Stando alla definizione del Dizionario De Mauro, chi è in stato di grazia risponde a queste due condizioni: di chi gode della grazia santificante, oppure di particolare euforia, ispirazione, capacità di rendimento. Non ho idea se Giorgia, tra le altre cose, aspiri anche a diventare santa. Quel che è certo è che definirla "in stato di grazia" non necessità di nessuno sforzo di generosità. Succede, a volte, non sempre, che ci si trovi in stato di grazia, e che quindi si riesca con quella che all’esterno appare come estrema naturalezza a fare cose, portare a casa risultati, eccellere come se nulla fosse più semplice. Succede a noi comuni mortali, figuriamoci a un talento assoluto come lei, non a caso spesso indicata come una delle voci più importanti del nostro panorama musicale, e la includo in un ipotetico gruppo di Avengers solo per generosità, sì, verso altre e altri. Il fatto è che in questo momento Giorgia sembra particolarmente risolta. Canta come le è sempre riuscito, ma confrontandosi con una scrittura fresca, nuova, e dimostrando come l’anagrafe, se indossata da una eccellenza, non conta davvero nulla, se non in termini di esperienza e profondità, presenta X Factor e anche lì, sembra la cosa che ha fatto sin da piccola, la si vede dentro gli spot, o meglio, la si vedeva, perché visto che Tim è sponsor del Festival non le è stato possibile proseguire con la sua attività di testimonial, in vista della sua partecipazione a Sanremo, comunque, la si vede dentro uno spot e, miracolo, a differenza di buona parte delle celebrity che finiscono per prestare il proprio volto a dei marchi non risulta stopposa, falsa, o addirittura antipatica, tutt’altro. Insomma, come certi calciatori a cui, in certi campionati, riesce qualsiasi numero, segnando caterve di goal nel modo più incredibile, Giorgia si avvicina al prossimo Festival, edizione numero settantacinque, trent’anni dopo la sua vittoria con "Come saprei", sembra ieri, con il passo di chi è pronto a giocare un campionato a sé, un’aura di bellezza e di luccicanza, Stephen King e Stanley Kubrick mi scuseranno per l’espropriazione indebita, di chi è predestinato a eccellere. Col che, intendiamoci, non voglio certo dire che è la vincitrice annunciata, e con questo tirarle la classica sfiga che tutti sanno essere in genere compagna fedele di chi arriva in riviera da cardinale indicato come prossimo papa. No, intendiamoci, al Festival ci sono regole e dinamiche che con l’eccellenza non sempre hanno a che fare. Mi mettessi qui a fare l’elenco delle canzoni e degli artisti che sono passati di lì lasciando un segno indelebile nella storia della musica italiana, oltre che della nostra cultura popolare, finirei domattina, non ultima la sua Di sole e d’azzurro. Quel che dico è che Giorgia c’è, come il Dio delle scritte fatte con lo spray sui cartelloni stradali, e come quel Dio, in realtà l’eroina che gli spacciatori con quelle scritte facevano sapere essere disponibili in zona, è assolutamente stupefacente. Stupefacente e anche capace di creare dipendenze, pur non avendo controindicazioni come la suddetta eroina.
Giorgia c’è, e ha anche una canzone, scritta per lei da Blanco e Michelangelo, che mette assolutamente in risalto la sua capacità di emozionare, oltre che di destreggiarsi con una tecnica fuori dall’ordinario. Talmente tanto da non aver richiesto un arrangiamento che la sostenesse, tutto il peso del canto è sulle sue spalle, l’eleganza e la leggerezza, in termini di presenza, dell’orchestra è assolutamente in sintonia con la sua aura. Ora, scansando l’equivoco che sia la mia amicizia con lei a muovermi in questo racconto che potrebbe apparire eccessivo, non parlassi di Giorgia, la nostra amicizia è figlia della stima, mica siamo andati a scuola insieme. E nella mia impossibilità di trovare difetti che possano in qualche modo permettermi di giocare con le ombre, così da creare quella profondità prospettica che chi apprezza l’arte ben conosce, anche le rughe le stanno bene. Dio santo. Passo a dire cosa lei, Giorgia, ci ha detto oggi, e uso il plurale perché il tutto è avvenuto in una conferenza stampa gremita come raramente capita di vedere prima del Festival. Poi ci torno, per altro, su questa cosa della conferenza stampa. Giorgia è arrivata accompagnata da Ferdinando Salzano e Stefano Karakotch. È splendente, letteralmente, e ci tiene a raccontare quello che sta vivendo. Cioè un interessante momento musicale dovuto a questa sorprendente collaborazione con Slait, il produttore dei suoi ultimi lavori, compreso questo sanremese, ma anche l’esperienza dello scorso Festival come presentatrice, il la per partire poi con l’altrettanto riuscitissima esperienza riuscitissima di X Factor. Qualcosa da vivere senza le ansie del passato, vuoi per una ritrovata scintilla, vuoi perché con gli anni si diventa più saggi, vallo a sapere. Dopo l’annuncio da parte di Salzano di tre eventi speciali durante l’estate per festeggiare i trent’anni di "Come saprei", alle Terme di Caracalla, all’anfiteatro di Siracusa e uno alla Reggia di Caserta, rispettivamente a giugno, luglio e settembre, e dopo che Karakotch ha evidenziato il piacere del reiterarsi di una collaborazione ormai lunga trent’anni, lesinando un pochino in verve e capacità comunicativa, ma tant’è, Giorgia ha risposto alle domande dei presenti, raccontando la sorpresa di confrontarsi con artisti giovani come Blanco e Michelangelo, con lei autori della canzone "La cura per me", in gara al prossimo Festival. Artisti capaci di lavorare su armonie differenti dalle classiche armonie usate nelle canzoni italiane, ma anche di tirare fuori parole contemporanee che per motivi apparentemente inspiegabili le calzano a pennello. Esperienza provata anche con altri giovani artisti, in Niente di male, penultimo singolo, poi c’è stato il "Diamanti" per Ozpetek, era Mara Sattei a scrivere per lei, esperienza che l’ha spinta a mettersi in gioco, con un modo di cantare differente, il modo di appoggiare le parole sulle strofe decisamente più serrato, contemporaneo, appunto. Non ho potuto non chiederle, visto questo stato di grazia evidente, e visto questo suo dirsi felice di aver ritrovato una voglia di cantare così in connessione sull’oggi, se non sia il caso di tirare fuori canzoni nuove, così che ciò che suona oggi contemporaneo non si trovi a uscire poi come già passato, classico, e in effetti Giorgia ha lasciato intendere che qualcosa di nuovo bolle in pentola, coi suoi tempi e i suoi modi, spostando su Slait in qualche modo la responsabilità.
Ha anche parlato di come si finisca sempre per vivere il Festival con stress. Le pressioni su di lei sempre tante, e si è trovata in effetti a fare i conti con le domande di alcuni colleghi un po’ più interessati a sentire il suono della propria voce che una eventuale risposta. Questo è un problema delle conferenze stampa, quindi anche il motivo per il quale le evito come il colera, facendo eccezione solo per chi stimo particolarmente, il fatto che si assecondi una antica credenza per cui alcuni giornalisti musicali abbiano un senso di esistere, a addirittura li si coccoli come rilevanti, pur trovandosi a scrivere su quotidiani che ormai vendono copie ridotte al lumicino, occupando le pagine che nessuno tra quanti legge quotidiani è uso leggere, essendo il senso dei cartacei quello di veicolare notizie e soprattutto opinioni di politica, non certo le puttanate dei Pool Guys e di chi come loro. Giorgia, per citare il professore, io c’ero e c’ero per te, “forse non lo sai ma pure questo è amore”. Ciò detto, e nonostante appunto la presenza dei titolari del motivo per cui mi offendo se mi chiamano giornalista, sentire parlare una Giorgia in stato di grazia è stata una bella esperienza, perché anche solo a vederla e sentirla irradia luce, oggi come oggi. A questo punto la vedremo al Festival, e vedremo se le aspettative saranno ripagate, a prescindere da una eventuale vittoria o meno, e poi la seguiremo volteggiare per lo show business come ha fatto negli ultimi tempi, i tre appuntamenti estivi lì come prossimo passo. Dovremmo tutti essere grati di essere contemporanei, la parola contemporaneità e i suoi derivati è evidentemente la parola del giorno, dovremmo tutti essere grati di essere contemporanei di una artista come Giorgia, sempre disponibile, sempre luminosa, empatica anche nei momenti che, voltandosi a guardarli, potevano essere percepiti come poco a fuoco, e così non era. Lei a Sanremo canterà un brano che si intitola "La cura per me", ecco, prendiamoci anche noi cura di lei, come si fa per quello che riteniamo prezioso.