È uscito l'album di Bad Bunny, "Debí tirar más fotos", e probabilmente è uno degli progetti più significativi presenti tra le ultime uscite. So, cosa penserete, come fa il reggaeton a essere impegnato? Sembra quasi un ossimoro. Ma la verità è che la musica continua a cambiare e con sé anche tutti gli stereotipi (positivi e non) che ci eravamo fatti su un certo genere. Basti pensare al rap, un genere che io ho sempre amato e ascoltato, che è nato per dare voce alle minoranze, ai più deboli, a chi discordava con chi al potere ci stava, un genere di rivolta e ribellione, che si è trasformato in tutto quello che criticava. Spesso con testi privi di significato (vedi quasi tutti gli album di Guè, belli ma vuoti) e spesso più concentrati a mostrare chi ce l'ha più grosso. Il rap per come lo abbiamo conosciuto non esiste più. Ecco, questo album scardina molti stereotipi legati al reggaeton.
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Un album che è una vera e propria lettera d'amore a Puerto Rico da parte di Bad Bunny, a partire dai suoni, che riprendono la salsa, il merengue, non solo il reggaeton. Questa cura ai dettagli si vede anche da tutti gli artisti partecipi al progetto, che sono tutti di Puerto Rico, tutto è stato prodotto lì con dei ragazzi che studiano musica, alla scuola di musica libera, proprio a Puerto Rico. Insomma tutto è un omaggio alla terra natia del cantante. Ogni brano è accompagnato da una visual che racconta un pezzo della storia del paese, accompagnati da tre video di tre pezzi che raccontano il luogo, con all'interno anche persone del posto. Lo scopo di questo album è dunque il non perdere la cultura e la storia di un paese, che per via della gentrificazione e dell'avvento degli statunitensi che stanno cacciando via i portoricani, si sta via via sgretolando. Nel video di "DtMF", ad esempio, vediamo questo signore anziano che parla a una rana, una specie tipica di Puerto Rico, e che le dice che si ricordava come fosse Puerto Rico prima dell'invasione degli americani, e che avrebbe voluto poter scattare più foto per ritrovare quei momenti, che per via dell'età stanno iniziando a svanire. Questo è un album politico, a tutti gli effetti, e il nostro pregiudizio riguardo al reggaeton, ci ha portato a snobbarlo, a non dargli la giusta rilevanza che meriterebbe, soprattutto di questi tempi, dove il tema della gentrificazione è così attuale un po’ ovunque, persino nelle piccole città.
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Io stessa, ammetto, di aver sempre ritenuto il reggaeton un genere prettamente ballabile, spesso con testi espliciti e privi di chissà quale significato. Con questo album mi sono ricreduta e non posso che consigliarvi l'ascolto di un album che è completo sotto tutti gli aspetti, e che ha avuto il coraggio di prendere una posizione controcorrente, ascoltatevi “Lo que le paso a Hawaii”. Ho sentito il domandarsi come mai far uscire un album del genere in pieno gennaio, ma a mio avviso, questo album grida gennaio, da carica, mixata alla giusta dose di malinconia che questo periodo dell'anno porta con sé. Insomma Bad Bunny con questo album non ne ha sbagliata mezza.
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