Che Carlo Conti volesse Francesco Gabbani nel suo ritorno al Festival di Sanremo è qualcosa che era scritto negli astri. Francesco ha vinto tra i giovani nell’edizione di mezzo della sua prima terzina, sua di Conti, per altro in una gara che lo vedeva contrapposto a tanti nomi poi diventati come lui protagonisti, da Irama a Mahmood, passando per Ermal Meta. Gabbani ha sorprendentemente vinto quello che per molti è stato un po’ il Festival della svolta, quello che poi ha agevolato la rivoluzione, a mio avviso non esattamente benefica, portata avanti da Amadeus, lui a vincere su Fiorella Mannoia con "Occidentalis Karma", due anni dopo a vincere Mahmood con "Soldi", nel secondo Sanremo targato Baglioni, e a seguire tutto quel che sappiamo, nani e ballerine incluse. Quindi il suo ritorno al Festival, in questo 2025, poteva sembrare quasi una scelta d’ufficio. Poi però, e qui sta in fondo il bello di una materia così poco arginabile e scrutabile come la musica, Gabbani tira fuori una canzone come "Viva la vita", coadiuvato nella scrittura da un top player come Pacifico, e da colui che quest’anno ha firmato cinque brani su trenta, Davide Simonetta, in realtà qui in veste di produttore, e ecco che si crea una magia. Perché "Viva la vita" è una gemma, che Francesco Gabbani canta con la sua solita capacità di essere leggero e concreto al tempo stesso, facendo però intravedere la profondità del mare sul quale sta surfando, regalandoci uno sguardo ottimistico in un momento mai tanto cupo come l’oggi, non indicando chimere ma appoggiando il suo sguardo poetico su una realtà tanto evidente da meritare appunto di essere raccontata.
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Una canzone che parla di come in fondo è impossibile dare risposta a quelle famose domande che poi vorrebbero spiegarci il senso del nostro stare qui, canzone figlia della lettura del libro "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani. Un libro nel quale l’intellettuale e reporter affronta appunto il medesimo tema, spinto dalla scoperta di essere malato terminale, andando in questa sua ricerca di un senso in giro per il mondo, dagli USA al Tibet, finendo poi in Italia, con nessun’altra risposta se non: non so quale sia il senso e so di essere vivo finché sono vivo. Questa cosa Francesco Gabbani me la dice, così, in apertura di intervista, mentre fuori piove, come in una partita di poker, e dire che fuori piove è un po’ come dire che siamo a Milano, nello specifico nella sede della BMG. Me la dice, in realtà, dopo che ho esordito dicendo di odiarlo, conseguenza dell’aver lui scritto e interpretato "Spazio tempo", canzone portante della colonna sonora della serie TV "Un professore", interpretata da protagonista da Alessandro Gassman, e andata in onda su Rai1. Serie che, per colpa di mia suocera, i miei quattro figli hanno visto e amato, col risultato che ho passato una intera estate sentendoli cantare “È solo una follia, un canto nel vento”, come un mantra di quelli che sarebbero piaciuti a Terzani. Meglio che sentirli cantare, che so? “Sesso e samba, sesso e samba” o prima ancora “un casco, tre moto e un casco integrale”, ma comunque qualcosa che mi ha in qualche modo tormentato. Da lì siamo partiti, da quella canzone che voleva affrontare temi filosofici, come del resto la serie, dove si confrontavano la generazione del professore con quella degli studenti, tema poi scivolato anche dentro Viva la vita, appunto, e di lì a parlare di Terzani. Immaginateci, in una giornata piovosa di gennaio, incastrati nei mille impegni presanremesi, lui ma anche io, mentre parliamo di come magari il senso della vita altro non è che una mera faccenda di chimica, la stessa che ci fa entrare in sintonia o in dissonanza con gli altri (“tra quei due c’è chimica”), per poi passare a parlare di come in fondo tutto l’universo sia governato dal magnetismo, quello dei protoni e neutroni dentro il nucleo degli atomi, come quello delle galassie, che per magnetismo si spostano, (anche qui, siamo attratti o respinti dagli altri esseri umani, come i magneti). Chimica e magneti, altro che L’arte di essere felici di Schopenauer citato ad minchiam da Tony Effe. Una chiacchierata fuori dal comune, in vista del Festival di Sanremo, perché in genere si cerca di estorcere una qualche info su un duetto, o qualche sensazione su una qualche altra canzone in gara ascoltata alle prove, magari anche parlare di chi è a questo giro lo stylist scelto. Ma io non sono un giornalista, e lui, Gabbani, è un caz*o di cantautore, perché mai dovremmo soffermarci su mere notiziole? Oggi noi si è parlato di come l’essere un cantautore, questo Gabbani è, ripeto e confermo, lo porti a vivere per poter poi scrivere, non a vivere scrivendo, con i contratti che lo legano alla sua casa discografica, in qualche modo, a stabilire il momento in cui quella vita lo porterà a trascrivere cosa ha pensato su spartito e quaderno per i testi. Si è parlato, ma di questo ho parlato più che altro io, di come lui, Gabbani, sia in fondo uno dei nostri cantautori più trasversali, esattamente come Spazio Tempo dimostra, capace di parlare a più generazioni, fatto raro di questi tempi, autore, certo, ma anche artista pop, e il Dio del postmodernismo solo sa quanto sia difficile tenere insieme alto e basso condito di ironia senza fare un papocchio. Si è parlato, e non poteva che essere così, della scimmia, di come in fondo sia stata determinante per la vittoria a Sanremo 2017, una vittoria epocale, senza dubbio, su una quasi incredula Fiorella Mannoia, ma per certi versi anche una condanna, in qualche modo feticcio talmente vistoso da distogliere l’attenzione sulla vera profondità di quel brano, distrazione di massa. Paura che in qualche modo Gabbani ha verso la frase portante del ritornello, “Viva la vita così com’è”, frase che potrebbe portare un pubblico disattento a pensare che questa sia una canzone qualunquista, superficiale. Paura che ho provato a fugare, perché credo che nel tempo Gabbani abbia già dimostrato quel che doveva dimostrare, e il pubblico, pur non tenuto a essere attento, sa bene cosa aspettarsi da lui, e in caso contrario: sticazzi. Mi incuriosisce, gli ho detto, che nel parlare dei cantautori in gara a Sanremo, tutti si concentrino sempre su quei tre nomi lì, legittimi, eh, intendiamoci, ma che sembrano quasi relegare lui altrove: Brunori Sas, Lucio Corsi e Simone Cristicchi, quasi che aver vinto un Festival, anzi due, mettendoci anche quello Giovani del 2016, e aver portato a casa il secondo posto con "Viceversa" nel 2020, avesse spostato il suo asse terrestre esclusivamente verso il pop.
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Io credo, dopo un primo ascolto indegno di questo nome, trenta canzone in neanche tre ore, giusto un quarto d’ora di break, noi lì a scrivere mentre le canzoni andavano, senza interruzione una dall’altra, che la sua "Viva la vita", sparata da Carlo Conti in apertura degli ascolti proprio per ripartire lì da dove aveva finto nel 2017, Gabbani vincitore, sia una canzone che non solo avrà un buon piazzamento al Festival, da plurivincitore Gabbani mi ha detto di non andare a Sanremo con intenti belligeranti, per vincere, quanto piuttosto per presentare la sua canzone, prima, e dare poi il via alla promozione del suo sesto disco, in uscita il 21 febbraio, titolo Dalla tua parte, e mi ha anche detto di non essere scaramantico, ma dopo aver parlato di magnetismo e chimica non aveva altra scelta, ovvio, ecco, io credo che la sua Viva la vita sia una canzone che non solo avrà buon piazzamento a Sanremo, ma entrerà nel cuore non solo dei suoi fan, ma, per dire, anche di coloro che magari lo hanno conosciuto casualmente per via della serie TV o che pensano che lui sia appunto quello della scimmia. Una canzone fraintendibile solo per chi non è connesso con la musica, e quindi ascolta mentre fa altro, e ci sta pure, ma che comunque non è sicuramente il tipo di pubblico che un cantautore deve avere in mente mentre scrive le sue canzoni. Che poi, diciamolo, lo ha detto sempre lui, Viva la vita è una canzone che a suo modo è anche classica o classicista, che se ti siedi al piano puoi cantare, se ti siedi al piano e sai suonare il piano e sai cantare. Una canzone canzone, che quindi puoi anche ascoltare distrattamente, ma potrebbe anche ambire a rimanere nel tempo, scritta fuori dal tempo, con quel tipo di scrittura certamente aggiornata e fasata sull’oggi, ma che non è con la data di scadenza dietro, questo l’ho detto io. Poi si è parlato anche d’altro, ovviamente, mica solo di Sanremo e di magnetismo universale, di chimica o di spiritualismo (sì, lo so questa cosa dello spiritualismo non ve l’ho raccontata ancora, è che è stato proprio il mio dire che Viva la vita era una canzone nella quale si parlava di spirituale a aver innescato il discorso sulla chimica e il magnetismo, fino a spingere Gabbani a dirsi socratico, “so di non sapere”, se non addirittura stoico, e mi ritrovo a citare per la seconda volta Diogene e la sua botte col lumicino della ragione nel giro di pochi giorni, qualcosa deve esserci sotto, per spirituale intendevamo quello, anzi, lo intendevo io), di duetti, perché sì, abbiamo parlato anche di quello, anzi, non ne abbiamo parlato, se non nel dire che, come per "Occidentalis Karma", anche la canzone che verrà portata come duetto, con chi l’ha scritta e interpretata a suo tempo, è una canzone che è stata presa meno sul serio di quel che meritava, un po’ come, ho detto io, è successo a "Fuori dal tunnel" di Caparezza, e di lì è partito il discorso su come la scimmia sia stata idea vincente ma anche una sorta di condanna. Insomma, si è parlato tanto, e confesso che mi è ritornato per un po’ in circolo il sangue, perché incontrare un artista che non voglia necessariamente star lì a fare mera promozione, ma abbia voglia di raccontarsi e magari dire anche qualcosa di diverso dal solito è edificante, cosa assai rara in questa epoca così meschina. Dopo di me è stato il turno di uno dei pool guy, e se non sapete chi siano i “pool guys”, che dire? Non avete che da scriverlo su Google con a fianco il mio nome, un pool guy che ho intravisto nella stanza a fianco, il che mi ha spinto a esprimere solidarietà al nostro, ma in fondo la vita va presa così com’è, anche quando ci pone di fronte a momenti difficili. Viva Gabbani, e Viva la vita.
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