Palermitano, Nicolò Carnesi, ha appena pubblicato un album, Ananke, in cui ogni canzone parla di un Mito. Appena gli dico che la mitologia è catanese e che i Greci non sono mai arrivati a Palermo, cade la linea. Quando ci rimettiamo in contatto ridiamo. Certo, non mancano esempi di mitologia nella canzone Pop (da Battiato su tutti al Metal Vikingo), ma vogliamo approfondire questo aspetto e Nicolò mi sembra non solo appassionato, ma “dentro” questa “cosa”. Mette insieme, come l’alto e il basso, il personale e l’universale, la mitologia con la vita contemporanea. Musicalmente il disco sta diventando un “caso” perché tutto composto in “cameretta”, al computer. Ma in questa intervista/conversazione ci occupiamo dei testi.

La conversazione
Nicolò Carnesi. Come sei stato attraversato dalla mitologia?
Io credo che sia legata alle cose che ho visto da bambino, perché la Sicilia è un’isola piena di culture che risalgono nei secoli. Ricordo quando sono andato per la prima volta alla Valle dei Templi, o a Segesta, o a Siracusa, c'era qualcosa in me, anche se da bambino non capivo bene cosa mi stesse emozionando, che mi suggeriva qualcosa. Poi mi sono dedicato alla musica, ma anche al disegno, e in Accademia disegnavamo queste figure, queste statue classiche, questi capitelli.
Non so se a te è capitato di leggere i libri di Roberto Calasso, che è uno scrittore che i miti li ha affrontati, tutti. Ecco lui sostiene che siamo sempre attraversati dai Miti. Anche nell’epoca moderna. E quando ci troviamo di fronte a cose inesplicabili come l'infanticidio, l'omicidio cruento, noi, come epoca moderna, restiamo senza risposte. La mitologia invece aveva visto tutto e affrontato tutto, persino i Mostri, un concetto che sfugge alla comprensione ‘contemporanea’. Anche i rave, per dire, sono manifestazioni della ‘possessione’. Il ‘live’ è un evento ‘dionisiaco’. In questo senso tu ti senti attraversato dai miti?
Assolutamente sì. Io, in questo album, racconto di piccole cose che però hanno un riferimento a delle cose che mi appaiono enormi. La mitologia parla a noi e parla di tutti noi.
Mi è piaciuto molto, come testo, come fascinazione di parole, Motel Olimpo. In un mio romanzo dico che c'è questo anfiteatro a San Giovanni la Punta, che è un paese sull’Etna. Questo anfiteatro è costruito in cemento armato, che, dico, è il punto d'incontro tra la tradizione classica e l'abusivismo edilizio. Però in un altro romanzo dico che se in Grecia avessero avuto il cemento, i teatri li avrebbero fatti di cemento. Mettere insieme il concetto di “motel” con il concetto di “Olimpo” mi ha trasmesso come la sensazione che gli déi attraversino anche un commesso viaggiatore, un rappresentante di commercio con l’automobile in leasing.
Sì. In quella canzone parlo di un momento intimo che però si apre verso l’infinito, che per me è rappresentato dall’acqua. Quando viaggiamo è come se stessimo in acqua.
Un pensiero insulare, questo, di identificare il viaggio con l’acqua, ce l'abbiamo noi delle isole. Ti do una suggestione, a proposito di mitologia, l'acqua come racconto della divinità e della creazione è nella prima mitologia che esista, che è la mitologia Veda, gli antichi testi sacri indiani, che sono i primi testi che parlano di creazione: la loro Genesi parla di questa cosa qua, cioè il primo atto di creazione è separare il cielo dalle acque, quindi la creazione dell'orizzonte. Calasso, come ti dicevo, è l’autore che più di tutti ha affrontato questo tema, in tutti i suoi libri. Come musica penso a Wagner, alla sua “Caduta degli Déi”, è come se gli dei scomparissero e non fossero più compresi nella narrazione del contemporaneo, anche se continuano a esistere e a dirigere le nostre azioni.
Sono d’accordo. Da nerd ti dico che secondo me anche gli Avengers sono una mitologia!
Allora ti consiglio un libro: “Il Superuomo di Massa”, di Umberto Eco. Dal Conte di Montecristo a Superman. Come sai, la teoria del superuomo è di Nietzsche, di questo filosofo tedesco, però era una figura elitaria, il superuomo era qualcuno che si elevava al di sopra degli altri. Per vedere l'epoca contemporanea, invece il superuomo è di massa, fa parte della cultura pop. Da palermitano conoscerai i Beati Paoli. Continuerai?
Magari la farò. Come Franco Battiato che ogni tanto pubblicava i suoi “Fleurs”, magari alternando dischi più intimi ad altri che affrontino questo discorso della mitologia. Come musicista parto da un discorso emotivo. Intanto vedremo cosa succederà con questo disco.


