La pioggia che smette di cadere, la pista che è bagnata ma si asciugherà in fretta e una decisione da prendere: provarci da subito con le gomme da asciutto o partire in assetto da bagnato e poi cambiare in corsa? E’ la domanda che sulla griglia di partenza del GP delle Americhe s’è fatto chiunque e è la domanda a cui Marc Marquez ha provato a rispondere con quello che alcuni hanno definito “un colpo di genio” e altri “l’ennesima prova di quanto la strategia sia la vera sostanza del 93”. Sì, perché Marc Marquez, dopo aver parlottato con la squadra e col suo capotecnico, ha preso la decisione che ha poi spiazzato tutti, Race Direction compresa: lasciare la griglia a due minuti dal via per correre al box, prendere la seconda moto tutta preparata per l’asciutto e partire dall’ultima casella. Con, in più, e come ha raccontato lui stesso, la certezza che almeno altri dieci piloti avrebbero fatto come lui, facendo quindi sì che si ritardasse direttamente la procedura di partenza.

Tutto quello che è successo e come sono andate esattamente le cose l’abbiamo visto prima del GP di Austin e, ieri, i canali ufficiali della MotoGP ci hanno regalato pure un gran bel dietro le quinte. Perché hanno pubblicato un video in cui, con la viva voce dei protagonisti, si scoprono definitivamente le carte. La confusione, i consulti anche con Davide Tardozzi, la decisione maturata tra Marquez e il suo capotecnico Marco Rigamonti e poi una frase sussurrata all’orecchio proprio dal 93 al suo uomo: “Non dire niente a Ducati”. Ecco, raccontare il video non ha senso, perché basta guardarlo e c’è tutto davvero. Anche per farsi una personalissima idea su tutto ciò che si vuole. Quella frase, invece, “non dire niente a Ducati”, un approfondimento in più lo merita.
Perché? Perché racconta una verità che troppo spesso si finge di ignorare: Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, ormai tantissimi anni fa, fecero “erigere” un muro all’interno del box Yamaha per evitare di copiarsi e quel muro è passato alla storia come una brutta pagina di motorsport. Solo che oggi è arrivato Marc Marquez, con un sussurro all’orecchio rubato da una telecamera, a spiegare a tutti che i muri nei box sono sempre esistiti e esisteranno ancora. Con buona pace di buonismi, buonisti e benpensanti. Battersi, direbbe qualcuno, è anche provare a fottersi. Magari prima ancora di prendere veramente in mano il gas. E’ lo sport e, ancora di più, sono le corse. In quel video Marc Marquez chiede chiaramente che gomme montassero Pecco e suo fratello Alex e sì, è di loro che gli importava, i suoi diretti rivali, e è proprio per “fregare” loro, il compagno di squadra e suo fratello, che s’è inventato la strategia della fuga a piedi verso il box.
Ducati sapeva? O comunque ha poi saputo lo stesso? Questa è l’altra grande domanda, a cui, però, sia il video sia i protagonisti non daranno mai una vera risposta. Quello che è certo è che, molto prima di quel “non dire niente a Ducati”, Davide Tardozzi era lì. Ma, appunto, molto prima. Così come è certo che i conciliaboli intorno alla moto di Marc Marquez non saranno passati inosservati agli occhi di tutti gli altri. Ci si marca, sono le competizioni, e va bene così. L’unica cosa da fare davvero è smettere di raccontare che, soprattutto dentro lo stesso box, sono tutti amici abbracciosi quasi dispiaciuti di doversi sconfiggere a vicenda per mestiere.
