Fi*a dev’essere stato mica semplice essere Marietto negli ultimi quindici giorni (se ce la fate leggetela con incedere meneghino, ‘sta frase). Torni dall’Allianz con lo zaino pieno di palloni (5), ma tu sei il dj ufficiale dell’Inter – energia, cuore e potenza sono dentro di te, da sempre. Cosa fai? Boh, bisognerebbe chiederlo a Marietto, che magari all’indomani della recente finale di Champions League persa dai nerazzurri avrebbe voluto sparire, per qualche giorno almeno, come il 99% del popolo interista. Specie quello che a San Siro ci va. E si gasa. E si gasa grazie anche ai suoi set, ai set di Marietto, che pestano e pestano, prima che la palla rotoli sul campo verde e ipnotizzi chi è lì per tifare, mica per farsi i selfie. Marietto – dj, producer, speaker radiofonico – è un’istituzione a Milano. E siccome alle istituzioni non è permesso eclissarsi, darsi per malate o non spiegare le ragioni della propria assenza, eccolo qua, su Substance Records, insieme a Giuseppe Ruggieri in sede di produzione. Marietto & Ruggieri, una liaison che evoca nobili società dance del passato, da Agnelli & Nelson ai nostrani Bini & Martini.

Ma le foglioline – le “Hojitas” che danno il titolo al brano di Marietto e Ruggieri – da dove vengono? Dal folclore iberico, da “Tres hojitas, madre”, ci vien da credere. Così spunta fuori un brano di deep-house vocale spensierato e balneare che riporta in auge, con spiccato tocco mediterraneo, il profumo di una filastrocca che fu. E qui si torna a un altro duo, Max Pilato e Max Monti, che circa 30 anni fa fecero il botto con la controversa “Gam Gam”. Controversa perché “Gam Gam”, resa famosa da Elie Botbol, era diventata un simbolo dell'Olocausto, associata alla memoria dei bambini ebrei vittime dei lager nazisti. “Hojitas”, da par suo, non rischia di suscitare alcuna polemica, nemmeno di far arricciare il naso ai puristi. L’unico rischio che corre è di diventare un piccolo classico delle notti dell’estate 2025. Perché se Marietto a San Siro spinge assai, qui invece – con Ruggieri come braccio destro – massaggia il dancefloor con un pezzo sinuoso e lascivo, in cui la melodia popolare si rinnova – potremmo dire “si globalizza” – grazie a una parte vocale femminile in pieno stile “diva house”. Ma di quelle sensuali, che rendono una notte più peccaminosa.
