all’anno scorso mandando, così si dice, la piattaforma in tilt, anche se a voler essere onesti RaiPlay è il servizio on-demand peggiore della storia: si blocca sempre, non puoi mandare mai avanti o indietro, è l’equivalente moderno della tv anni Cinquanta. Sinceramente i motivi di questo delirio -o allucinazione collettiva- che hanno reso Mare fuori un successo mi rimangono oscuri. Esattamente quanto mi pare inspiegabile il clima da scampagnata o da “Dio vede e provvede” all’interno di un istituto correttivo. Non dico arrivare a mangiarsi i vetri per scappare dalle sevizie come facevano i compagni di Jean Genet, ma pare Bayside School recitato come La donna del mistero. Se escludiamo la prima stagione, la stessa Orange is the new black era piuttosto derivativa rispetto a serie, realmente scritte bene, come Oz. Se Mare Fuori prendesse una piega più volontariamente eroica e comica potrebbe diventare la nostra Casa di carta: sesso a random, criminalità, tratti da soap opera, povero di recitazione e un giusto tempo comico (forse). Non pago di alimentare il filone amore/malattia/famiglia/mafia tanto caro all’Italia, Mare Fuori anche al suo quarto anno pare un mashup tra le pagine social di Case Pacchiane, Rita Decrescenzo e Cafoni nel mondo coi sottotitoli (grazie a Dio qui ci sono) di Napoli Vhs. Sarebbe interessante sapere il target di riferimento della serie, perché dubito che la gen Z guardi oltre qualche reel della serie su TikTok. O, forse, il target è quella generazione cresciuta con Casa Vianello, i Robinson e Nonno Felice, che non ha ancora capito – a differenza dei protagonisti di Mare Fuori- che la disgrazia più grande dell’uomo è la famiglia (soprattutto se è camorrista).