Il 10 gennaio, oltre al disco di Guè, è uscito il nuovo album di VillaBanks “Quanto manca 2”, sequel dell’omonimo progetto del 2020, quando aveva appena fatto capolino sul mercato discografico italiano. VillaBanks, classe 2000, è un esempio virtuoso per la sua categoria. La sua musica sempre in bilico tra la delicatezza dei sentimenti e la crudezza della realtà urbana è uno specchio in cui possono rivedersi ragazzi e ragazze della sua generazione. Il suo immaginario attinge dal mondo dell’Hip Hop, ma nello spirito è più simile ai figli dei fiori. Tra viaggi esotici, meditazione e sperimentazione sessuale, ecco cosa ci ha raccontato.
Il nuovo album riprende il titolo del lavoro che ti ha portato alla ribalta, “Quanto Manca”. C’è l’intenzione di guardarsi indietro?
È una cosa che ho sempre fatto l'autocitazione, il portare avanti capitoli di saghe, in questo caso era la volontà di rimarcare un nuovo inizio. “Quanto manca” è un album che è uscito praticamente a sorpresa, ha sconvolto un po’ tutti, anche perché c’era Bello Figo come featuring. Volevo distinguermi dai miei colleghi, da quello che si faceva all'epoca a Milano. Quest'anno volevo rimettere in chiaro chi è Villabanks, cosa fa adesso, in che modo collocarlo. È una nuova partenza.
In “Quanto manca” dicevi “adesso aspetto grana e fama”, questa attesa è finita?
Ma sì, dai, devo dire che non è durata tanto, questa è la forza della musica. Una delle cose più importanti che sono riuscito a raggiungere con questo ultimo album, nella sua lavorazione, è stata la pace mentale, riuscire a lavorare in tranquillità, con calma, senza giramenti di nervi. All’epoca di “Quanto manca” l'obiettivo era la grande fama, poi nel tempo è diventato la tranquillità, lo star bene e ad oggi i due stanno insieme in un bel connubio, quindi sono contento.
E adesso VillaBanks che mancanze ha?
Tanti sogni ancora nel cassetto, tante cose ancora da esprimere e da condividere riguardo la mia esperienza di vita, passata presente e penso proprio anche futura. Quello che ancora non ho trovato è una base definitiva, un posto dove sentirmi a casa e che mi piaccia profondamente.
Fino allo scorso anno, avevi dichiarato su Fanpage che non avevi mai visto il Festival di Sanremo perché hai vissuto tanto all’estero, quest’anno che c’è ancora più spazio per l’Urban, lo vedrai?
Non so, ma ti dico questa cosa che fa ridere, io in casa non ho più la televisione. Non mi interessa, anzi, mi hanno proposto di essere in qualsiasi cosa nella televisione italiana, mi dicono che ho il viso giusto, però se non la guardo figurati esserci dentro. Chissà, in un futuro…
In “Quanto manca 2” la prima canzone è “Lontano da Milano”, poi in tutte le altre ci sono comunque dei riferimenti a tante destinazioni esotiche, cosa ti spinge a fuggire dalla città?
È un'esperienza caotica di vita che ti toglie tanto e che richiede delle pause.
Per questo fai anche meditazione?
Si, faccio meditazione, Reiki. Sono un utente frequente di massaggiatori che ti mettono a posto tutto, il corpo e il sistema nervoso, mi drenano tutto. Il Reiki fa per me ma può non fare per tutti, ognuno è fatto a modo suo. Sono uno che richiede tanto da sé stesso, mi consumo proprio. La tecnica del Reiki è una figata, a me fa e ha fatto tanto bene. È una tecnica che uso, se sono in tournée o quando sono stressato dal lavoro.
Agli inizi del tuo percorso avevi anche fatto delle sperimentazioni nel mondo del porno. Hai ancora ambizioni in quel settore?
Per ora no. Avevo fatto un video che era un video musicale con dentro un momento por*o. Pubblicai su Instagram una versione pulita del video e me lo bannarono, allora l’ho messo da un'altra parte. Of l’ho aperto dopo, l’ho tenuto aperto nove mesi e facevo contenuti soltanto con una ragazza. Era un viaggio diverso, nel senso che non era por*o, ma scoperta sessuale e ricerca.
In “30 Thotti “dici “Cambierò continente è l'Italia che mi condanna mi fa parlare di niente”, che intendevi?
Guarda “Milioni di stelle”, il pezzo più profondo con più significato l'ho fatto dall'altra parte del mondo. Nasce in un viaggio tra due isole, piangendo per quello che ho lasciato e che non rivedrò mai più. Chiunque viva a Milano nel grigio, nel freddo, nello smog, ci sta per lavorare, per assicurarsi il futuro. È quello che trovo molto bello di Milano, perché incontro un sacco di gente proattiva. A suo tempo ti condanna a parlare di niente, impilare milioni e basta, perché sei circondato da persone che sono lì per quello stesso motivo. Se volessi solo fare musica e strimpellare la chitarra, non so, te ne vai nelle Marche oppure in Toscana in mezzo al nulla in un casale con la tua musica e stai benissimo.