A un anno dall’uscita del suo ultimo album “Le cose cambiano” e a pochi giorni di distanza dalla sua riedizione nella versione Deluxe, il 3 dicembre è uscito il secondo libro di Massimo Pericolo dal titolo “Monaco Guerriero”. Nel primo lavoro da scrittore, “Il signore del bosco” edito sempre da Rizzoli, aveva ripercorso la sua vita fino al momento del successo, raccontando dell’infanzia sgangherata, della disperazione adolescenziale culminata con l’arresto, della svolta da rapper con “7 miliardi” e di tutto ciò che alla fama consegue. Oggi Alessandro Vanetti, per gli amici Vane, per il mondo Massimo Pericolo, scrive con una penna nuova, la stessa che ha dato vita a “Le cose cambiano”, che più che un titolo è un monito per l’ascoltatore e per il lettore “Monaco Guerriero” infatti è un manuale, oltre che la narrazione del cambiamento, che ha messo in atto l’autore dalla fine del 2021 a oggi, dopo aver sfiorato l’idea del suicidio una sera a Roma di rientro da un’intervista. La depressione, l’ansia e il disturbo ossessivo compulsivo di cui aveva sofferto, erano riaffiorati proprio quando tutti gli altri problemi, economici, lavorativi e legali erano spariti, facendo chiarezza sul fatto che il malessere era interiore e andava curato da dentro. La salute mentale è un tema gettonato in questo periodo storico. Eppure se ne parla più per tendenza che per esigenza e la retorica da social o da tv spiccia non offre niente di utile a chi non ha altri mezzi per avvicinarsi a una cura o a un minimo aiuto, questo libro invece sì.
La risposta alla sofferenza mentale viene ricercata nella pratica e nella disciplina che secondo il buddismo e il Kung Fu hanno dato a Massimo Pericolo il rigore per modificare le cattive abitudini, generando una routine virtuosa dove la meditazione, l’allenamento e la scrittura scandiscono le giornate. Un modello di vita che non ha niente a che fare con lo stereotipo del rapper famoso, che invece sarebbe incline ai vizi e agli eccessi senza regola alcuna, se non quella della ricerca del piacere. Un concetto, quello del piacere, che mal si concilia con la filosofia del buddismo, che invece punta al raggiungimento della serenità stabile e che rifugge gli estremismi a favore di un’armonia costruita tramite l’esercitazione costante della mente a essere presente a sé stessa. Il libro è tutto incentrato sulla ricerca di questo equilibro e di quello tra i mondi che Massimo Pericolo abita, ovvero quello del rap e quello delle arti marziali, che sono state la prima passione del rapper e che continuano a ricoprire un ruolo di primo piano nel suo progetto di vita. Il suo sogno è ancora oggi quello di diventare maestro di Kung Fu, per questo ha già in mente in futuro di passare un anno in Cina al tempio Shaolin, dove era già stato a 19 anni per qualche mese a imparare la tecnica. La musica infatti afferisce alla sfera del piacere e non ha per Massimo Pericolo un effetto terapeutico, anche se scrivere può essere di grande supporto emotivo, non basta a cambiare la realtà, “è molto più importante studiare” la scienza e la filosofia, che nel buddismo coincide con la spiritualità.
Una forma di fede che viene dall’oriente per riparare le ferite di un sistema occidentale ormai al collasso, ben rappresentato dall’industria discografica, come dimostrano i ripetuti casi di esaurimento di artisti giovani e giovanissimi. Viene messa in dubbio anche l’idea dominante di inclusività per cui dovrebbe essere il mondo a adattarsi a ogni persona piuttosto che la persona a migliorare sé stessa, come accadrebbe tramite la meditazione, che invece fa del miglioramento dell’anima individuale il presupposto del benessere sociale. Massimo Pericolo è una voce fuori dal coro ma è anche una voce a cui credere, un esempio che parla di ciò che ha fatto anziché di quello che ancora deve fare, l’immagine di una persona di valore più che di successo, che vuole insegnare con questa opera a concentrarsi sui pensieri e sulle pratiche buone per sviluppare la forza di dominare le distrazioni. Ha scelto di vivere nel luogo dove ha più ricordi preferendo la provincia a Milano, il silenzio dei boschi al chiasso di città e ogni domenica rinuncia alla connessione spegnendo il telefono per dedicare l’attenzione ai suoi affetti, la sua ragazza Giada, che gli ha regalato un amore solido e i nonni, che l’hanno accolto per scontare la pena ai domiciliari. Sulla quarta di copertina si legge “La cosa più importante alla fine di una giornata, o della vita, non è cosa ho fatto ma chi sono diventato” e Massimo Pericolo lo ha ben chiaro e dimostra con quello che è oggi che è possibile cambiarsi per cambiare la propria vita. “Che senso ha una vita incredibile, sotto i riflettori, in cui però sto male? Preferisco essere un monaco guerriero in una casa in cima a una montagna e provare gioia nel vedere le stagioni che cambiano.”